Palse di Porcia (Pn): Riportati alla luce resti del villaggio protostorico
Il ritrovamento di alcune strutture, tra cui i resti di una capanna e di alcune canalette, è avvenuto in un’area privata a destinazione edilizia nella frazione di Palse di Porcia, a seguito di lavori preliminari alla costruzione di nuove unità abitative. Le evidenze archeologiche sono riferibili al Castelliere protostorico di Santa Ruffina, insediamento di ca. 3.000 anni fa.
Gli scavi sono stati condotti dall’archeologa Raffaella Bortolin, dai dott. Vincenzo Valente e Andrea Betto della ditta Arcsat s.n.c., dal dott. Cristiano Putzolu e dal dott. Michael Beck de Lotto su incarico di Edilprospettiva s.r.l., proprietaria del lotto, e sotto la Direzione scientifica del Funzionario archeologo Serena Di Tonto della Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio del Friuli Venezia Giulia.
Alcuni sondaggi preliminari eseguiti in questa porzione dell’insediamento hanno messo in luce diverse fasi che coprono un ampio arco temporale che va dal X al V sec. a.C. Durante i saggi sono state individuate alcune strutture abitative e alcune canalette in relazione fra loro.
Si è quindi deciso di ampliare lo scavo stratigrafico, concentrandosi in questa prima fase nella zona orientale del lotto per indagare in maniera esaustiva i resti archeologici riferibili alla una capanna individuata.
Si è potuto così determinare che si tratta di un’abitazione di ampie dimensioni con pianta quadrangolare. Le pareti, crollate al suolo ma ben conservate, erano state realizzate con mattoni in crudo e rivestite internamente da uno strato di limo indurito tramite calore. Si ipotizza che la struttura fosse connessa con attività produttive, visto il ritrovamento di numerosi pesi da telaio.
È stato possibile inoltre documentare la presenza di due pavimenti, che identificano due diverse fasi di vita dell’abitazione, entrambi realizzati in grossi ciottoli e ben conservati.
Il materiale ceramico rinvenuto durante lo scavo ha reso possibile fissare la datazione della capanna fra X e VIII sec. a.C.
Data la ricchezza dei materiali emersi dall’area indagata e nell’ottica di investigare tutte le fasi di occupazione per meglio definire l’organizzazione spaziale dell’insediamento, la Soprintendenza ha programmato di proseguire lo scavo stratigrafico in maniera esaustiva anche nella parte occidentale dell’area prima di poter dare l’autorizzazione alle nuove costruzioni, grazie anche al contributo della ditta Edilprospettiva s.r.l., che si è assunta gli oneri degli scavi.