Serena Pellegrino. AVS. Contrasto al caporalato. Qualcosa in Regione si muove sul progetto Common Ground
“Questa Giunta ogni tanto va spronata a focalizzare l’attenzione su determinate tematiche che evidentemente, essendo spinose e poco ‘interessanti’ ai fini elettorali, vengono prese alla leggera.
Il caporalato e le vittime delle distorsioni del mercato del lavoro, italiani e stranieri, è una di queste, e ne avevo chiesto contezza con una interrogazione, il 26 settembre scorso, per sapere che fine avesse fatto il Friuli Venezia Giulia nel partenariato interregionale Common Ground. Da allora qualcosa si è mosso.”
Lo dichiara la consigliera Serena Pellegrino di Alleanza Verdi e Sinistra, che spiega: “Ho letto con soddisfazione la delibera di Giunta del 6 ottobre scorso con cui si è finalmente stabilito di procedere, attraverso il Servizio che fa capo all’assessore Roberti, alla selezione di un partner territoriale nell’ambito degli enti del Terzo Settore per la co progettazione delle azioni riferite alla fase due del progetto Common Ground. Ricordo che il progetto ha l’obiettivo di prevenire e contrastare forme di distorsione del mercato del lavoro (lavoro irregolare, lavoro sommerso, caporalato, sfruttamento lavorativo) in tutti i settori (anche diversi da quello agricolo), attraverso interventi di protezione sociale e interventi attivabili nell’ambito dei Servizi per il lavoro, promuovendo lavoro dignitoso e sicuro, legalità.”
Prosegue la consigliera: “La recente delibera per un verso testimonia che la Regione qualcosina intende fare nel partenariato interregionale del progetto, ma va detto che siamo decisamente in ritardo rispetto le altre quattro Regioni coinvolte nel partenariato, e che l’attivazione di quanto verrà co progettato ha come data il chissà quando. Per l’altro verso l’atto della Giunta non cita nelle premesse, tra i riferimenti normativi, quelle “Linee guida nazionali in materia di identificazione, protezione e assistenza alle vittime di sfruttamento lavorativo in agricoltura” il cui monitoraggio sta tra gli obiettivi di Common Ground e che includono l’attività di presa in carico delle vittime indipendentemente dalla regolarità del soggiorno. Un riferimento tecnicamente non dovuto, certamente, ma che se ci fosse stato avrebbe conferito alla delibera una ben diversa sostanza politica. Mi auguro che questo specifico aspetto sarà presente nei requisiti della selezione, perché non si tratta solo “ di spezzare il legame con gli sfruttatori”, come dichiara l’assessore Roberti, ma anche fornire “servizi di prima assistenza, protezione, accoglienza, accompagnamento (sociale, legale, abitativo, lavorativo) per vittime o potenziali vittime”.
“In aula avevo già avuto occasione di dire apertamente – continua Pellegrino – che la preoccupazione principale della maggioranza si manifesta nella propaganda che vuole gli immigrati chiusi nei centri per il rimpatrio; ma la stessa maggioranza è costretta ad accettare la loro presenza in fabbrica, nei campi, nelle cucine, salvo pretendere si smaterializzino una volta finito l’orario di lavoro. Ho ricordato più volte che abbiamo più posti di lavoro che lavoratori, come è stato denunciato anche in Consiglio regionale dai portatori di interesse, e la concorrenza troppo spesso induce i datori di lavoro a utilizzare i caporali per avere forza lavoro in nero e a basso costo.”
“Dobbiamo uscire dall’ipocrisia propria della destra – conclude Serena Pellegrino – dismettere gli slogan <tutto va bene> e <sotto questa amministrazione vigono correttezza e sicurezza>. Anche in Friuli Venezia Giulia, purtroppo, i casi di violenza, di mancata sicurezza, illegalità e incertezza del lavoro, sono all’ordine del giorno. E non è certamente dando il compito di gestione della materia a una cooperativa che si risolverà una piaga che si sta evidenziando anche da noi. Servono vere politiche di integrazione e inclusione sociale – che non siano solo di facciata – finanziando percorsi formativi, con operatori ed educatori ben pagati, soltanto così si riuscirà a contrastare alla radice il capolarato, insieme alle altre distorsioni del mercato del lavoro.”