Presentazione libro “Piante e popoli”: Piante e popoli: le specie che hanno fatto la storia dell’uomo

“Penso che le piante siano importanti. Giardinieri, agricoltori e frutticoltori pensano tutti che siano importanti. In fin dei conti sono la base dei nostri cibi. La loro fotosintesi produce l’ossigeno indispensabile per ogni forma di vita. Le piante morte – in forma di carbone, gas o petrolio – forniscono molta dell’energia da cui dipende la nostra civiltà industriale. Troppo spesso, tuttavia, esse sono ignorate o date per scontate”. Sono le parole con cui Ross Ferguson, dell’Institute for Plant & Food Research di Auckland in Nuova Zelanda, inizia la prefazione del libro “Piante e popoli. Le specie che hanno fatto la storia dell’uomo”, scritto da Raffaele Testolin, agronomo, esperto di risorse genetiche vegetali, appassionato di divulgazione scientifica e per quasi 30 anni docente di Coltivazioni arboree all’università di Udine.

Appena pubblicato da Forum, il volume sarà presentato mercoledì 4 dicembre alle 11.30 nell’auditorium della biblioteca scientifica e tecnologica del polo universitario dei Rizzi a Udine. Dopo i saluti del rettore Roberto Pinton e la presentazione del libro di Angelo Vianello, emerito di Biochimica vegetale dell’Università di Udine, l’autore dialogherà con il giornalista Lorenzo Tosi.

A partire da una robusta base scientifica e storica, l’autore racconta, in oltre 170 pagine suddivise in 22 capitoli, l’addomesticamento di alcune specie – come cereali, patate, cotone, banane, caffè e tè solo per citarne alcune – il loro trasferimento dai luoghi di origine ad altre aree del mondo e l’avvio di coltivazioni intensive che hanno stravolto ambienti e cambiato la vita a numerose popolazioni nei vari continenti. Oltre ad analizzare lo stato di salute di queste piante, il libro descrive le frequenti restrizioni imposte alla loro diversità genetica – che a volte ne minacciano la sopravvivenza – ma sottolinea anche l’impegno per la loro conservazione.

“La posizione gerarchica assunta dall’uomo tra gli esseri viventi grazie alla sua fortunata evoluzione biologica – sottolinea Testolin – non lo sottrae alla responsabilità nei confronti delle piante, da cui ha avuto molto: difendere la loro diversità genetica è un modo per difendere la sua stessa sopravvivenza”.