Sicurezza percepita, bulimia da sicurezza, politica dell’annuncio: secondo la Uil di Trieste il risultato è pari a zero
Sono anni, ben 11 anni, che durante il periodo estivo viene riproposta la campagna “Strade Sicure” che ha causato, finora, un esborso non inferiore ad 1 miliardo di euro.
In questi ultimi anni, inoltre si sono moltiplicate le spese per equipaggiare di tecnologie e mezzi le polizie locali in funzione di polizia criminale, a scapito della funzione importantissima e di vera prossimità che dovrebbe svolgere di polizia amministrativa. E’ difficile indicare l’ammontare di quanto hanno speso, in 10 anni, Comuni e Regioni ma certamente molti miliardi di euro.
Tutte queste iniziative e tutti questi soldi dovrebbero rassicurare i cittadini e rispondere all’esigenza di rafforzare la “sicurezza percepita” che diventa uno stato d’animo collettivo in contrasto con i veri dati sui reati, che sono in calo non per queste iniziative estemporanee ma per la capacità professionale degli organismi di polizia.
Però la “sicurezza percepita” è utile per costruire e puntellare carriere politiche; diventa una risorsa ottima e soprattutto inesauribile, giacché ci sarà sempre, nella valutazione della gente, l’esigenza di fare qualche cosa in più. Quello che preoccupa è che è del tutto sdoganata come requisito di buona politica, anche da parte di tecnici del settore.
E’ venuto il momento di fare un bilancio, oggi che l’esperienza di questo di governo sembra chiudersi dopo 14 mesi, sulle aspettative dell’azione dell’attuale Ministro dell’Interno che molti hanno accolto con speranza per il sistema nazionale della sicurezza e le sue forze principali in campo e se, in questo stesso periodo, sono migliorate le condizioni operative delle forze di polizia presenti sul territorio e che effetto hanno avuto le iniziative parallele delle amministrazioni comunali che si sono volute caratterizzare sotto il segno di “più sicurezza”.
Chiusi i porti, le carovane di persone che tentano di entrare nell’Unione, attraverso il nostro confine, non si sono di certo arrestate.
Dopo aver constatato una certa difficoltà, del governo nazionale e locale, a parlare di questo aspetto della pressione migratoria, mentre si celebrava la marziale volontà di chiusura alla frontiera marittima, con ampio corredo di cifre di sbarchi e morti annegati in vertiginoso calo, come rappresentanti sindacali delle forze di polizia abbiamo chiesto che si facesse fronte al sovra impegno della polizia di frontiera, che dura ormai da molti mesi, con un apporto di personale, anche temporaneo.
Il Ministero aveva promesso, il 5 luglio 2019, a Trieste l’aumento immediato dell’organico di 40 unità e di altri 37 agenti di polizia entro il 2020. Questo promesso aumento di personale di polizia per i servizi di frontiera non risulta dal piano ufficiale di potenziamento del ministero. A tutto luglio 2019 l’aumento di organico è stato di soli 4 agenti: 2 alla Questura e 2 alla Polizia di Frontiera.
Nel frattempo, ogni giorno di più, prende piede la pratica dei doppi turni alla frontiera di Trieste, senza che le rappresentanze locali delle forze di polizia abbiano potuto esercitare i loro diritti previsti.
Di fronte alle carenze di organico e all’aumento del carico di lavoro degli agenti di polizia in servizio dobbiamo assistere al continuo carosello di proposte: dai Vigili Urbani armati, ai soldati nelle vie cittadine che comporta la contestuale presenza di polizia sottratta ad altri compiti, ed ora anche l’idea delle guardie giurate come nuova polizia privata non essendo ben chiaro all’Amministrazione Comunale, almeno secondo quanto riportato dal quotidiano locale, il limite operativo delle stesse guardie giurate.
Bisogna ricordare che affidare il servizio alle guardie giurate, che per legge non possono svolgere compiti di polizia, non è gratis ma costerà – secondo quanto riportato dalla stampa locale – 260.000 euro che vengono sottratti ai bisogni della comunità locale.
Si possono sintetizzare i risultati: i governi, e quello appena cessato non è stato di certo da meno degli altri, gli amministratori locali e rappresentanti politici non offrono soluzioni serie ma si rincorrono in proposte una più fantasiosa dell’altra per rincorrere la “sicurezza percepita” e non la sicurezza vera. .
La Polizia di Stato, unica forza civile a custodire un bagaglio culturale e professionale secolare, in termini di prevenzione, gestione della piazza, lotta al crimine, continua nel suo mesto declino fatto di invecchiamento, riordini farlocchi, venefica e distruttiva commistione con il sistema difesa.
Sperare in un ravvedimento della politica di ogni colore, sulla via di un sistema rigorosamente civile della sicurezza, democratica, efficiente e razionale, basato su coordinamento e cooperazione e non su continue sovrapposizioni, appare ormai un esercizio di pura ingenuità.
Proponiamo che il sindacato confederale faccia una riflessione seria, unitaria e propositiva, per una politica, e una lotta, a vantaggio della sicurezza dei cittadini e i diritti dei lavoratori addetti, che riprenda il modello della Legge 121/81 e un pieno riconoscimento delle libertà sindacali.