Traffici nucleari. Spariscono in Libia 2,5 tonnellate di “yellow cake” sostanza radiottiva utilizzabile per bombe “sporche”
Immaginiamo per un momento che l’alieno protagonista della trasmissione televisiva Rai “Caro Marziano” di Pif” volgesse per davvero uno sguardo sul mondo terracqueo. Vedrebbe, oltre alla palese e perniciosa incapacità di interpretare il fenomeno migrazioni del governo Meloni, salvando con umana pietà migliaia di disperati della terra, una situazione di transnazionale follia imperante che, vista con distacco alieno, ci farebbe meritare punizioni interplanetarie esemplari. Vediamo cosa sta accadendo puntando un binocolo i maniera random dall’Europa all’oriente. La devastante guerra in Ucraina continua senza sosta e la tensione tra Stati Uniti e Russia è ulteriormente aumentata, dopo l’episodio del drone abbattuto a “spintoni” da un caccia di Mosca sul Mar Nero in cieli internazionali. Allo stato Putin non sembra avere nessuna intenzione di fare alcuna apertura, neppur blanda, figuriamoci un passo indietro nella sua operazione militare speciale nonostante la terra Ucraina sia letteralmente intrisa dal sangue dei giovani e di inesperti soldati russi buttati nella mischia come carne da cannone. Ma non è che il sangue dei più esperti soldati di Kiev sia meno rosso, i morti in campo Ucraino sono di meno solo perchè le truppe impegnate sono in numero minore. E’ semplice matematica, quando ci si spara missili e cannonate a distanza come sapevano già i generali nella prima guerra mondiale. In questo quadro, l’occidente e la Nato, proseguono a ribadire il loro sostegno a Kiev e si preparano all’invio di nuove armi. Anche volendo considerare l’osservatore interplanetario immaginario esperto dell’arte della guerra, fin qui si rimane nell’alveo delle tecniche, magari novecentesche, dei conflitti armati umani. Intollerabili agli occhi di qualsiasi pacifico abitante dell’universo, ma pur drammaticamente razionale nelle logiche guerrafondaie che comunque prevedono che alla fine ci sia un vincitore e un vinto, non l’annientamento totale del genere umano. Annientamento reso possibile, non solo da Putin in quanto cattivone di turno, ma da come si sono sviluppati gli equilibri geopolitici dopo la seconda guerra mondiale. Corsa al nucleare, circolazione fuori controllo di armamenti più meno “convenzionali”, insomma tutto il cucuzzaro che le generazioni nate dopo gli anni 50 hanno ereditato. Dando per buona, con molti dubbi, che gli equilibri muscolari basati sulla contrapposizione di migliaia di missili nucleari bastevoli ad annientare la vita sulla terra non una, ma una decina di volte, sia stato un “positivo equilibrio di forze” che ha garantito la pace, sappiamo che in realtà non c’è stata assenza di guerra, neppure in Europa, anzi in questi decenni il rombo del cannone è stato presente in molti continenti pur se a macchia di leopardo. Quello che ora inquieta è che armamenti potenzialmente mega-distruttivi siano merce ormai diffusa e non solo fra le “grandi” potenze. Ma non solo, anche quando non parliamo di armi nucleari tecnologiche, la possibilità di annientamento artificiale si palesa in forme diverse. A dimostrazione di come la situazione sia in generale fuori controllo, una notizia di queste ore arriva dalla Libia a poche centinaia di chilometri dal nostro paese. Un nuovo allarme, destinato a far aumentare ulteriormente la tensione come se non bastassero le bombe che bussano alle porte della centrale nucleare ucraina di Zaporizhzhia. L’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) ha denunciato la scomparsa di circa 2,5 tonnellate di uranio naturale da un sito in Libia. Si tratta di una decina di container contenenti bidoni di ‘yellow cake’ da un sito imprecisato. Si tratta di scarti prodotti finali dei processi di concentrazione e purificazione dei minerali estratti che contengono l’uranio. Questo prodotto è scambiato come merce nei mercati in diversi angoli del mondo, questo desta preoccupazione perché yellow cake può essere utilizzato nella produzione di armi nucleari. Spieghiamo meglio: Conosciuto anche come urania (curiosamente anche nome di una nota collana di libri di fantascienza), il yellow cake può essere ulteriormente raffinato per l’uso nelle centrali nucleari come quelle utilizzate per generare elettricità ed energia per i sottomarini. Urania può anche essere arricchita per l’uso in reattori specializzati e nella costruzione di armi. Tuttavia, l’arricchimento e il suo utilizzo bellico nucleare è tutt’altro che semplice, richiede strutture specializzate, conoscenze e tecnologie non alla portata di tutti. Ma Yellow cake è comunque radioattivo e come altre sostanze radioattive, può causare gravi problemi di salute e se esseri viventi vi sono esposti potrebbe rappresentare un grave rischio di inquinamento soprattutto se viene rilasciata nell’ambiente in grandi quantità. Teoricamente (questo è il timore più grande) yellow cake potrebbe essere usato per fare una bomba sporca unita a esplosivi convenzionali usati come vettori per distribuire a pioggia la sostanza per contaminare area più o meno vaste. Detto questo, torniamo alla Libia, diciamo in via preliminare che sarebbe da indagare sul chi abbia venduto, probabilmente a Gheddafi (ma di questo non vi è certezza ma ragionevoli sospetti) tali quantità di sostanze radioattive. Ora l’Aiea ha dichiarato che condurrà “ulteriori” verifiche per “chiarire le circostanze della scomparsa di questo materiale nucleare e la sua attuale ubicazione”. Quello che appare assurdo che dodici anni dopo la caduta di Gheddafi con la Libia ancora dilaniata in una crisi politica in cui si combattono due entità semistatali con il loro corollario di milizie locali e truppe mercenarie al soldo di potenze straniere, non si sia posto come prioritario il problema di recuperare tali potenziali scorie nefaste e non solo “vigilare” con i risultati che la sparizione di questi giorni evidenziano. Non serviva essere marziani per capire che probabilmente quelle scorie, che di certo provengono da paesi industrialmente sviluppati, nessuno le vuole indietro. Così il rischio che finiscano sul mercato nero della morte diventa una drammatica opzione lasciata ai trafficanti. Ma siamo certi che il governo italiano, dopo la fatwa contro gli scafisti, si produrrà nella ricerca in ogni dove dei responsabili di tali traffici, anche se crediamo che non servirà girare come trottole per il globo terracqueo per trovare la fonte dei trasferimenti di immondizia tossica, forse basterà guardarsi intorno e magari sbirciare negli archivi dei nostri 007.