Fvg: 220mila cittadini lasciati senza medico – la crisi va affrontata con manovre concrete subito, non con annunci declinati nel futuro

Nella nostra regione 220mila cittadini sono senza medico di base, le zone carenti di MMG – medici di medicina generale – in FVG aumentano sempre più: nel 2021 mancavano 50 medici, oggi ne mancano 149, dato che si ricava dal report della Direzione centrale della salute.
Le previsioni per l’anno in corso sono ancor più fosche, visto che altri medici si apprestano a lasciare la professione. Eppure, nonostante questa crisi fosse annunciata da tempo, si è fatto ben poco, qua e là si si sono prese misure estemporanee, a macchia di leopardo, di dubbia efficacia, che sembrano pensate più per mostrare che si sta facendo qualcosa, piuttosto che affrontare strutturalmente il fenomeno. Sembra prevalere uno stile di governo basato su “annunci” piuttosto che su documenti programmatici che indichino chiare linee strategiche per affrontare le criticità.
Innanzitutto, si dovrebbe agire sui motivi che sono alla base degli abbandoni dalla professione e che rendono questa poco attrattiva. Si sa che tra i problemi più sentiti dai medici di medicina generale vi sono le asfissianti incombenze burocratiche che sottraggono un’enormità di tempo all’attività clinica. Per questo sarebbe importante potenziare il personale di segreteria negli studi medici, ma non basta. I lacci e lacciuoli burocratici hanno assunto dimensioni comunque insostenibili, che riducono enormemente i tempi per l’attività clinica e vanno ad incidere sulla qualità di vita del professionista. Non si può chiedere ad un medico di ridurre il tempo dedicato alla cura dei propri pazienti per occuparsi di questioni burocratiche, molte delle quali palesemente inutili.
La burocrazia dipende solo in parte dalla Regione, molta deriva dal Ministero, dall’INPS, dall’INAIL, dall’AIFA. Ma il presidente del FVG, Fedriga, che presiede da anni anche la Conferenza delle Regioni italiane, è un interlocutore privilegiato per Ministero della Salute, AIFA ed enti vari, e potrebbe farsi attore per una bureaucracy review.
Il MMG impegna un tempo enorme a far carte: per prescrivere un farmaco deve correre dietro continui piani terapeutici per lo più inutili, deve rivedere più volte i propri pazienti senza che questi siano riusciti a eseguire gli esami prescritti per l’impossibilità di prenotare o per le lunghe attese, è costretto a perdere tempo a cercare e copiare gli esiti degli esami per inadeguatezza dell’informatizzazione. E a proposito dell’informatizzazione di cui si avvalgono i medici di base, questa dipende proprio dalla Regione, ma non funziona come dovrebbe, e non è certamente un optional poter avere l’accesso in tempo reale a tutta la documentazione clinica del paziente.
E poco o nulla si sta facendo per attrarre i medici a formarsi e lavorare in questa regione. Perché non predisporre alloggi a uso foresteria e ambulatori per i professionisti provenienti da fuori? Perché non integrare adeguatamente con fondi regionali l’esigua borsa di studio che percepiscono attualmente i medici in formazione MMG? E sarebbero anche da studiare ulteriori incentivi per le zone rurali e montane, da cui fuggono i professionisti e dove sarebbe quanto mai necessaria la medicina di prossimità, di cui tanto si parla e così poco si fa.
Infine, non è meno importante il quadro di generale sofferenza in cui si inserisce l’attività dei MMG: i distretti si stanno svuotando, le lunghe liste d’attesa e le visite proposte lontano da casa portano soprattutto gli anziani e fragili a rinunciare alle cure, gli ospedali non hanno posti letto a sufficienza per i malati acuti. I medici vivono così una situazione delicatissima, stretti fra le richieste in aumento dei cittadini e la carenza di strumenti per dare risposte, e come abbiamo visto sempre più sommersi da adempimenti burocratici.

Walter Zalukar
Associazione Costituzione 32