Ad Aprilia Marittima la banda del buco approva un pozzo di 4.300 metri che mette in pericolo la laguna!

Fai la ninna, fai la nanna. Popesso fa la ninna, fa la nanna nelle braccia di Fedriga e intanto  ad Aprilia Marittima la banda del buco approva un pozzo di 4.300 metri che mette in pericolo la laguna ! Una ditta sconosciuta  ha proposto il 30 dicembre del 2022 di realizzare un pozzo di 4.300 metri che mette in pericolo la laguna tutto questo, nel momento in cui la gente pensa al veglione, i ladri pianificano i furti di fine anno, i funzionari regionali hanno le tasche vuote e tutto deve filare liscio. Si tratta di un intervento paradossale, inquietante e dai rischi solo immaginabili. Che si tratti di una iniziativa pericolosa o solo di un imbroglio ne demmo pronta notizia e, come al solito, la stampa, gli ambientalisti e i sindaci si guardarono bene dal metterci il naso. Tuttavia la cosa è talmente insensata che fra i “portatori di interesse” più autorevoli, chiamati ad esprimere il loro parere, emerge una tale disapprovazione da far sperare in una inevitabile bocciatura, tanto da rendere superflua ogni ulteriore opposizione. Invece, la procedura va avanti e, a scanso di equivoci e di dissensi interni, all’assessorato di quell’esperto di motocicli che è Scoccimarro, la cosa viene affidata al suo direttore: l’ ing. Canali. Ebbene, insensibile ad ogni dovuta prudenza, indifferente alle motivate opposizioni e soprattutto alle evidenti ed irrisolte carenze conoscitive, egli getta il cuore oltre l’ostacolo e approva seduta stante la realizzazione di un pozzo che si porta dietro pericoli sin troppo evidenti per essere ignorati. Il pozzo puzza di bruciato! La perforazione ha tutte le fattezze, le complicazioni e i pericoli insiti nelle perforazioni petrolifere: oltretutto si trova in un fazzoletto di terra, in mezzo alle case di chi non è stato informato, a ridosso di un famoso locale pubblico,ad un passo dalla laguna e in seno ad un acquifero che alimenta tutti i pozzi della Bassa e come tale potrebbe risultare compromesso. Ve la immaginate una torre di perforazione alta 35 metri che macina giorno e notte e da cui può scaturire una improvvisa fuoriuscita di gas tossici proprio a ridosso delle strutture turistiche e di una laguna tutelata dalle norme comunitarie? E i sindaci dei comuni direttamente coinvolti? É presto detto: quello di Latisana se le cavata con un parere negativo tirando in ballo la tutela di un uccello, Lignano non ha esitato a dare un parere positivo e Marano? Popesso ha formulato una generica opposizione ma, per renderla inefficace e inascoltata, l’ha inviata in ritardo. Insomma Canali ha potuto fare carne di porco e ha dato il via libera parandosi il fondo schiena con quella serie di prescrizioni che servono solo a dare una parvenza di legalità, ma che in realtà dimostrano una forzatura senza eguali, ovvero la mancata dimostrazione di adempimenti pregiudiziali e indispensabili. Così facendo ha introdotto un gioco a incastro che da il via libera all’operazione, con la tecnica dello spezzatino, ovvero a condizione che i proponente porti a termine a sua discrezione quelle indagini preliminari che si sarebbero dovute realizzare ancor prima di chiedere l’autorizzazione regionale. E’ una cambiale in bianco o solo un imbroglio a termine? Ma non è tutto, perché a ben vedere c’è stato un abuso di potere per il fatto che simili autorizzazioni spettano unicamente all’autorità statale e quindi alla Commissione ministeriale per la Valutazione di Impatto Ambientale. Tutto ciò non può che lasciarci sconcertati e spingere il cittadino a pretendere una inquirente decisa a mettere il naso negli affari Regionali. Troppe le anomalie, troppi i dubbi, troppe le reticenze che spingono a dubitare persino della effettiva finalità del progetto in questione. Non ultima la presenza di una esplicita, esagerata, quanto non richiesta, valutazione dei costi che, insieme alla graziosa approvazione di Canali possa servire ad una società australiana al 50% a mettere in moto una “finanziarizzazione”; cioè quella pratica fraudolenta che con l’autorizzazione alla mano e con varie complicità serve a raccogliere fondi da destinare a tutt’altro: pratica che suscita l’immediato interesse della Guardia di Finanza. Li aspettiamo al varco e intanto riprendiamoci i nostri diritti e il dovere di difendere la Costituzione .

Tibaldi Aldevis