Provocazione islamofobica a Monfalcone, inviate pagine bruciate del Corano al centro culturale islamico. La Sinistra: frutto del clima tossico by Cisint
Indaga la Digos sulle pagine del Corano bruciate e inviate al centro culturale islamico di Monfalcone Darus Salaam. Quello che è noto è che due pagine del Corano, scritte in arabo con traduzione in italiano, bruciate in segno di sfregio, erano contenute in una busta, con mittente di fantasia e una presunta provenienza da Cinisello Balsamo, comune della città metropolitana di Milano, anche se gli attuali sistemi di lavorazione e smistamento della posta non consentono la geolocalizzazione. Inutile dire che si tratta di una provocazione estremamente grave tesa ad esacerbare gli animi ai danni della comunità musulmana che vive nella città dei cantieri una realtà complicata soprattutto a causa della sindaca iperleghista Anna Cisint che ha basato le ue fortue politiche proprio sull’azione divisiva contro gli stranieri.
La notizia è stata data dall’ingegnere Bou Konaté, uno dei responsabili del centro culturale che alcune settimane fa aveva ricevuto una notifica del municipio che impediva la celebrazione delle cerimonie religiose. I fogli del Corano sono stati consegnati alla Digos, che sta indagando sulla loro provenienza. “Una delle due pagine era completamente bruciata, l’altra si poteva ancora leggere. Abbiamo riconosciuto la Sura 18, che viene declamata ogni venerdì in moschea. È un fatto gravissimo, frutto anche della campagna di odio e di terrore lanciata dalla sindaca”. Parole pesanti, che riflettono la situazione esistente a Monfalcone. “La sindaca ha cominciato all’inizio a difendere l’italianità, ma dimenticando che anche tanti di noi sono cittadini italiani. – spiega l’ingegnere Konatè – Poi ha parlato di islamizzazione in atto, quindi ha chiuso due centri culturali, impedendoci di pregare tutti insieme, con la scusa che non si tratta di luoghi con destinazione d’uso al culto. Sappiamo tutti che l’80 per cento dei centri islamici in Italia non sono luoghi di culto, ma realtà dove si svolgono attività di studio, educazione, insegnamento e anche di preghiera”.
Da segnalare una nota a firma Cristiana Morsolin e Alessandro Saullo del Gruppo Consiliare de La Sinistra per Monfalcone che puntano il dito direttamente contro la sindaca Cisin e le sue politiche muscolari: Il giorno in cui era necessario esprimere una ferma condanna per i gravi atti di razzismo ed intolleranza che si sono verificati a Monfalcone, si legge nella nota, la sindaca preferisce fare dei distinguo e rendere una dichiarazione piena di se e ma. Purtroppo, dopo sette anni di governo leghista, questo è il clima che si respira a Monfalcone, una città dove i parroci cattolici devono intervenire per ribadire che non c’è nessuna guerra religiosa in corso, ma dove invece ci sono i segni concreti dell’odio razziale. Monfalcone brucia (a cominciare dai simboli), chiosano i consiglieri d’opposizione e invece di buttare acqua sul fuoco la sindaca continua la sua campagna contro una parte della città. Purtroppo, come ci ha ricordato lei anche oggi, questa sindaca ha deciso di non rappresentare tutti e tutte, a prescindere da razza e religione, ma solo quella parte di città che l’ha votata. Una sindaca di parte. Questo atteggiamento purtroppo è politicamente irresponsabile. Non tiene conto che si sta imboccando la via della contrapposizione culturale, alimentando il razzismo e le peggiori derive identitarie. Tante cittadine e cittadini ci contattano preoccupati dalle continue prese di posizione ideologiche, identitarie, avverse ad ogni forma di integrazione, che non appartengono alla tradizione di una città che negli anni ha saputo essere ospitale, aperta al dialogo, crocevia di tradizioni e culture. Questa campagna mediatica e di stampa della destra invece descrive una città piena di tensioni razziali e usa le differenze religiose e culturali per nascondere il fallimento delle politiche sul piano sociale, economico e lavorativo. Per l’integrazione servono corsi di italiano, mediatori nelle scuole e nei servizi, asili nido, più scuole a tempo pieno per sgravare le donne dal lavoro di cura e permettere l’emancipazione attraverso il lavoro. Non abbiamo visto niente di tutto questo in questi anni ma solo slogan ideologici che stanno creando un clima irrespirabile in città”.