Salpata da Trapani la missione congiunta di Mediterranea e Migrantes. La benedizione di Papa Francesco

Salpata da Trapani la missione congiunta di Mediterranea  e Migrantes. Un messaggio di Papa Francesco saluta la partenza. Torna così nel Mediterraneo Centrale la nave MARE JONIO accompagnata dalla barca a vela organizzata dalla Chiesa italiana: il Papa benedice la spedizione. È quindi partita ieri sera dal porto di Trapani la nuova missione di monitoraggio, ricerca e soccorso della nave MARE JONIO di MEDITERRANEA Saving Humans. Si tratta della diciottesima dall’ottobre 2018 per l’unica nave della flotta civile battente bandiera italiana. Tuttavia questa è una missione di particolare rilevanza: per la prima volta la MARE JONIO è accompagnata lungo la sua rotta da una barca a vela di supporto organizzata dalla Fondazione MIGRANTES della Chiesa cattolica italiana, con funzioni di osservazione e documentazione, informazione e testimonianza.

Poche ore dopo la partenza, la Missione di MEDITERRANEA e MIGRANTES ha ricevuto uno straordinario messaggio autografo di “buon vento”. Papa Francesco, per tramite di don Mattia Ferrari, ha scritto infatti agli equipaggi:

“Vi auguro il meglio e invio la mia benedizione all’equipaggio di Mediterranea Saving Humans e a Migrantes. Prego per voi. Grazie tante per la vostra testimonianza. Che il Signore vi benedica e la Madonna vi custodisca. Fraternamente, Francesco”

La nave MARE JONIO e la barca a vela MIGRANTES raggiungeranno nel pomeriggio di oggi sabato 24 agosto l’area di operazioni SAR a sud di Lampedusa. Nonostante il silenzio che sembra essere calato sulla permanente crisi umanitaria nel nostro mare, la missione interviene in una situazione drammatica: secondo i dati diffusi l’altro giorno da IOM (Organizzazione Internazionale per le Migrazioni dell’ONU), dall’inizio di quest’anno al 17 agosto scorso, sono morte o risultano disperse nel Mediterraneo Centrale oltre 1.000 persone, mentre quasi 14.000 sono state catturate in mare e deportate nuovamente nei famigerati campi di prigionia in Libia. Secondo i dati forniti dalle stesse autorità tunisine, sarebbero invece oltre 30.000 le persone in partenza dalla Tunisia e intercettate a terra o in acqua. Per molte di esse il destino è stata la deportazione e l’abbandono nel deserto. A monte perciò della vantata “riduzione degli sbarchi in Italia” vi è un incremento delle violenze e delle sofferenze per le persone in movimento e, in proporzione, anche del numero di vite perdute rispetto agli anni passati. È questa diretta conseguenza degli accordi stipulati dai governi italiani e dalle istituzioni europee con milizie e regimi di Libia e Tunisia.

“All’obiettivo prioritario della missione di salvaguardare a ogni costo ogni singola vita umana in pericolo in mare, – spiega Laura Marmorale, presidente di MEDITERRANEA Saving Humans – si aggiunge quello di impedire intercettazioni e respingimenti delle persone migranti verso porti e Paesi “non sicuri”, come Libia e Tunisia, dove i diritti fondamentali sono negati e la stessa incolumità delle persone è quotidianamente a rischio. Intercettazioni e respingimenti che sono aperte violazioni del diritto internazionale, umanitario e marittimo”.