Tari e acqua, cambiano i costi in Friuli Venezia Giulia. I dati da Federconsumatori e Adiconsum
Sono Trieste per i nuclei familiari di una sola persona (unità abitative di 60 metri quadri), con un importo medio dii 118 €, e Gorizia per quelli di 3 persone (100 metri quadri come superficie di riferimento), con 276 € di media, le province dove è più elevato il livello medio della Tari in Friuli Venezia Giulia. È Pordenone, invece, quella che ha registrato gli aumenti più elevati tra il 2020 e il 2024, con un incremento medio del 22,5% per i nuclei di una persona e quasi del 24% per quelli di 3 persone. Solo a Trieste, nello stesso arco di tempo, gli adeguamenti tariffari per il servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti si sono mantenuti al di sotto dell’inflazione cumulata, che tra ha superato il 17% nei quattro anni considerati, mentre nelle altre province gli aumenti registrati nelle tariffe medie si collocano sopra il 20% per quasi tutti i tipi di utenze domestiche.
È quando emerge dall’indagine che Federconsumatori e Adiconsum hanno commissionato all’Ircaf (Istituto ricerche consumo ambiente e formazione), relativa all’andamento delle tariffe in tutti i 215 comuni della regione, presentata oggi a da Angelo D’Adamo (Federconsumatori) e Roberto Zorzi (Adiconsum). «Questa ricerca – hanno dichiarato – vuole essere innanzitutto uno strumento a disposizione dei sindaci, delle società di gestione e dell’Ausir, l’autorità di regolazione del servizio idrico e dei rifiuti. Abbiamo un quadro complessivo sull’andamento delle tariffe, sulle differenze tra i diversi comuni e territori, utile come base per un confronto teso a tutelare gli utenti, a partire dalle fasce più deboli, a rendere più efficiente il servizio, ridurre sprechi e produzione di rifiuti, a incentivare comportamenti virtuosi, anche in un’ottica di contenimento delle tariffe».
L’indagine non riguarda soltanto la Tari, ma anche la spesa media per il servizio idrico, che viene applicata dalle società di gestione con costi definiti sulla base dei bacini. La tariffa più elevata, in questo caso, è quella applicata da Acegas-Aps-Amga sul territorio nel bacino della città di Trieste, con una spesa di 501 euro calcolata su nuclei di 3 persone e un consumo di 150 metri cubi. A seguire Lta, nei bacini Basso Livenza ed ex Caibit (440 euro) ed ex Sistema Ambiente (434 euro), mentre è il Cafc ad applicare le tariffe più basse, con costi che vanno dai 286 euro della città di Udine ai 290 della Carnia, fino ai 293 dei comuni del bacino storico del Cafc. Acegas e Lta guidano anche le classifiche degli aumenti, con rincari del 23% a Trieste e compresi tra il 21 e il 26%, a seconda dei bacini, nei Comuni servizi dalla utility pordenonese. Incrementi superiori all’inflazione anche per gli utenti dell’Acquedotto del Carso (Trieste) e Hydrogea (Pordenone), in linea con l’inflazione per Irisacqua (Gorizia), inferiori al tasso d’inflazione per Cafc e Poiana (Udine).
Oltre alle utenze domestiche l’Ircaf ha monitorato anche l’andamento dei costi per alcune tra le principali categorie di utenze commerciali (bar, alberghi con ristorante, negozi di abbigliamento, supermercati, distributori di carburanti), sia per la Tari che per l’acqua, disponibili anch’essi nel file Excel allegato.
Le associazioni dei consumatori, da parte loro, da un lato sollecitano la necessità di confermare e rafforzare, di fronte all’andamento crescente dei costi, gli strumenti di sostegno alle utenze deboli e di rafforzare i processi di efficientamento del sistema, anche accelerando i processi di integrazione e fusione tra le utility. Tra i processi da incentivare, per Federconsumatori e Adiconsum, anche tutti quelli tesi a responsabilizzare gli utenti e sostenere le pratiche virtuose, sia nell’ambito della raccolta rifiuti che nell’utilizzo dell’acqua. Da qui il giudizio positivo per il ricorso a sistemi di tariffazione, nell’ambito del servizio rifiuti, volti all’introduzione della tariffa puntuale, più legata alla produzione effettiva di rifiuti, già adottata nel 20% dei comuni del Friuli Venezia Giulia.