Sempre più diffuso il fastidio verso la libertà di stampa, soliti i metodi intimidatori per bloccare le inchieste sul nascere

«C’è un fastidio sempre più crescente nei confronti della libertà di stampa e del giornalismo d’inchiesta. Anche in questa campagna elettorale in cui si vuole una sorta di equivalenza fra vero e falso, fra mafia e anti mafia, fra fascismo e antifascismo. No. Io non ci sto e denuncio un clima pericoloso. Presenterò un esposto ai ministeri degli Interni e della Giustizia denunciando che l’Italia è il paese che ha il più alto numero di cronisti sotto scorta, 30, e che è tempo di arrestare e neutralizzare i molestatori e chi minaccia. Prima che sia troppo tardi. Che non mi si venga a dire che poi non ci sono stati allarmi o segnalazioni». Queste le parole di Giuseppe Giulietti, presidente della Federazione nazionale della stampa italiana. Quella denunciata da Giulietti, fra l’altro, è solo la punta dell’iceberg,  riguarda i casi più eclatanti, ma non meno grave è quel diffuso atteggiamento ostile, nei confronti dei giornalisti o delle testate indipendenti che non sono prone ai voleri del potentato di turno. I metodi sono i soliti, diffide, minacce di denunce in genere temerarie, magari anche presentate al solo scopo di intimidire  preventivamente giornalisti e piccoli editori con azioni neppure mascherate. A titolo d’esempio riportiamo quanto scrittoci qualche tempo fa da uno studio legale in conclusione di una suggestiva missiva che non esitiamo a giudicare intimidatoria, riguardante alcuni articoli (5 in 6 anni che secondo loro sarebbero una campagna diffamatoria) riguardanti alcune vicende riguardanti una grande quanto chiacchierata azienda. Scrive lo studio legale, o meglio invita perentoriamente: “astenendoVi per il futuro dalla pubblicazione di qualsivoglia articolo lesivo della immagine e della reputazione della xxxxxx; corrispondere  l’importo di € 1.000,00 (mille/00) per ogni giorno di inadempimento della precedente obbligazione sub (i), fatti salvi i danni ulteriori subendi; risarcire la xxxxxx dei danni subiti e subendi a seguito delle condotte sopra contestate, al momento quantificabili in € 20.000,00 (ventimila/00), salvo ulteriori danni  arrecati. Da ultimo, Vi informiamo che, in caso di omesso o negativo riscontro alla presente, ci vedremo costretti ad agire in ogni opportuna sede per la tutela degli interessi”. Insomma fanno tutto loro, accuse, dibattimento e sentenza. Ovviamente se chiamati effettivamente in giudizio ci difenderemo, ma non è escluso invece che decideremo di denunciare loro per tentata estorsione. Ma esempio a parte è bene  che il  sindacato dei giornalisti denunci il clima pericoloso di minaccia aperta al giornalismo d’inchiesta, ma speriamo non ci si limiti solo alla  condanna delle intimidazioni di mafia e camorra (certamente le più gravi perchè spesso riguardano l’incolumità fisica), ma con altrettanta forza andrebbe denunciato il clima di intimidazione diffuso e l’atteggiamento aggressivo nei confronti dei cronisti rei di fare domande scomode. In alcuni casi basta la sola presenza di un microfono o di un taccuino per scatenare le ire di soggetti non sempre identificabili in arroganti facinorosi da piazza.