Termoarredo green che nasce dagli scarti della polvere di marmo, si presenta a Bologna la friulana Maarmo
Dal 26 al 30 settembre Maarmo sarà presente a Bologna al Cersaie. L’azienda friulana è specializzata nei termoarredi completamente riciclabili: nascono dalla polvere di marmo scartata dalla produzione e le vernici sono solo a base d’acqua. Il responsabile divulgazione di Maarmo, Gianpaolo Pezzato: “I nostri processi produttivi sono eseguiti a basse temperature, le quantità di energia usate sono minime”. In fiera la presentazione in anteprima delle ultime novità e modelli. Torna dal 26 al 30 settembre a Bologna il Cersaie, il Salone Internazionale della Ceramica per l’Architettura e dell’Arredobagno, uno degli appuntamenti internazionali più importanti per chi si occupa di design, ceramiche e di arredo del bagno che, nell’ultima edizione, ha visto la partecipazione di oltre 62.000 visitatori provenienti da tutto il mondo. In fiera sarà presente anche Maarmo allo Stand 4 (Mall 29-30). L’azienda friulana metterà in mostra i propri prodotti (citiamo il Veneziaa, il Toscana e il Perfetto in tutte le loro varianti di colore e forme). Nell’occasione del Cersaie, sarà presentata anche una novità assoluta, un nuovo modello forgiato dall’expertise del reparto R&D. “Il design e il rispetto per l’ambiente dei nostri termoarredi sono per noi valori indissolubili volti a garantire comfort e benessere all’interno non solo degli spazi abitativi ma anche di ogni ufficio e locale commerciale”, spiega per l’azienda il responsabile della divulgazione, Gianpaolo Pezzato. “Tutto ciò grazie ad una tecnologia radiante sostenibile e brevettata che diffonde il calore per irraggiamento, col così detto “effetto pietra”, distribuendolo in modo uniforme e dolcemente e limitando la circolazione della polvere e dei batteri”. Maarmo infatti come materia prima riutilizza e ricicla gli scarti della lavorazione del marmo, recuperati grazie ad un certosino lavoro di selezione nelle cave dell’area veronese. La formula, sviluppata e perfezionata con pazienza nel reparto di Ricerca e Sviluppo di Vittorio Veneto, nel Trevigiano, ha permesso di generare una linea di termoarredi di design, che non necessita di una fase di cottura, ma di una dolce fase di stagionatura, che dura dalle quarantotto alle settantadue ore. Si passa poi alla verniciatura, realizzata esclusivamente con vernici a base d’acqua, e all’imballaggio, composto di materiali provenienti da cartone riciclato e certificato. “Tutti i prodotti, sia la versione elettrica che idronica, a fine vita, una volta tolti gli elementi strutturali riscaldanti, come il rame o le resistenze elettriche, possono essere rimacinati per rientrare nel ciclo produttivo”, spiega ancora Pezzato. “In questo senso Maarmo agisce creando flussi circolari di materia, capaci così di rigenerarsi. Inoltre, essendo tutti i processi produttivi eseguiti a basse temperature, le quantità di energia usate sono minime. Per chiudere il ciclo green, sono state implementate due iniziative per abbattere l’impatto ambientale: durante l’evento fieristico non verranno utilizzati cataloghi cartacei, bensì un QR Code unico che rispetti l’ambiente. Inoltre, grazie alla partnership con l’amministrazione comunale di Chions, per ogni radiatore venduto piantiamo un albero all’interno del parco su cui si affaccia la nostra factory. Così la terra può respirare meglio grazie a noi”. Un paradigma produttivo ed ecosostenibile unico nel suo genere, che adesso si sta imponendo all’attenzione dei mercati. Dopo una fase iniziale di studio, lo scorso anno c’è stato il rafforzamento della compagine societaria, con l’ingresso di nuovi imprenditori sia dell’area pordenonese (Alain Bottos, Stefano Mascarin e Andrea Del Ben), che dell’area trevigiana (Marco Caliandro e Gianpaolo Pezzato), per sostenere il progetto di crescita e sviluppo in Italia e nei mercati esteri. Superata la fase di start up, grazie al supporto ed al know how apportato dai nuovi partner, la produzione di Maarmo si sposta, attraverso un’operazione di riqualificazione di un vecchio spazio produttivo abbandonato di quasi duemilacinquecento metri quadrati a Villotta di Chions, nel Pordenonese, circondato dai vitigni di Prosecco e gli aironi ed i cigni del Parco del Cornia.