Ordini professionali sanità: “Sulle professioni sanitarie le aziende del Servizio sanitario regionale propongono modelli organizzativi inaccettabili”

 

“In assenza d’indicazioni, le Aziende del Servizio Sanitario regionale si stanno auto organizzando, proponendo modelli spesso non accettabili e distanti dalle norme di riferimento” e applicando “un modello sbagliato e destinato a far fare un passo indietro all’intera organizzazione aziendale”. A dirlo è Giorgio Sirotti, fisioterapista e già presidente dell’Ordine multi-professioni e, in precedenza del COREAPS regionale,  che esprime “profonda delusione per l’inerzia della programmazione sanitaria regionale sul tema delle professioni sanitarie e dei relativi modelli organizzativi”. “In assenza di indicazioni – spiega – le Aziende del Servizio Sanitario si stanno auto organizzando proponendo modelli spesso non accettabili e distanti dalle norme di riferimento”. Sirotti ricorda come negli ultimi 10 anni le professioni sanitarie, abbiano sempre contrastato la tendenza di numerose aziende di proporre organizzazioni incentrate su servizi unici delle professioni, con “figure dirigenziali totipotenti in luogo dei servizi di area professionale (infermieristici, tecnici, riabilitativi, della prevenzione e del sociale) indicati dalla legge regionale di riferimento”, nella convinzione che i modelli semplificati – frutto in genere del pensiero semplice – non fossero in grado di cogliere e governare la complessità delle organizzazioni sanitarie”. L’istituzione e attivazione della Struttura Semplice Dipartimentale “Direzione Area Tecnici del comparto” prevista nell’atto aziendale dell’Azienda Sanitaria Friuli Occidentale (peraltro non ancora deliberato), aggiunge Sirotti, costituisce l’ennesima conferma di questa diffusa tendenza del management aziendale, e poco sono valse le puntuali osservazioni sindacali e dell’RSU aziendale. Si è infatti revocato il precedente decreto che prevedeva in Direzione Strategica, specificatamente con afferenza alla Direzione Sanitaria, i “Servizi delle professioni” distinti per area nel rispetto delle norme di rango nazionale e regionale, riconducendo il governo di tutte le professioni “non infermieristiche” a un’unica figura dirigenziale. E’ del tutto irrilevante che il beneficiario annunciato di questo “modello” non sia un infermiere ma, nel caso in specie, un tecnico della prevenzione: è il modello ad essere sbagliato e destinato a far fare un passo indietro all’intera organizzazione aziendale. “Le professioni sanitarie tanto hanno dato e tanto stanno dando al servizio sanitario regionale- aggiunge -: su questo tema la politica deve dare un segnale chiaro, che orienti le azioni delle nostre Aziende sanitarie. In particolare crediamo vada consolidato il modello delle piattaforme assistenziali e dei servizi di area professionale previsti dalla legge di riforma evitando così soluzioni ‘sartoriali’”. In questo senso le indicazioni di Assessorato e Direzione Centrale Salute devono essere vincolanti. Responsabilità e autonomia sono le parole chiave per rilanciare il ruolo dei professionisti nella sanità regionale. “Mi auguro infine – conclude – che il nuovo Ordine regionale dei Fisioterapisti sia in grado di rilanciare la discussione e le iniziative su questi temi e renderli un grande fatto collettivo piuttosto che un affare di pochi”.