Strage di Bologna: presidente dell’associazione dei familiari delle vittime Paolo Bolognesi, denuncia: Da Nordio assist ai terroristi

Il 2 agosto 1980, 43 anni fa, alle ore 10,25, una bomba esplose nella sala d’aspetto di seconda classe della stazione di Bologna. Lo scoppio fu violentissimo, provocò il crollo soccorsidelle strutture sovrastanti le sale d’aspetto di prima e seconda classe dove si trovavano gli uffici dell’azienda di ristorazione Cigar e di circa 30 metri di pensilina. L’esplosione investì anche il treno Ancona-Chiasso in sosta al primo binario.
Il soffio arroventato prodotto da una miscela di tritolo e T4 tranciò i destini di persone provenienti da 50 città diverse italiane e straniere. Il bilancio finale fu di 85 morti e 200 feriti. E oggi secondo la denuncia  Paolo Bolognesi, presidente dell’associazione dei familiari delle vittime c’è il pericolo che la storia di una strage neofascista venga, se non  riscritta in maniera forviante, minimizzata nelle sue conseguenze giudiziarie. “Questo anniversario è carico di speranza, grazie ai processi in corso a Cavallini e Bellini, condannati all’ergastolo in primo grado. Ma anche di inquietudine, per il clima politico e culturale”, dice a La Stampa Paolo Bolognesi, presidente dell’associazione dei familiari delle vittime della strage di Bologna per il quale “Dalle parti del governo, assistiamo a manifestazioni sgradevoli di amici dei terroristi. O quantomeno in sintonia con i loro interessi”. Secondo Bolognesi, infatti, almeno indirettamente il governo Meloni si è esposto “con il ministro della giustizia, che in Parlamento ha fornito un assist ai terroristi”. “La vicenda è passata inosservata. E non è stata stigmatizzata in Parlamento, incredibilmente”. “Gli avvocati del terrorista neofascista Cavallini – spiega Bolognesi – hanno chiesto l’annullamento della condanna di primo grado sostenendo che quattro giudici popolari avevano superato il limite dei 65 anni, previsto dalla legge. E si basavano su due precedenti in Sicilia. Noi abbiamo ribattuto che la legge prevede il limite di età al momento della nomina, non alla fine del processo”. Nordio, “Rispondendo a un question time in Parlamento, ha detto che esiste una sentenza delle sezioni unite della Cassazione favorevole alla tesi Cavallini, e questo è falso. Ma nessuno ha protestato. Nemmeno quando la Cassazione ha confermato la nostra tesi”. (fonte ag. 9 colonne)