Paura e caro benzina… e oplà, si materializza la maschera dell’italiano medio. Riflessioni su pacifisti onesti, pacifioti de “meglio russi che morti”
Ho ancora nella memoria il mio maestro Zabai che alle elementari parlandoci del “ratto delle Sabine” ci spiegava come fosse stata esecrabile e violenta quell’azione, ma che ogni giudizio andava soppesato perchè non poteva essere fatto con gli occhi del presente ma immergendosi nel passato e solo dopo accurati studi storici. Devo dire che quella lezione è stata determinante, primo mattoncino, per la costruzione di quella coscienza critica che per me è diventato anche motore professionale. Magari se tutti avessero avuto un maestro come Zabai. E’ evidente che la semplice lezione di non giudicare in maniera superficiale l’oggi con gli occhi di ieri (ma anche il contrario) non è diventata patrimonio collettivo, almeno non di massa. Oggi però non siamo dinnanzi all’interpretazione di fatti accaduti nel passato remoto, ma all’orribile presente. Il giudizio su quanto avviene oggi non solo si può dare, ma si deve dare, ed in maniera inequivocabile. Putin è un aggressore feroce e anche se avesse motivazioni valide, e non le ha, nulla giustifica la distruzione di città e le stragi di civili. In linea di massima nulla giustificherebbe la guerra, ma purtroppo e come il covid, esiste, piomba, anche se non piace. Ma c’è un problema, che purtroppo riguarda soprattutto il nostro paese. L’Italia rischia di essere, come del resto sperava Putin, geopoliticamente il ventre molle dell’Europa. Pesano le immonde amicizie del passato, pesa perfino l’idiota resilienza di molti, per fortuna ingombranti solo sui social ma ininfluenti sull’opinione pubblica generale, che mantengono come base ideologica il pensiero novecentesco, che, intendiamoci è ottima base per capire il presente, ma non può essere applicato con facili automatismi. In passato si organizzavano manifestazioni contro i missili Usa a Comiso, si manifestava contro la guerra in Vietnam e si solidarizzava, per fortuna solo a parole, con i vietcong. Si cantava “buttiamo a mare le basi americani”, tutte battaglie in linea di principio prismaticamente giuste. Nessuno rinnega quelle cose, nessuno nasconde che anche recentemente le azioni occidentali in Iraq e Afghanistan sono state orrende operazioni imperialiste mascherate da impossibili esportazioni della democrazia e, che anche in queste ore piovono bombe made in Italy nello Yemen, ma oggi, con quello che sta facendo Putin, non si può rimanere incollati all’antimperialismo americano facendolo diventare giustificazione di una equidistanza che puzza molto di bruciato. Bisogna capire che proprio l’azione insensata russa ha rinvigorito e reso nuovamente “probabile” quello che fino ad un mese fa si stava sfumando diventando lentamente una improbabile macchina bellica resa quasi inutile dall’assenza di un nemico. Oggi non è più così, ed anche se il tempo porterà, speriamo, al rafforzamento dell’Europa forse a discapito del Patto Atlantico, la realtà bussa alla porta con le sembianze di kalashnikov, carri armati, missili nucleari e profughi innocenti. Certo a tutti piacerebbe che magicamente scoppiasse la pace, ma intendiamoci, per arrivare ad un tavolo diplomatico bisogna che vi sia la volontà di ambedue le parti e Putin non ha alcuna voglia di trattare, offuscato dal suo delirio di onnipotenza. Ovviamente non tutti i pacifisti sono in malafede, anzi, vi sono soprattutto fra i più giovani, pacifisti autentici , naturalmente positivi alla vita ai quali va riconosciuto tutto il rispetto e l’appoggio, ma molti invece sono pacifisti della pastasciutta, li definiremmo “pacifosi”. Parliamo degli italioti borghesi piccoli piccoli, mirabilmente descritti in molti personaggi interpretati da Alberto Sordi che quella categoria di italiani conosceva bene. Così oggi è bastato che si alzassero prezzi di bollette e carburanti alla pompa, per far tramutate in molti, la rabbia contro Putin e la solidarietà con la povera gente in fuga dalle bombe, in egoistiche posizioni che usano il pacifismo come scudo di difesa dei propri meschini interessi personali e che arrivano a teorizzare la resa degli ucraini come soluzione e non solo, non sono d’accordo nel fornire armi difensive ma neppure le sanzioni economiche sono da fare, perché, dicono, non servono e soprattutto fanno male al nostro belvivere. Insomma “in culo agli ucraini”. Non tutti ovviamente, ma molti, fino ieri erano “paladini dei deboli e degli oppressi”, ed oggi, anziché rimanere silenti e vergognosi con la testa ben conficcata nella sabbia, strepitano cercando di convincere di essere nel giusto. “Siamo contro Putin ma che gli ucraini si difendano con quello che hanno” perché le armi sono cose brutte. Certo, sono brutte e cattive, soprattutto quando qualcuno le usa contro di te, meno se ad essere “sparati” non sei tu, i tuoi figli, amici e parenti. Per giustificare la propria meschinità i pacifioti, molti sono ex paladini non pentiti “dell’uno vale uno… ma io valgo di più”, smemorati detrattori del tricolore e perfino frequentatori delle piazze del 25 aprile, non esitano perfino a nascondersi dietro le sottane dell’abito papale, unico davvero titolato a parlare di pace dall’alto della sua superiorità morale e che speriamo riesca a scrollarseli di dosso come coriandoli carnevaleschi. Intendiamoci anche questi “pacifosi” hanno delle giustificazioni, la paura innanzitutto, sentimento non solo legittimo, ma naturale, ma che non può essere nobilitato come valore e soprattutto usato per fare proselitismo partitico. In realtà non sono “putitiani”, sono semplicemente piccoli pavidi egoisti, molti semplici e patetici leoni da tastiera. Purtroppo con tutte queste premesse, il ventre molle del Belpaese alla fine potrebbe prevalere, ed allora lo slogan dei “pacifosi” diventerà “meglio servi dei russi che morti” nel solco comportamentale che consentì al fascismo di proliferare per un ventennio, abbattuto, dopo immani lutti, in punta di baionetta., non porgendo l’altra guancia. Chissà però, forse se si fosse civilmente, pacatamente, chiesto (mentre ti fucilavano) di parlare di pace con Hitler e Mussolini si sarebbero risparmiate al mondo decine di milioni di morti. Chissà perché nessuno ci pensò. Fabio Folisi