Successo anche a Udine per la mobilitazione in difesa della sanità pubblica
Decine di manifestazioni, assemblee, sit-in promossi dall’Intersindacale della Dirigenza medica, veterinaria e sanitaria, insieme con Associazioni di pazienti e di cittadini, si sono svolte oggi in tutte le regioni d’Italia, in difesa del diritto alla salute e del servizio sanitario nazionale pubblico e universale. Una catena territoriale intorno ad un obiettivo comune. Anche a Udine si è svolto un partecipato sit-in davanti all’ospedale Santa Maria della Misericordia. A stretto giro è arrivato il commento della consigliera regionale di Alleanza Verdi e Sinistra Serena Pellegrino, che ha partecipato al presidio udinese: “Questa mattina, all’Ospedale di Udine, la presenza di moltissime persone al presidio organizzato dalle sigle sindacali, dimostra che è già pienamente attiva a livello regionale la mobilitazione per la sanità pubblica che porterà la protesta a difesa del Sanitario Sanitario Nazionale da tutta Italia a Roma il prossimo 24 giugno. I cittadini hanno piena consapevolezza che la Regione Friuli Venezia Giulia sta stanziando milioni di euro per implementare il servizio privato dopo aver contribuito, passo dopo passo, a distruggere il servizio pubblico.” Prosegue l’esponente di Alleanza Verdi e Sinistra: “Medici a gettone, liste d’attesa, accorpamento dei consultori e dei servizi della riabilitazione chiusura notturna dei centri di salute mentale, incremento della spesa pubblica destinata alla sanità senza specifiche indicazioni sulle destinazioni tra pubblico e privato, e si potrebbe continuare a lungo.
Mi limito a ricordare la data del prossimo 30 giugno in cui anche in Friuli Venezia Giulia scatterà il payback sugli sforamenti della spesa regionale per le forniture dei dispositivi medici, una data oltre la quale moltissime piccole e medie aziende fornitrici saranno prossime alla chiusura e i cittadini rischieranno di dover rinunciare alle cure, per mancanza dei device, che vanno dal filo di sutura alle protesi, passando per le valvole cardiache ai dispositivi salvavita.” La mobilitazione come è noto è partita nel dicembre 2022 da Piazza SS Apostoli a Roma e arriva ora nelle piazze, nelle vie, negli ospedali di 39 città per chiedere di arrestare la deriva verso la privatizzazione dei servizi sanitari e la frantumazione di un diritto che la Costituzione vuole assicurare anche attraverso la valorizzazione dei professionisti, veri garanti della salute delle persone che tale deriva mette sempre più a rischio. “Il Def 2024, spiegano i sindacati dei medici, rappresenta la cartina di tornasole delle politiche sanitarie del Governo in carica, e l’occasione per capire quale modello assistenziale vuole adottare e quali politiche di tutela dei professionisti di cui pure, a parole, riconosce l’importanza per il rilancio della sanità pubblica. Il presente e il futuro della più grande infrastruttura civile del Paese, presidio di coesione sociale e unità nazionale, dipende da quante risorse si vorranno destinare alla sanità e da quale ruolo si vorrà riconoscere alle risorse umane che da troppi anni subiscono le conseguenze di pessime condizioni di lavoro. I tempi di attesa infiniti per ogni prestazione nel pubblico, la congestione del Pronto Soccorso dove confluiscono l’iperafflusso di accessi spesso inappropriati e la carenza dei posti letto degli Ospedali le carenze di personale determinata anche dalla grande fuga in atto dal lavoro pubblico sottopagato, il definanziamento dei programmi di promozione della salute e della prevenzione, l’inadeguatezza dei LEA, l’invecchiamento della popolazione esigono risorse economiche adeguate, ma soprattutto riforme di modelli assistenziali, ormai obsoleti, che nella pandemia hanno mostrato tutte le loro lacune e debolezze. Se recuperiamo alcune posizioni in Europa le perdiamo nella sanità pubblica, dove, da tempo, registriamo il non invidiabile primato della spesa più bassa, sia in rapporto al PIL che per quota capitaria, con l’offerta sanitaria pubblica giunta ai minimi storici”. La questione di fondo è rintracciabile nella mancanza storica di politiche sanitarie strutturali e omogenee sul territorio nazionale, non frammentate in 21 rivoli regionali che da tempo scaricano sui professionisti le responsabilità dei disservizi vittime di una governance datata che condiziona ruoli, processi e relazioni in una cornice burocratica asfissiante. “Gli eroi sono stati abbandonati nelle retrovie dai generali di un esercito disorganizzato, chiosano i medici, con contratti di lavoro condannati ad essere sottoscritti a tempo scaduto, che non migliorano le condizioni di lavoro e che non tengono il passo con le retribuzioni Europee. Gli stessi fondi del PNRR rischiano di non essere utili al cambiamento strutturale se non si interviene attraverso un investimento deciso sulle risorse umane anche per prevenire la fuga dei professionisti in cerca di condizioni migliori. Oggi portiamo nelle strade insieme ai cittadini e alle loro rappresentanze questioni in attesa di risposte politiche, con passione, fermezza, lucidità e consapevolezza. La salute non è una merce e salvare il Ssn è ancora possibile. In sostanza i dirigenti medici, veterinari e sanitari si fanno interpreti di un interesse generale, perché la morte della sanità pubblica riguarda tutte le cittadine e tutti i cittadini. La battaglia in sua difesa è la battaglia di tutti e solo uniti potremo vincerla per onorare l’articolo 32 della Costituzione.