Sudan, sesto giorno di combattimenti: tregua non rispettata. La popolazione è ostaggio dei belligeranti
Sesto giorno di guerra in Sudan. La tregua non è stata rispettata. Ieri mercoledì era stata accettata dall’esercito e dalle forze di pronto intervento una tregua di 24 ore, a partire dalle 06:00 del pomeriggio, per permettere alla popolazione di rifornirsi di cibo e evacuare i feriti. Una tregua fragile, interrotta diverse volte dalle due parti belligeranti. E ciascuna delle parti accusa l’altra di violazione della tregua. Gli scontri principali sono nei dintorni del Palazzo presidenziale e dalla zona si sprigionano lunghe colonne di fumo e si sentono sparatorie ed esplosioni. Caccia ed elicotteri dell’esercito sorvolano la capitale e da terra rispondono le unità della contraerea. A Khartoum, salgono a 5 gli ospedali fuori uso a causa dei colpi di artiglieria subiti e delle sparatorie nelle vicinanze oppure dal loro utilizzo come sedi militari. Gli appelli del sindacato dei medici sono caduti nel vuoto. La Croce Rossa Internazionale ha comunicato che “non è possibile fornire nessuna assistenza sanitaria, perché le scorte di medicinali sono finite e gli aeroporti sono tutti bloccati. La situazione è disperata”. La situazione della popolazione è drammatica. Ci sono cadaveri per le strade e sono stati registrati casi di assalto ai negozi da parte di uomini armati. Manca l’acqua potabile e l’elettricità. Tutte e due le parti belligeranti non sono interessate alla tregua e intendono risolvere militarmente lo scontro. La situazione è complicata perché i combattimenti avvengono all’interno delle abitazioni e il rischio è una guerriglia urbana di lunga durata. Molte ambasciate stanno studiando la partenza delle loro delegazioni diplomatiche.