Salute: Martines (Pd), su piano oncologico scelta gattopardesca

«L’intesa trovata dal centrodestra sul piano oncologico, ossia stralciare la tabella finale, appare una scelta gattopardesca che renderà il piano preda di accordi successivi dove, sicuramente per interessi particolari di territori e di politici locali, di professionisti interessati a mantenere le proprie rendite di posizione consolidate, si arriverà a piccole modifiche o modifiche non oggettive che non terranno conto dei veri interessi dei cittadini e della qualità del servizio». Lo afferma il consigliere regionale Francesco Martines (Pd) commentando la notizia di un accordo interno al centrodestra in vista delle prossime votazione nel Consiglio delle autonomie locali (Cal) e successivamente in terza commissione, sul tema del piano della rete oncologica regionale.

«La tabella finale del documento rappresenta un punto fondamentale perché indica “l’organizzazione delle attività di chirurgia oncologica” nei diversi presidi ospedalieri. Rappresenta “la sintesi della metodologia seguita per la costruzione del piano” sulla base di dati forniti dagli stessi presìdi e indica il risultato dello studio, definendo dove e da chi deve essere attuato il piano, piano che ha in sé scritta una necessaria revisione semestrale nella sua triennale durata».

Ma non è tutto per Martines, secondo il quale «mentre adesso Consiglio delle autonomie locali e commissione consiliare competente hanno avuto e hanno modo di discutere, valutare e contribuire ad avere un risultato in linea con le esigenze degli utenti, in futuro quando alcune scelte in merito alle strutture ospedaliere dove concentrare l’operatività sarà deciso sulla base dei risultati del nuovo “Gruppo di lavoro” e i cui risultati magari saranno attuati con Atti aziendali o Atti di programmazione che sfuggiranno a un dibattito trasparente nelle sedi competenti, ci troveremo alla fine con un bel Piano della rete oncologica Fvg, magari ben fatto con tante belle intenzioni, che non risponderà più, però, ai bisogni di salute delle persone e alla loro sicurezza».

Infine, conclude, «c’è il rischio in questo modo che le spinte dei professionisti, magari sostenute da alcuni politici locali più influenti portino a concentrare la chirurgia oncologica e non solo nei tre ospedali hub di Trieste, Udine e Pordenone, riducendo d’importanza così gli ospedali di rete spoke e conseguentemente aiutando a impoverire questi dello spessore professionale degli operatori sanitari, relegando negli anni futuri questi ospedali a svolgere mere funzioni ambulatoriali e di mera assistenza residenziale».