Pesticidi in agricoltura e inquinamento diffuso: la Regione investe poco per la drastica riduzione dei fitofarmaci nel comparto agricolo.

“La Regione si occupa di transizione ecologica in campo agro-climatico-ambientale, fornendo assistenza tecnica affinché gli agricoltori utilizzino metodi meno impattanti nella difesa da parassiti, patogeni e malerbe: ma l’investimento è di molto inferiore a quanto necessario, la formazione è limitata, la ricerca nel settore fitosanitario è carente. Non esistono forme di promozione – tecnica e culturale – dirette a sollecitare l’adozione di metodi non chimici e alternativi alle tonnellate di pesticidi, e questo non solo con bei convegni e dotti documenti, ma con azioni che ne dimostrino concretamente, attraverso sperimentazioni sul campo, i vantaggiosi risultati sia per l’impresa agricola sia per la salute degli agricoltori e delle persone tutte, ma anche per la salvezza della biodiversità dalla quale l’agricoltura dipende in larghissima parte.”
Lo dichiara la consigliera regionale Serena Pellegrino, esponente di Alleanza Verdi e Sinistra e vicepresidente della IV Commissione, commentando la risposta dell’assessore all’Agricoltura Stefano Zannier all’interrogazione con cui è stata sollevata la questione se ci sia un effettivo cambio di passo nell’abnorme e devastante impiego di sostanze chimiche pericolose nel settore agricolo.
“Ci troviamo nel mezzo di un impasse pericolosissimo. Da una parte la Commissione europea ha ritirato la legge che, in attuazione degli obiettivi del Green Deal, mirava con il SUR (Regolamento sull’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari) a dimezzare l’uso di pesticidi chimici nell’Unione entro il 2030, nell’ambito di un pacchetto di misure volte a ridurre l’impronta ambientale del sistema alimentare dell’UE e a contribuire ad attenuare le perdite economiche causate dai cambiamenti climatici e della perdita di biodiversità – incalza la consigliera di opposizione – per contro, l’Agenzia europea per l’Ambiente ha riscontrato la diffusa presenza sopra soglia di fitofarmaci nelle acque di superficie e in quelle profonde. In molti casi sono state rilevate sostanze già vietate, a causa della loro pericolosità, da oltre un decennio, come ad esempio l’atrazina; peraltro laddove si effettuano studi su ampie porzioni di territori, si verifica la presenza di pesticidi usati in agricoltura fin sulle vette alpine”.
Conclude Pellegrino: “L’assessore Zannier non ha escluso però che le risorse potrebbero essere accresciute qualora il settore regionale del biologico, incluse le aziende convenzionali che desiderassero optare per la conversione al biologico, richiedesse maggiore assistenza tecnica. Servono allora politiche a largo raggio, che coinvolgano le associazioni di categoria e i consumatori stessi, e considerino prioritaria la necessità di portare sul mercato prodotti biologici a prezzi concorrenziali.”