Regione Fvg: Bocciata mozione per la revisione canoni concessione acque minerali
Il Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia, presieduto da Piero Mauro Zanin, ha chiuso la seconda giornata consecutiva di lavori nell’emiciclo di piazza Oberdan a Trieste respingendo a maggioranza la mozione che chiedeva un’urgente revisione dei canoni di concessione per la coltivazione delle acque minerali, termali e di sorgente. L’istanza era stata presentata dai consiglieri Massimo Moretuzzo e Giampaolo Bidoli (Patto per l’Autonomia), alle sigle dei quali si sono aggiunte in aula quelle dei colleghi del Movimento 5 Stelle. L’espressione di voto ha visto il Centrodestra compatto nell’esprimere un secco no alla proposta, tanto quanto il Centrosinistra si è invece espresso pienamente a favore. Stessa sorte, anche in questo caso senza astensioni, ha riguardato un ordine del giorno di Cristian Sergo che, affiancato dagli altri esponenti pentastellati, chiedeva di valutare una revisione dei canoni di concessione per l’utilizzo di tutte le acque superficiali e sotterranee. Il provvedimento autonomista mirava a impegnare la Giunta regionale “a rivedere i canoni di concessione per la coltivazione dei giacimenti, introducendo anche un canone relativo ai litri di acqua emunti, modificando contestualmente l’attuale regime di riduzione dell’importo del canone annuo posticipato riferito ai litri imbottigliati e prevedendo parametri maggiormente restrittivi rispetto agli attuali in grado di incentivare realtà produttive virtuose”. Inoltre, puntava anche “a diffondere le case dell’acqua in tutti i Comuni della Regione, nelle scuole e negli uffici pubblici”, nonché “a destinare i proventi derivanti dall’aumento dei canoni per realizzare opere di ammodernamento della rete di distribuzione dell’acqua potabile, contrastando le criticità derivanti dalla carenza idrica, dando priorità agli interventi sui territori contermini allo stabilimento, nonché per la realizzazione di campagne per un uso corretto e sostenibile della risorsa”. “Il tema specifico – ha spiegato Moretuzzo – è stato oggetto di attenzione anche nell’ambito di inchieste condotte in altre Regioni, riguardo i canoni pagati dalle società che emungono e imbottigliano l’acqua per poi rivenderla in bottiglia. Gli importi sono davvero irrisori, giacché i canoni ammontano a 1,9 euro ogni mille litri di acqua imbottigliata e possono essere persino soggetti a riduzioni in zone di svantaggio socioeconomico, a seconda delle percentuali di imbottigliamento nel vetro o di vuoto a rendere con possibili riduzioni fino al 70% del canone originario”.
“In Fvg – ha aggiunto l’esponente autonomista – molti dati non sono stati resi pubblici, perché la Regione ha accolto l’opposizione di Mineracqua (la Federazione italiana delle Industrie delle Acqua minerali naturali, di sorgente e delle Bevande analcooliche), secondo cui la loro divulgazione potrebbe pregiudicare gli interessi economici e commerciali delle aziende”.
Sulla stessa linea hanno fatto seguito gli interventi dem di Nicola Conficoni e del capogruppo Diego Moretti: il primo ha allargato il discorso anche ai recenti problemi di emergenza idrica e alla questione dei pozzi artesiani, mentre il secondo ha ribadito la piena condivisione sui contenuti della mozione, auspicando pragmatismo operativo.
Sergo, dal canto suo, ha evidenziato che “alla fine, in regione rimangono meno di 100mila euro all’anno: una cifra ridicola”, rimarcando anche una carenza di case dell’acqua. Furio Honsell (Open Sinistra Fvg) si è invece concentrato su “un patrimonio idrico che va tutelato in quanto è una delle caratteristiche della biodiversità regionale. Prezioso sarebbe un ciclo integrato dell’acqua su tutto il territorio con standard uguali per tutti i cittadini”.
In sede di replica, l’assessore regionale a Difesa dell’ambiente, Energia e Sviluppo sostenibile, Fabio Scoccimarro ha chiarito alcuni dettagli, anche alla luce di alcune premesse normative vincolati. “Non siamo statici – ha assicurato – ma dobbiamo seguire comunque direttive nazionali stabilite ogni 10 anni dalla Conferenza Stato-Regioni e attualmente in fase di revisione. In Fvg l’andamento dell’imbottigliato dal 2012 al 2021 ha subito un calo decennale dell’11%, passando da 260,3 milioni di litri a 230,9 milioni. Inoltre, sono attualmente vigenti solo 6 concessioni, quattro delle quali in produzione”.
“La direzione Ambiente, per mia volontà, ha aperto un tavolo nel 2019 per la riduzione dell’uso della plastica – ha ricordato ancora il rappresentante dell’Esecutivo – ed è emersa la difficoltà nello spostare la produzione su vetro o lattine a causa di costi non sostenibili. Sono in corso valutazioni finalizzate alla modifica del sistema dei canoni vigenti per incentivare un uso sempre più responsabile della risorsa minerale, evitando gli sprechi tra emunto e imbottigliato. Quindi, non si ritiene che esistano in questo momento le condizioni per rivedere i canoni al rialzo”.
Prima del voto, Moretuzzo ha infine manifestato tutta la sua perplessità: “Non possiamo certamente dire che l’aumento dei canoni pregiudica lo sviluppo aziendale ed è, anzi, ridicolo incassare solo 100mila euro a fronte di fatturati che cubano centinaia di milioni”.