Taci! Il nemico ti ascolta

Stanno narcotizzando l’opinione pubblica per tenerla lontana dalla verità e dalle decisioni che la riguardano. Per mettere a segno i loro piani e gli interessi di chi ne trae vantaggio, continuano a mentire, a usare la complicità dei funzionari pubblici, a farsi scudo di un giornalismo servile e di una magistratura miope. A scoraggiare la verità e la giustizia, al posto dell’olio di ricino fioccano le minacce e le denunce mirate a sviare lo scandalo, a intimorire la difesa dei diritti sanciti dalla Costituzione e a non tradire il patto intrapreso fra il politico corrotto e chi beneficia dei suoi servigi.
Salvando la laguna di Grado e Marano, e con essa l’economia turistica, la salute pubblica e il pubblico erario, abbiamo dato un senso alla dignità delle popolazioni della Bassa e ai dettami della Costituzione repubblicana. In tutto ciò non è passato inosservato il tentativo di intimorire i firmatari rendendo pubblici i loro nomi, né la complice inerzia della Avvocatura regionale che, dopo il ricorso al TAR, non si è appellata al Consiglio di Stato. Al pari non può sfuggire la denuncia per diffamazione inflitta a De Toni, in forza di una testimonianza carpita durante una festa privata, dopo uno sfogo personale causato dalle continue provocazioni e menzogne diffuse a piene mani dai politici e dai soliti giornalisti asserviti ad un imprenditore ucraino.
Un’ azione legale che ha avuto il sapore intimidatorio di una vendetta, con la pretesa di un indennizzo di 100 mila euro, ridotto a soli 4 mila, come se l’onore del compianto non valesse più di tanto. Un addebito, quello del tribunale di Udine, che sarà onorato da noi tutti, a conferma di una solidarietà, che deve essere il fondamento della rinascita morale del Friuli. La verità è che le battutine di Fedriga non bastano più a coprire le ultime malefatte. A nulla servono le promesse e gli imbrogli messi in atto con il pretesto di mettere in sicurezza il Tagliamento o con la invasione dei campi fotovoltaici o per tenere sotto controllo la contaminazione delle acque. A maggior ragione niente assolve i giornalisti di regime che lasciano fare e che, a dirla con il compianto amico Purgatori,
sono pur sempre i principali responsabili della mancata libertà di critica e di una sfacciata collusione con i poteri forti. Una volta di più lo si è visto in occasione della vergognosa fine
della inchiesta “Grande Tagliamento”, liquidata con una disarmante e acritica partecipazione del giornalismo locale. Una inchiesta che, grazie al coraggio del sostituto procuratore
Valentina Bossi aveva messo a nudo: una gigantesca truffa architettata da 195 imprese del Nordest in decine di cantieri stradali ed autostradali finiti sotto il controllo della cricca e usati per smaltire i peggio rifiuti. Un impegno investigativo enorme, con centinaia di ore di intercettazioni, altrettante perquisizioni, estese alle sedi della Regione. Una vera e propria bomba, senza contare il tentativo di Udine di avocare a sé l’inchiesta goriziana. Temendo il peggio e le possibili trame degli inquisiti, una volta terminata una affollatissima conferenza di Gratteri a Gorizia, avevo preso la parola per suscitare la solidarietà dei cittadini. Ringraziata la Procura della Repubblica e la Guardia di Finanza per il lavoro svolto, ottenni un quanto mai fragoroso e rassicurante applauso.
Fu tutto inutile, perché dopo il trasferimento del procuratore Lia e dopo 12 anni di coraggiose inchieste, a Valentina Bossi non era rimasto che andarsene ad Ivrea, prima di essere sbranata e prima che tutte le indagini le fossero rivoltate contro in quella esplicita tradizione mafiosa, già collaudata contro la sopraintendente Picchione. Cosicché, dopo alcuni anni dalla sua partenza, gli appalti truccati sono archiviati e il solito cattivello può continuare ad avvelenare il nostro futuro.
Tibaldi Aldevis Comitato per la Vita del Friuli Rurale