Referendum Eutanasia Legale: buttate al macero più di un milione e duecentomila firme
Nota della neocostituita Cellula Coscioni Udine e del Comitato Promotore Eutanasia Legale di Udine sulla bocciatura da parte della Corte costituzionale del Referendum Eutanasia: “Eravamo consapevoli che il percorso sarebbe stato in salita, ma speravamo perlomeno di riuscire a dare voce al popolo italiano. Sono state buttate al macero più di un milione e duecentomila firme, firme raccolte con l’impegno di centinaia di attiviste e attivisti, firme di cittadine e cittadini consapevoli e fiduciosi di poter cambiare qualcosa, di poter cambiare un sistema che ignora e discrimina migliaia di malati e persone che vorrebbero semplicemente poter scegliere della propria vita e della propria morte in caso di malattie gravi e irreversibili. Negli Stati Europei in cui l’Eutanasia è legale non si è instaurata una sorta di cultura della morte. Al contrario, la sicurezza di poter accedere all’eutanasia permette al malato di vivere con maggiore serenità la sua condizione dandogli ad esempio la possibilità di attendere che si compiano tappe importanti nella vita familiare, nella certezza che nessuno ostacolerà la sua volontà di andarsene quando deciderà di farlo. Nel nostro paese decisioni come queste, lontane dalla realtà sociale non fanno altro che aumentare la sfiducia dei cittadini nelle istituzioni. Leggendo il comunicato pubblicato ieri sera la Corte Costituzionale parrebbe aver emesso una sentenza su basi puramente ideologiche anziché giuridiche, sostiene che non “sarebbe preservata la tutela minima costituzionalmente necessaria della vita umana” riferendosi ad una legge fascista del 1930, un contesto storico in cui la vita del cittadino apparteneva allo Stato. Tale affermazione è quantomeno contraddittoria rispetto alla Sentenza Cappato del 2019 che smontò di fatto l’art. 580 del Codice Penale ritenendo non punibile l’aiuto al suicidio assistito in determinate circostanze. Le aggravanti sarebbero comunque state mantenute e le persone vulnerabili e fragili tutelate. Imponendo la sofferenza ci chiediamo cosa invece verrà preservato. Attendiamo le motivazioni della sentenza, ma ancora una volta la Corte Costituzionale non si limita ad applicare la Costituzione che esclude referendum “per le leggi tributarie e di bilancio, di amnistia e di indulto, di autorizzazione a ratificare trattati internazionali” (Art.75), ma si rifà a criteri di ammissibilità creati autonomamente e che non sono scritti nella Costituzione, criteri soggettivi, interpretabili in modi diversi ed inevitabilmente anche politici. Ieri non c’erano in ballo solo la libertà e l’autodeterminazione, ma anche la possibilità per le persone di partecipare e decidere su temi che gli eletti in Parlamento da sempre evitano di risolvere. Questo è un duro colpo alla democrazia e una brutta notizia per tutti quei malati che saranno ancora costretti a subire sofferenze insopportabili. Sono passati vent’anni dal primo richiamo formale del Presidente della Repubblica a normare la materia, altri nove da quando abbiamo depositato una legge di iniziativa popolare sull’Eutanasia mai discussa, anni di indifferenza ed immobilismo. La Consulta ha però ritenuto insufficiente la volontà espressa da oltre un milione di persone di poter decidere della propria vita. Ha ritenuto inadatto lo strumento referendario a modificare la materia del fine vita. Stiamo ricevendo centinaia di messaggi di persone che sono rimaste deluse e amareggiate da questa bocciatura e che ci chiedono a gran voce di continuare il nostro lavoro. La neonata Cellula Coscioni di Udine si impegnerà con ancora più motivazione e tenacia a sostenere i malati e il loro diritti. Con la campagna referendaria abbiamo iniziato un cammino che non si ferma, nonostante le difficoltà non arretreremo di un millimetro e non lasceremo nulla di intentato. Mai come ora avremo bisogno di attivisti e sostenitori. Ricordiamoci infatti che con la disobbedienza civile siamo riusciti ad aprire le porte al suicidio assistito. In questi giorni è stato finalmente deciso il farmaco per Mario, tetraplegico che da anni chiede di poter porre fine alle sue sofferenze. Un precedente storico per un paese ancora così indietro sui diritti civili. Ora è necessario che il Parlamento legiferi senza ulteriori rinvii o proposte al ribasso. Ringraziamo infine tutti quelli che hanno firmato e si sono mobilitati per questa battaglia di civiltà e laicità, non disperdiamo le forze e rimbocchiamoci ancora le maniche per essere tutti LIBERI FINO ALLA FINE!”