Sanità del Fvg in affanno. Soluzioni emergenziali per la carenza di medici di famiglia. In Fvg non si sono attivate misure preventive
Ieri si è svolta l’audizione in III Commissione Commissione del Consiglio Regionale dei tre direttori generali e dell’assessore alla Salute Riccardo Riccardi. L’audizione è stata richiesta dai Gruppi delle Opposizioni per discutere delle politiche sanitarie e fare il quadro della situazione dopo le allarmanti notizie che arrivano dai territori soprattutto relativamente alla carenza di medici di famiglia.
Siamo infatti nel mezzo di quella che è stata definita “una tempesta”, destinata a raggiungere il picco tra la fine del 2023 e i primi mesi del 2024. Già oggi è stato spiegato poco più di 14mila cittadini del Friuli Venezia Giulia si trovano oggi senza il proprio medico di medicina generale – quasi sempre perché il professionista è andato in pensione – e vengono presi in carico dagli Ambulatori di assistenza primaria (in sigla Asap) e la situazione è destinata ad aggravarsi. Si tratta di strutture sperimentate dalle tre Aziende sanitarie pubbliche, con l’Asfo (Friuli occidentale) che ha fatto da apripista a dicembre del 2022 a Sacile, con Asugi e Asufc che l’hanno presto imitata. Ovviamente si tratta della classica pezza ma che non può e non deve risolversi senza guardare alle motivazioni che hanno generato questa situazione che non solo era prevedibile, bastava scorrere gli elenchi delle date di nascita dei medici per accorgersene, ma poco o nulla è stato fatto per prevenire il problema che era di fatto annunciato. Una situazione certamente generale con responsabilità che travalicano i confini delle regione ma che, proprio per questo dovrebbero mettere in discussione il sistema della sanità a scala regionale, come del resto ampiamente dimostrato dai disastri avvenuti nel corso della recente pandemia. Nello specifico del Fvg inoltre va registrato il cambio di atteggiamento dell’assessore passato dal “va tutto ben siamo i migliori” all’ammissione delle difficoltà con conseguente scarico delle responsabilità verso l’esterno non considerando che l’inerzia dimostrata nell’affrontare un problema, finché non è esploso nelle mani del sistema e purtroppo nelle vite dei cittadini della regione, è stata tutta della giunta Fedriga della scorsa e temiamo anche di questa legislatura.
Il Dibattito
Dall’audizione, si legge nella nota stampa dell’agenzia stampa del Consiglio Regionale (Acon) “ è emerso un quadro dettagliato che vede attualmente aperte, o in via di immediata inaugurazione dal prossimo luglio, 4 Asap nel Friuli occidentale, 5 nel territorio dell’Asugi (Azienda giuliano-isontino) e 3 in quello dell’Asufc (Friuli centrale). In base alla ripartizione geografica, accedono a questi Ambulatori – mediamente coperti da 3 medici a rotazione, per un orario di apertura che varia tra le 36 e le 40 ore settimanali, nel caso si raggiunga il numero massimo di pazienti – 5803 persone nel Friuli occidentale, 4883 nell’area giuliano-isontina e 3400 nel Friuli centrale. Gli Asap attualmente attivi sono quelli di Pravisdomini, San Vito al Tagliamento, Meduno e presto Aviano (per il territorio Asfo), Monfalcone, Gradisca d’Isonzo, Ronchi dei Legionari, San Canzian d’Isonzo e, a breve termine, ancora Monfalcone per l’Asugi, Cavazzo-Verzegnis, Paluzza e Villa Santina per l’Asufc. “Una situazione di emergenza”, come l’ha definita il consigliere del Pd Roberto Cosolini che aveva richiesto l’audizione, destinata ad allargarsi nei prossimi mesi e nella prima parte del 2024, secondo la previsione dei dirigenti della sanità regionale. “Vista la media d’età anagrafica dei medici di medicina generale – ha osservato Giuseppe Tonutti, direttore generale dell’Asfo – tra fine 2023 e inizio 2024 dovremmo avere il picco del problema dei pensionamenti. Poi si potrebbe progressivamente arrivare a un turn-over normale tra chi esce e chi entra”.
Antonio Poggiana, dg dell’Asugi, ha messo in evidenza la situazione critica dell’area isontina: “Da qui a fine anno sono previste altre 19 cessazioni di medici di base: 2 a Duino, 2 a Trieste, 2 a Capriva, 2 a Doberdò, 8 a Gorizia e 3 a Monfalcone”. E laddove non si trovino disponibilità di posti presso altri medici, una volta esperite tutte le possibilità consentite dalle procedure, le Aziende sanitarie ricorrono agli Asap che garantiscono ricette mediche, certificazioni e visite a domicilio. Denis Caporale, dg dell’Asufc, ha invece evidenziato soprattutto il problema dell’area montana, “con circa 2000 persone senza più medico di base, situazione alla quale si sopperisce con gli ambulatori di vallata”.
Ampio il dibattito in aula. Nicola Conficoni (Pd) e Marco Putto (Patto-Civica) hanno posto il problema di Chions, dove “tremila cittadini devono spostarsi fuori dal territorio, anche di molto, per andare dal medico, ma al sindaco è stata negata la possibilità di ospitare l’ambulatorio almeno per qualche ora alla settimana”. “Non è possibile, perché gli Asap curano chi resta senza medico, e a Chions oggi tutti hanno un medico”, ha risposto loro Tonutti. Furio Honsell (Open) ha invece posto il tema del quadro normativo alla base del varo degli ambulatori sperimentali, chiedendosi anche – assieme a Rosaria Capozzi del M5S – se il problema della carenza di medici riguardi anche i pediatri. Di contenuto tecnico-normativo anche i quesiti posti da Manuela Celotti (Pd).
Secondo Simona Liguori (Patto Civica Fvg) “Importante è valutare bene le ricadute su Prevenzione e Medicina d’Iniziativa”. “Prevenzione e Medicina d’Iniziativa – ha detto Liguori, – sono determinanti essenziali della Salute delle Comunità e fondamentale è il ruolo dei Medici di Famiglia nel preservare da eventi acuti i tanti assistiti affetti da malattie croniche che hanno in cura da tanti anni. Ci chiediamo quali saranno su questi 2 pilastri le ricadute della sperimentazione che la regione sta mettendo in atto. La sanità d’iniziativa è un modello di assistenza per gestire le malattie croniche che punta sulla prevenzione e sull’educazione-informazione della popolazione: in questo modo le patologie croniche vengono gestite meglio perché sono affrontate prima che si manifestino o si aggravino. Questo serve alle oltre 5000 persone che in FVG soffrono di più di 1 malattia cronica”.
Massimo Mentil (Pd) ha ribadito il problema delle aree montane, con una forte migrazione dei medici che operavano nelle aree meno popolate. Francesco Martines (Pd) ha voluto approfondire la situazione nella Bassa friulana evidenziare che “Il problema della carenza dei medici di medicina generale non è certamente una questione solo regionale e quindi è ragionevole valutare cosa si sta facendo a livello nazionale per far fronte a questa situazione, bisognerà capire quelli che sono i rapporti sindacali, quelle che sono le competenze statali. Certamente avere alla presidenza della Conferenza delle Regione Massimiliano Fedriga, ci può aiutare a sollecitare a livello nazionali soluzioni confacenti alle esigenze dei cittadini”. “Al contempo, però – avvisa Martines -, bisognerà capire anche che se da una parte si cerca di far fronte ad una situazione emergenziale con strumenti nuovi e provvisori, dall’altra è necessario che la nostra regione inizi a pensare su base pluriennale quale strategia ci stiamo dando a livello di direzione centrale della sanità in condivisone con le direzioni generali delle diverse Aziende sanitarie, tenendo conto delle nostre peculiarità territoriali, tenendo sempre e comunque del contesto nazionale”. Laura Fasiolo (Pd) ha auspicato una rapida uscita da questa fase di emergenza, un concetto che era già stato espresso da Roberto Cosolini (PD): “È chiaro – ha osservato il consigliere dem – che in particolare i pazienti anziani preferiscano il rapporto con il medico di fiducia rispetto a un medico che si alterna di volta in volta. Spero che l’ottimismo sulla fine dell’emergenza nel 2024 sia ragionato: è comunque essenziale dare informazioni capillari ai cittadini, per ridurre i disagi”. “La preoccupante carenza dei medici di base, per quanto di competenza nazionale, va contrastata anche dalle Regioni con un’azione unitaria nei confronti del Governo nazionale, ma anche sui singoli territori incentivando e incoraggiando i medici a una loro presenza nelle zone più marginali e interne. Infine è necessario comunicare tempestivamente e in termini corretti la situazione di difficoltà ai cittadini che la Regione sta affrontando attraverso gli Ambulatori sperimentali di assistenza primaria (Asap), una misura comprensibile ma che, di fatto, introduce un elemento di forte discontinuità nelle certezze dei pazienti stessi, abituati a un rapporto consolidato con i propri medici”. “In diverse situazioni – sottolinea Cosolini – nel territorio regionale si sta ricorrendo agli Asap o al medico di vallata nella zona montana e questo sta creando non poche problematiche, facendo mancare uno dei tratti essenziali della medicina di base, ossia la prossimità e la conoscenza del paziente della sua storia clinica, di quella familiare e sociale”. “Consapevoli di limiti e possibilità che ha la Regione, del fatto che non possiamo sostituirci alle competenze nazionali e che le problematiche vissute in Friuli Venezia Giulia esistono anche nel resto del Paese – conclude il dem -, è auspicabile che Fedriga, nella sua veste di presidente della Conferenza delle Regioni, si faccia promotore di un’iniziativa unitaria delle Regioni per raggiungere una modernizzazione del sistema e affrontare le note criticità”.
Serena Pellegrino (Avs) ha invece osservato che “si sapeva benissimo come il 2023 fosse una dead line: purtroppo, il modus operandi italiano è trovarsi in emergenza prima di individuare una soluzione. Ora però c’è il tempo per fare programmazione e riorganizzare l’assistenza”. “Se ho parlato di volontà politica per rivoluzionare un sistema – commenta la consigliera Pellegrino – è perché ho ben chiaro che la Regione, con tutta la sua specialità, non ha competenze primarie in materia di salute. Va perseguito con forza però, senza fare lo scarica barili, che perseguire le finalità della sanità pubblica è un atto politico che riguarda anche il legislatore regionale; l’assessore Riccardi, seppur manifesti in ogni suo atto una visione politica diversa, ci ha informato che comunque qualcosa si muove nell’ interlocuzione Regioni – Ministero della Salute – Stato per una revisione strategica del rapporto tra sanità pubblica e medici di medicina generale. Ecco, assessore Riccardi, vede che anche lei parla di volontà politica?”
A tutti questi stimoli l’assessore Riccardo Riccardi ha risposto ricordando innanzitutto che i numeri del Fvg sono simili a quelli delle altre Regioni, in termini di rapporto tra medici di medicina generale e abitanti come pure di diminuzione dei medici di base (“Dal 2019 al 2021 sono scesi del 5,3% contro una media italiana del 5,4%). “Questa proiezione – ha aggiunto Riccardi – ci porterà ad avere 65 medici in meno entro il 2025, in linea con la previsione nazionale di una diminuzione di 3600 unità. Ma forse il dato più preoccupante per il sistema-Paese è che dei 40250 medici di base in Italia, più di 30mila si sono laureati almeno 27 anni fa”. Una percentuale emblematica a proposito dell’età media.
Ribadendo che “la Regione Fvg non ha competenze primarie in materia di salute, perché opera su standard definiti dal ministero”, e che negli ultimi anni sono state adottate molte contromisure a partire dall’aumento del numero delle borse di studio, l’assessore ha auspicato una profonda revisione del rapporto tra medicina generale e sanità pubblica, “sul quale le Regioni, di qualunque colore politico, stanno spingendo molto nei confronti del Governo”. L’obiettivo è che “il medico di base diventi parte integrante del sistema sanitario”, mentre oggi “è un libero professionista a stipendio garantito”.