Slavina sullo Zoncolan, dai controlli e dalle ricerche effettuate non risultano sciatori coinvolti. Per fortuna non risultano Chiuse alcune strade per pericolo valanghe

Una slavina si è abbattuta, invadendola, sulla pista di rientro dello Zoncolan in comune di Ravascletto. La segnalazione è arrivata alla centrale operativa dei soccorritori del Cnsas dato che sarebbe stata segnalata la presenza di escursionisti. Presenza poi smentita. Il distacco sarebbe partito dal cosiddetto “gjalinar”, un canale di discesa fuoripista, rovinando fino alla pista battuta, poco sopra la stazione intermedia della funivia.
Ricerche sono comunque state effettuate per verificare la presenza di persone nell’area colpita. Sul posto le squadre del Soccorso Alpino con una decina di uomini e due Unità Cinofile da valanga, soccorritori della Guardia di Finanza e i Vigili del Fuoco. E’ stata  effettuata una bonifica della valanga con le sonde per escludere la presenza di persone. Dalle informazioni raccolte sul posto non sembra per fortuna  vi siano sciatori travolti dalla valanga scesa sulla pista di Ravascletto nella tarda mattinata. I proprietari delle automobili presenti sul piazzale sono tutti stati contattati e non mancherebbe nessuno all’appello.
Si è proceduto comunque alla bonifica della massa di neve che ha un fronte di un’ottantina di metri e si presume almeno un centinaio di lunghezza – la scarsa visibilità, hanno spiegato i soccorritori,  non consente una valutazione precisa del distacco.

 

Intanto per il pericolo valanghe sono chiuse al traffico in via precauzionale la strada statale 52bis “Carnica” nel comune di Paluzza, fino al confine con l’Austria, la regionale 76 tra Sella Nevea e Tarvisio, la 73 del Lumiei tra Ampezzo e Sauris. la strada di Forcella Lavardet e il passo Pramollo. Nel caso della slavina di oggi il fatto che vi fosse divieto di mobilità potrebbe essere stata una fortuna, fosse stato in periodo normale di certo in quell’area vi sarebbero state certamente delle persone. 

Intanto chiarimenti sono arrivati sulle gite in montagna (e non), Non vi sono deroghe cercando scappatoie nelle pieghe del DPCM che rimane valido  almeno fino al 30 gennaio termine dell’ordinanza del ministro della Salute per la zona arancione in Friuli Venezia Giulia. Non ci si può recare in montagna a prescindere dall’uso di impianti di risalita (del resto chiusi), in sostanza niente ciaspolate o passeggiate nella neve e neppure sci da fondo  a meno che non si abbia una seconda casa nella zona. L’equivoco potrebbe nascere da una risposta del Governo ad una delle “domande frequenti” sugli spostamenti (le cosiddette FAQ), dove si afferma che “è possibile recarsi in un altro Comune, dalle 5.00 alle 22.00, per fare attività sportiva solo qualora questa non sia disponibile nel proprio Comune purché si trovi nella stessa Regione”.

Il sito nazionale cita l’esempio dei campi da tennis, non delle piste da fondo, ma è il Prefetto, in ogni caso, a fugare ogni dubbio: «La zona arancione non è un libera tutti» dice Valenti «anzi, limita espressamente gli spostamenti non necessari. Non è possibile per chi abita sulla costa recarsi nel Tarvisiano. Ogni interpretazione di parte è in conflitto con l’impostazione generale del DPCM.»

Rimane la possibilità di fare attività motoria all’aperto ai confini delle città. Il sito del Governo chiarisce poi che si può andare nelle seconde case se c’è abitualità, se è di proprietà, o se c’è un contratto di affitto anteriore al 14 gennaio scorso.