Pasolini e il mito contadino. Sabato 1 ottobre spettacolo a San Vito al Tagliamento
Nato nell’ambito del progetto di divulgazione letteraria “Parole per un nuovo Umanesimo”, arriva in scena nel Teatro Arrigoni di San Vito al Tagliamento sabato 1 ottobre alle 18 un prezioso spettacolo, in forma di reading con musica e immagini dal titolo “Pier Paolo Pasolini e il mito contadino”, produzione della Storica Società Operaia di Pordenone, nel solco degli eventi per il Centenario della nascita del poeta e intellettuale di Casarsa. L’evento è realizzato con il contributo della Regione Friuli Venezia Giulia e del Comune di Pordenone, ha il patrocinio del Comune di San Vito al Tagliamento – Assessorato alla Vitalità, la collaborazione della SOMSI di San Vito al Tagliamento e il sostegno di Costam e ITAS Assicurazioni. Il recital è stato ideato da Enzo Santese, che ne ha curato anche i testi e la regia, per la voce di Gianni Maran, con le musiche inedite di Ennio Zampa e le immagini di Maurizio Caldana. L’intento è quello di tracciare una mappa sentimentale sui luoghi friulani di Pier Paolo Pasolini, un itinerario essenziale per comprendere come la personalità di Pasolini si sia formata e sviluppata negli anni giovanili di permanenza a Casarsa. Accanto a ciò, fondamentale è l’accostamento con le prime scritture poetiche in friulano, che egli stesso pubblicò (con traduzione italiana a fronte) a proprie spese a Bologna, poi confluite nella raccolta “La meglio gioventù”. In questo “viaggio sentimentale”, Casarsa rimane il centro focale, il luogo dove Pasolini ha tornito, alimentato e anche ingigantito il suo sguardo nei confronti del mondo contadino, una sensibilità poi confluita, dopo il trasferimento a Roma, nell’attenzione all’ambiente del sottoproletariato, per evolversi in seguito nel cinema. Si parte dalle immagini della facciata esterna di casa Colussi a Casarsa (ora sede del Centro Studi Pasolini), dove oggi campeggia i versi del componimento “O me donzel”, e si continua sulle parole di alcune delle sue poesie scritte nella particolare lingua friulana di Casarsa – così influenzata dalla parlata veneta -, seguendo idealmente un itinerario della sua giovinezza: San Giovanni e la loggia dove Pasolini affiggeva i manifestini con le risultanze delle discussioni della sezione di Casarsa del Partito Comunista, in cui era tesserato; poi Versuta, la borgata dove era sfollato a causa dei bombardamenti, dove nacque la sua “Academiuta di lenga furlana”; infine, ecco la “Supplica” alla madre e le immagini della lapide nuda di Pasolini nel cimitero di Casarsa, all’ombra di un albero di alloro che diventa quasi il prolungamento ideale verso l’infinito della parabola umana del poeta, finita così tragicamente. Lo spettacolo è ad ingresso libero fino ad esaurimenti dei posti.