Salute: Fedriga-Riccardi, nessun ospedale chiuso ma tutti potenziati
Necessità di compiere delle scelte per la tenuta del sistema, garantendo il diritto alla salute dei cittadini, ma senza alcuna intenzione di chiudere gli ospedali della regione, i quali verranno invece potenziati anche attraverso l’affidamento di precise mission.
E’ la sintesi del messaggio che il governatore del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, assieme al vice governatore con delega alla Salute, Riccardo Riccardi, hanno voluto portare oggi al convegno che si è tenuto a Palmanova, per spiegare le motivazioni del nuovo modello del servizio sanitario regionale.
Durante l’incontro è stato riaffermato come la nuova programmazione sanitaria veda nel modello hub & spoke, in cui i piccoli ospedali si specializzeranno garantendo sul territorio un’offerta differenziata e di qualità, l’opportunità di non decretare la chiusura di alcun ospedale.
“Le decisioni in tema di sanità – ha detto Fedriga – non possono essere compiute per ottenere un consenso immediato perché in gioco c’è il futuro della nostra salute. Sarebbe stato più facile tenere aperti tutti e due i punti nascita – ha proseguito – ma questa non è la politica che pensa al futuro. Nel compiere la scelta, ci siamo affidati anche ai professionisti, capaci di produrre dati previsionali utili a capire cosa succederà di qui ai prossimi anni, così da strutturare il sistema per rispondere concretamente sia alle esigenze della popolazione sia alla sostenibilità”.
“La soppressione del punto nascita di Palmanova – ha chiarito il governatore – non significa chiudere la struttura ospedaliera, quanto invece potenziarla. Si tratta di una scelta necessaria che dobbiamo avere il coraggio di compiere per assicurare e garantire il diritto alla salute dei cittadini”.
“Grazie a questa programmazione – ha sottolineato Fedriga – possiamo garantire che gli ospedali resteranno aperti; diversamente, se non si fossero operate delle scelte, il rischio concreto sarebbe stato quello di vedere un sistema non in grado di reggere, con la conseguente chiusura dei presidi ospedali”.
Fedriga, nel rimarcare l’assunzione delle responsabilità per le scelte fatte, ha ribadito la ratio che ha guidato l’amministrazione regionale nella decisione, dettata anche dalla preoccupazione di non lasciare in eredità un crollo delle prestazioni sanitarie in regione.
Analogamente, per Riccardi la salute deve essere garantita da un nuovo modello che tenga conto delle mutate condizioni della società. “Vanno fatte scelte coraggiose non solo di natura economica, ma anche in considerazione della carenza di medici: dobbiamo concentrare le attività affinché i professionisti possano svolgere al meglio il proprio lavoro in strutture dove è alto il numeri dei casi, permettendo loro di accrescere le competenze e acquisire ulteriore professionalità a vantaggio dei cittadini. Dividere le prestazioni su tutti i presidi della nostra regione non è sinonimo di sicurezza”.
Nel ribadire che non vi saranno chiusure dei presidi ospedalieri, Riccardi ha citato la storia di un bambino a cui non venne diagnosticato un tumore a causa di un’inefficienza nella strumentazione: “è necessario scegliere al di là del consenso – ha sottolineato Riccardi -. Come uomo, padre e amministratore non voglio permettere che casi analoghi si ripetano”.
Gianna Zamaro, direttore centrale della Salute, ha fatto un’analisi di contesto evidenziando come l’indice di vecchiaia e l’aspettativa di vita siano aumentati e come, in questa situazione, il sistema sanitario regionale debba fronteggiare un equilibrio demografico che porterà sempre più ad accentuare la crescita della popolazione anziana e le nuove necessità di cure che questa richiede.
Per rendere concreto che cosa ha prodotto il mancato incrocio fra evoluzione del bisogno di salute, adeguamento tecnologico e capacità di risposta del sistema, Zamaro ha citato un dato fra tutti: la fuga dei cittadini per gli interventi di protesi (anca e ginocchio) nella popolazione Fvg: nel 2010 erano 2.351 (fuga extra regione 16%), nel 2017 si sono attestati a 4.238 (fuga extra regione 25%).
Evidenziati anche i numeri su come sono cambiati i bisogni di salute della popolazione dal 2000 al 2018: sono aumentati i pazienti cronici con pluripatologie (326.083 nel 2002, 493.087 nel 2018) e, nel medesimo periodo, la natalità è calata del 17% così come il ricorso all’ospedale (nel 2000 ogni 10 abitanti 1,84 ricoveri, mentre nel 2018 ogni 10 abitanti 1,38 ricoveri). Quanto ai dati sul presidio ospedaliero Palmanova-Latisana, durante l’incontro è emersa una percentuale totale di fuga del 34,5% e del 6,7% verso strutture extra regionali mentre il 27,8% riguarda la fuga verso le strutture regionali.
I dati sull’assistenza ospedaliera nella Bassa Friulana forniti da Giuseppe Tonutti, commissario straordinario dell’Azienda sanitaria universitaria integrata di Udine, hanno rilevato come, fino al 2018, un cittadino su tre, per discipline presenti fra Latisana e Palmanova, abbia scelto di recarsi altrove. Numeri, secondo Tonutti, che palesano la necessità di differenziare il mandato delle due strutture con Latisana dedicata all’attività chirurgica urgente e Palmanova alla chirurgia programmata.