Presto calerà una pietra tombale su Autovie Venete e terza corsia. E’ stata l’apoteosi delle opacità e delle “distrazioni” dei controllori
Gaudium magnum, vi annuncio una grande gioia. Presto si concluderà la vicenda di Autovie Venete e della terza corsia, una pietra tombale rotolerà su una “storia” che per anni ha tenuto banco nelle cronache, fra tagli di nastri e aggiudicazioni d’appalti a rischio, senza copertura preventiva o in odore di cartello, senza mai riuscire per davvero ad entrare nella cronaca che probabilmente meritava, quella “giudiziaria”. Del resto è notorio che più grande è l’opera e maggiore è il circolo di favori, denari e scorrettezze che si possono generare nello sperperare i soldi del cittadino inerme. Comunque la fogna verrà sigillata, archiviata nella storia del passato, chi ha avuto ha avuto e chi ha dato ha dato. Oggi con il passaggio della concessione di gestione, attraverso abili e legalissimi magheggi, ad una società che in realtà era già in capo ad Autovie Venete, si conclude quindi un era. Ad annunciarlo, rivendicando alla maggioranza Fedriga il “merito”, è stata l’assessore regionale alle Finanze del Fvg Barbara Zilli che ha spiegato: “Dopo il via libera della Giunta regionale è arrivata anche l’approvazione dell’assemblea di Autostrade Alto Adriatico. Con l’assemblea ordinaria e straordinaria di oggi, Regione Fvg, Giulia, Regione Veneto e Ministero, per la sua parte, sanciscono gli accordi necessari affinché Autostrade Alto Adriatico sia a tutti gli effetti nel prossimo futuro il gestore delle nostre autostrade, garantendo al contempo il completamento dei lavori per la terza corsia. Siamo quasi al traguardo di un lavoro complesso che si concluderà con la firma del governatore Fedriga sull’atto finale di concessione”. Nel corso della seduta ordinaria, come disposto dalla delibera della Giunta regionale dello scorso 1 luglio, spiega Zilli, è stato approvato il testo dell’Agreement tra Regione Autonoma Fvg, Società Autostrade Alto Adriatico, Autovie Venete e Friulia con cui sono stati definiti i passaggi per giungere alla patrimonializzazione societaria e alla copertura finanziaria per garantire la prosecuzione dei lavori in corso e il completamento della realizzazione dell’intero Piano degli investimenti. A fare eco al trionfalismo dell’assessore Zilli ecco arrivare, a stretto giro, una dichiarazione di Debora Serracchiani tesa a rivendicare il proprio ruolo passato di “indirizzo” nell’operazione: “La concessione trentennale sulla A4, afferma Serracchiani, era l’obiettivo fondamentale di tutta l’operazione, per conservare in capo alla Regione la governance e i frutti di un’arteria strategica. Nell’interesse del Friuli Venezia Giulia confido si potrà compiere finalmente il passaggio alla newco tutta pubblica che ha mosso i primi passi nel 2016 e che ha visto uno degli ultimi e decisivi atti quando la giunta di centrosinistra che ha approvato gli atti propedeutici alla costituzione della Società Autostrade Alto Adriatico spa. Dopo lentezze e contraddizioni auspico si potrà considerare chiusa anche la questione del riscatto delle azioni di Autovie posseduto da soci privati e possano proseguire i lavori già programmati per la terza corsia”. Tutti contenti quindi. Ma in realtà la vicenda di Autovie Venete e della Terza corsia non è così trasparente come viene raccontata, se non altro, perchè odora di “infrazione” europea sulla concorrenza, attraverso le cui maglie non è passata solo perchè, operazioni disinvolte analoghe, erano in corso in Francia. In realtà, comunque la si veda, è un colossale scheletro nell’armadio di una intera classe politica e per di più trasversalmente collocata. Alcuni, probabilmente per interessi innominabili, altri per indolenza, altri per stupidità. L’intera vicenda durata anni, sulla quale non si è voluto indagare fino in fondo, è stata surreale e zeppa di opacità. Sia chiaro, va sgombrato il campo dalla pericolosa tentazione che vede nel termine “Grandi Opere” sinonimo automatico di malaffare, corruzione, ma in questi lunghi anni ne abbiamo viste di ogni sorta, ponti promessi di “cristallo” costruiti in vetro, ma pagati come fossero swarovski, scavi e sbancamenti che non rispettavano i capitolati, possibili rifiuti interrati protetti dal nastro d’asfalto o al contrario del recupero di amianto “fantasma”. Per carità tutte cose passate al distratto vaglio di procure toppo coinvolte con il jet set per approdare nel concreto. Per non parlare della stampa, in massima parte collusa, più che distratta. Le poche indagini o sono abortite prima di iniziare, o sono state insabbiate, o non sono neppure partite perchè scomode e pericolose per la carriere. Eppure era fuori di dubbio che i segnali sulle opacità fossero presenti con responsabilità individuabili che venivano anche da lontano e che, in assurta continuità, sono passate da una giunta regionale all’altra, anche di segno opposto, con una sorta di inspiegabile bon ton verso i politici predecessori. Ovviamente quando le cose prendono questa piega è molto difficile, per non dire impossibile, che qualcuno decida di disturbare i manovratori. Quindi meglio festeggiare la fine di un era, fino alla prossima grande opera “in odore”. Magari in tema energia o nella new entry siccità e opere idrauliche. Tanto a pagare sarà sempre quel tontolone del cittadino distratto.