Sanità del Fvg travolta da una gestione accentratrice e autoritaria. Cedere alle lusinghe rende correi
Nomina fuori concorso a capo del Sores: non ci sta Amato De Monte a essere etichettato politicamente, così dai microfoni del Tgr Rai è chiaro: “Nella mia vita professionale – dice – ho lavorato sotto 13 presidenti di tutti gli schieramenti e mi sono sempre confrontato con loro da tecnico quale mi ritengo, e a noi friulani – conclude – piace essere valutati sulle cose fatte e non sulle illazioni”. Bene prendiamo atto delle sue affermazioni anche se possiamo avere memoria di come, in passato, di etichette politiche De Monte ne ricevette parecchie e non ci rammentiamo di particolari distinguo. Ma forse siamo smemorati noi e mendaci i nostri archivi. Per questo ci tocca ricordare, più a noi stessi che a lui, che probabilmente, se il problema non sono i presidenti, forse lo sono diventati gli assessori alla sanità, soprattutto quando lo stile è parecchio autoritario ed invasivo. Infatti è sotto gli occhi di tutti che, contrariamente alle affermazioni di principio strombazzate sull’autonomia del mondo sanitario, oggi si interviene a gamba tesa su nomine e poltrone con una disinvoltura senza eguali. Si nega anche l’evidenza e si rifiuta qualsiasi forma di giudizio e di analisi anche nelle sedi istituzionali a questo preposte. Il caso Sores è emblematico, dimostrazione non tanto legata a chi è il soggetto favorito, anche se torniamo a consigliare ad Amato De Monte di smarcarsi magari rifiutando l’incarico, ma al meccanismo utilizzato per centrare l’obiettivo, qualunque esso sia. La sospensione di quel concorso giunto alla fase finale, infatti, non solo è inquietante perchè vorremmo capire quale sarà in futuro il professionista di valore che si fiderà di partecipare a gare con il Fvg, ma soprattutto perchè mina alla radice il principio che i primari si scelgono tramite concorso. Ricordiamo sommessamente che Amato De Monte avrebbe potuto partecipare e forse vincere quella selezione, solo se vi avesse partecipato. Insomma c’è qualcosa di sbagliato in quest’episodio e nel modo di gestire la sanità in questa Regione. La prova non è solo in questa occasione ma nel fatto che ormai da mesi è sotto gli occhi di tutti che la gestione, anche delle vicende Covid, è stata disastrosa. Come non ricordare il noleggio della nave Covid o la gestione paurosamente compromessa dell’emergenza nelle Rsa nella prima ondata della pandemia. Come non ricordare, anche in tempi recenti, le contestazioni alla gestione della salute (covid e non) fatte in maniera aperta e argomentata, non solo da oppositori politici e sindacati, ma direttamente anche da molti colleghi di De Monte. Insomma, anche se non abbiamo dubbi sulle capacità professionali e sul suo curriculum di prim’ordine e sulla coerenza dimostrata nel difendere l’autodeterminazione dell’individuo, non possiamo non notare che questa vicenda della nomina pilotata stride con le stesse scelte passate di De Monte, non certo compiacenti con era al timone all’epoca. Ci viene il dubbio che oggi, forse estremizzando la battaglia per la libertà personale, ed intendiamo la sua libertà personale, sta prendendo una cantonata e non serve essere ne medici ne scienziati per capirlo. Fosse infatti vero che c’è il rifiuto del vaccino come soluzione alla pandemia, non può sostenere sia fatto privato, non nella sua posizione, forse risponde alla coscienza ma non certo alla scienza. Non crediamo sia così, e speriamo anzi che De Monte smentisca le voci e dica apertamente qual è la sua posizione. La sua storia professionale dimostra senza ombra di dubbio che è persona che non teme di prendere rischi e responsabilità nelle sue scelte. Diversamente, tacere o nascondersi dietro alla privacy di una cartella sanitaria personale, costringerebbe anche chi in passato si è schierato con lui su questioni delicatissime come il fine vita, a rileggere in altra luce tutta la vicenda, anche quella che lo ha legato al nome di Eluana Englaro.