Solidarietà al popolo afghano dalle piazze d’Italia, Udine compresa. Intanto però ad Herat i talebani appendono i cadaveri alle gru
Da Roma a Milano, da Venezia a Bari, da Lecce a Udine sono state tante le piazze che oggi hanno ospitato le donne italiane, ma anche molti maschi, scese al fianco delle donne afghane, con il supporto di associazioni, movimenti e sindacati, unite dalle parole – diventate un hashtag – “Tull Quadze” che in pashtu significa “Tutte le donne”. Anche Udine, organizzata dall’associazione Donne in Nero”, ha visto la sua manifestazione. Presenti circa un centinaio di persone, che sembravano molte meno dato che si è scelto opportunamente di creare un anello di persone con notevole distanziamento, è stata espressa solidarietà alla donne Afghane. Molti rappresentanti di associazioni impegnati nel sociale si sono alternati al microfono per raccontare non solo del loro impegno ma per chiedere con forza che sull’Afghanistan e sul dramma che sta travolgendo soprattutto, ma non solo, l’universo femminile non cada il velo di silenzio che c’è da temere si abbatterà come spessa coltre di ignavia quando, come in questo caso, l’occidente dopo aver pasticciato sulla pelle degli afghani, vive l’impotenza degli sconfitti. Del resto che qualcuno ancora creda, o vuol credere, alle parole di morigeratezza dei talebani è sintomo di disperazione diplomatica. Del resto anche i talebani hanno deciso di modificare il registro delle loro dichiarazioni. L’ennesima prova della loro inaffidabilità arriva proprio oggi, da Herat, con i talebani passati dalle parole ai fatti. Sono trascorse infatti solo poche ore dalle dichiarazioni circa la legittimità delle punizioni corporali contro banditi e avversari di ogni tipo e già la giustizia sommaria è diventata tragica realtà. I cadaveri di quattro uomini accusati di fare parte di una banda criminale sono stati trucidati e appesi a delle gru nella piazza principale della cittadina di Herat. «Una punizione esemplare che serve da monito per tutti», annunciano i video propagandistici diffusi sulle televisioni locali e rilanciati sui social. Del resto due giorni fa era stato il Mullah Nooruddin Turabi, ex ministro della Giustizia talebano e attuale responsabile del sistema carcerario, aveva dichiarato alla stampa internazionale l’intenzione di restaurare il taglio delle mani per i ladri. Ovviamente come appare chiaro vengono riproposte pratiche e mentalità assolutamente simili a quelle di due decadi fa, quando lapidazioni e frustate in pubblico per “reati” come ascoltare musica erano la prassi.