Orsi, lupi, linci, sciacalli: progetto europeo per coesistenza e conservazione guidato da Ateneo Udine
Migliorare la coesistenza tra l’uomo e i grandi carnivori come linci, lupi, orsi e sciacalli e potenziare la loro salvaguardia per proteggere la biodiversità dei territori. È l’obiettivo del progetto europeo guidato dall’Università di Udine con la partecipazione di una decina di partner di otto Stati dell’area adriatico-ionica: Albania, Croazia, Grecia, Macedonia del nord, Montenegro, Serbia e Slovenia. Le attività si svolgeranno nelle aree a più alta naturalità – Alpi nord orientali, Alpi Dinariche, Pindo – e con presenza dei grandi carnivori. In queste zone vivono complessivamente oltre 4000 fra lupi e orsi e più di 200 linci. Grazie alle attività di monitoraggio svolte negli anni, si stima che in Friuli Venezia Giulia siano presenti 8-10 tra branchi e coppie di lupi, cioè 50-60 individui, da 5 a 10 orsi, da 3 a 5 linci e 450-500 sciacalli.
Le azioni. Per raggiungere i risultati previsti il progetto punterà: sul potenziamento di monitoraggio e raccolta dati condivisi a livello transnazionale, sul rafforzamento di strategie e di misure di prevenzione e mitigazione del rischio di danni da parte degli animali, sul coinvolgimento attivo delle comunità locali e dei portatori di interessi – agricoltori, allevatori, cacciatori – e su iniziative sperimentali di gestione del territorio e coesistenza tra uomo e fauna selvatica.
Il progetto è coordinato da Stefano Filacorda, responsabile del gruppo di ricerca su gestione e conservazione della fauna del Dipartimento di Scienze agroalimentari, ambientali e animali dell’Ateneo. L’iniziativa, triennale (2024-2027), ha un valore di circa 1.672.000 euro ed è cofinanziata con oltre 1.421.000 euro dall’Unione europea, 340mila dei quali destinati all’Ateneo friulano.
Le attività progettuali sono state presentate ieri nella Sala della vite e del vino dell’Università di Udine.
A illustrare obiettivi, caratteristiche e contesto sono stati il direttore del Dipartimento di Scienze agroalimentari, ambientali e animali, Edi Piasentier, e il coordinatore, Stefano Filacorda, docente di gestione e conservazione della fauna.
Il progetto è intitolato “Rafforzare la cooperazione per affrontare le sfide socio-ambientali dell’obiettivo della strategia adriatico ionica” (Strengthening cooperation to address socioenvironmental challenges of Eusair flagship – 4PETHABECO). È sostenuto dal programma Interreg Ipa Adrion nell’ambito dei Fondi Interreg (Fondo europeo di sviluppo regionale e Ipa).
Perché. L’iniziativa nasce per migliorare la cooperazione in tema di conservazione della natura, con particolare riguardo agli aspetti della coesistenza tra le attività umane e i grandi carnivori e la fauna in generale. Inoltre, per migliorare la connettività ecologica, cioè agire sulle aree di potenziale convivenza tra esseri umani e animali selvatici, e consentire i movimenti della fauna, il progetto mira a potenziare la rete delle infrastrutture verdi, quali i ponti verdi o sottopassaggi sulle infrastrutture autostradali, e la messa in sicurezza dei punti di passaggio sui canali irrigui.
Il ruolo dell’Ateneo friulano. Il gruppo di ricerca dell’Università di Udine quale capofila del progetto coordinerà i partner e le attività. Metterà a punto azioni sperimentali e dimostrative di monitoraggio, come catture e telemetria, nell’ottica della condivisione dei metodi e della loro implementazione a livello transnazionale. Inoltre, lavorerà per favorire il coinvolgimento di comunità locali e portatori di interesse – comunità locali, agricoltori, allevatori, cacciatori –, in attività sperimentali di gestione del territorio e di progetti di coesistenza. Infine, verrà predisposto un piano per favorire il dialogo con il territorio e promuovere una maggiore informazione e consapevolezza nella popolazione.
Benefici. Per il Friuli Venezia Giulia è un’opportunità per applicare strategie innovative nella gestione e conservazione della natura. Permetterà di perfezionare i sistemi di monitoraggio sui grandi carnivori e l’individuazione di strategie per il miglioramento della convivenza tra fauna selvatica e attività umane. Porterà anche a un potenziamento delle strategie di mitigazione e prevenzione del rischio di danni e delle interazioni negative da parte degli animali.
Le attività. Per attuare il progetto verranno perseguite tre attività principali. Innanzitutto, verrà rafforzata la collaborazione per armonizzare procedure e tecniche di monitoraggio. Inoltre, sarà aumentare la trasparenza nell’acquisizione e nell’interpretazione dei dati per migliorare la conoscenza su distribuzione e ruolo ecologico dei grandi carnivori. Questo grazie anche a una piattaforma digitale e a un database comuni che favorirà la loro protezione e la conservazione dei loro habitat.
In secondo luogo, verrà promossa l’adozione di migliori processi partecipativi per aiutare la gestione innovativa dell’ambiente di vita degli animali. Un’azione necessaria per affrontare le crescenti sfide connesse con i conflitti sociali che si generano nelle aree di coesistenza tra grandi carnivori e uomo, ma anche gli impatti culturali e ambientali.
Il terzo scopo è creare opportunità per le comunità locali, come una rete di “Living Labs”. Cioè laboratori viventi nei quali le comunità e i portatori di interesse partecipano attivamente ad attività di ricerca e gestione. Un processo che migliorerà la conoscenza diffusa sui grandi carnivori e il ripristino delle infrastrutture verdi e degli eco-corridoi per la fauna, nonché porrà le basi per la definizione di strategie condivise per la coesistenza.
I partner. Assieme alla capofila Università di Udine lavorano al progetto: l’Università di Belgrado (Serbia), l’Istituto di ecologia applicata “Oikon” della Croazia; la Società civile per la protezione e gestione della vita selvatica e dell’ambiente naturale “Arcturos” (Grecia); il Centro di ricerche scientifiche di Capodistria/Koper (Slovenia); Il Venetian Cluster (Italia); il Centro per la protezione e la ricerca degli uccelli del Montenegro; Igea Mak Ltd. (Macedonia del Nord); la Protezione e conservazione dell’ambiente naturale dell’Albania; l’Associazione dei cacciatori della Slovenia.
Il compito principale del progetto, ha sottolineato il coordinatore, Stefano Filacorda, «è testare soluzioni per trovare un equilibrio tra attività tradizionali, sviluppo e conservazione dei grandi carnivori».
«Il Dipartimento di Scienze agroalimentari, ambientali e animali – ha detto il direttore, Edi Piasentier – è da una trentina d’anni impegnato nello studio dei grandi carnivori, anche al servizio del territorio, ed è orgoglioso di essere capofila di questo importante progetto coordinato da Stefano Filacorda, antesignano in questo ambito di ricerche. Nella coesistenza, gestione e protezione dei grandi carnivori è importante confrontare i diversi approcci adottati dai Paesi che partecipano al progetto, alcuni dei quali non sono nell’Unione europea, per cercare di mettere a punto strategie e politiche transnazionali comuni armonizzate con gli standard europei».