Udine: Fontanini offre la prospettiva desertica per il futuro, un 2050 splendido solo nei sogni
C’è un che di comico, anzi di tragicomico nelle proposte illustrate dal sindaco di Udine Pietro Fontanini nell’ambito del Recovery Plan e di Next Generation EU. Una presentazione alla quale, segnaliamo essere stata invitata solo stampa amica. Fino ad oggi infatti la gestione del capoluogo friulano si era caratterizzata per aver messo la città nelle sabbie mobili, ma vi era la speranza che vi sarebbe stato un dopo, che superata questa parentesi di gestione si potesse vedere al futuro. Ed invece le proposte del sindaco, l’inerzia progettuale vera metterà chi verrà dopo nell’impossibilità di competere e di far uscire la città da una desertificazione annunciata. Fontanini ha annunciato che vorrebbe proiettare la città nel futuro con un suo piano fino al 2050, un piano che è talmente “avanti” da lasciare indietro ogni possibilità reale e che sia al di fuori del libro dei sogni. Secondo l’idea del sindaco serve mettere il territorio del Friuli Venezia Giulia in generale, e quello friulano in particolare, al centro dell’Europa, per assicurare un ruolo importante di sviluppo del sistema manifatturiero. Assicurare una fiscalità di vantaggio alle aziende operanti in questo territorio esistenti e nuove nell’importante corridoio baltico adriatico. Non è per nulla chiaro come questo progetto riguardi Udine dato che ogni finanziamento, ogni piano regionale e nazionale sembra fatto apposta per escludere il capoluogo friulano che rischia di restare solo terra adatta a raduni per alpini e sagrone più o meno doc, ma sempre a suon di frico, vino e polenta ed insopportabili e deturpanti scritte luminose. Le merci e lo sviluppo generate anche Recovery Plan correranno a nord di Udine e a sud dato che i fondi sono destinati alla linea ferroviaria Trieste Venezia e al porto di Trieste ed è facile pensare che le scelte di eventuali sviluppi del manufatturiero non sceglieranno Udine ma località meglio collegate con le grandi reti di viabilità in logica ferroviaria, stradale e marittima integrata. Insomma sono in molti, e noi fra quelli, ad essere certi che il cosiddetto progetto Udine 2050 è solo una cortina fumogena, nebbia dietro la quale nascondere non solo anni di malagestione politico-amministrativa, ma soprattutto di pochezza di idee e di sudditanza alle scelte in salsa leghista prese nazionalmente e ancora di più a Trieste alla corte di Fedriga . Un presidente di regione che invece ha accolto con entusiasmo quanto maturava nella sua Trieste che come è noto avrà oltre 400 milioni di euro per l’attività portuale e 40 milioni per il Porto Vecchio, che diventerà così una struttura espositiva d’avanguardia compreso il più grande polo congressuale del Nord Est, con le ricadute turistiche che si porterà dietro. Udine invece manterrà le sue sagre e sfilate e riproporrà un modello “emporiale” che premia i soliti noti e che in realtà esclude il centro della città lasciando che a godere siano soprattutto i comuni limitrofi che ospitano i grandi centri commerciali.
Di oggi da registrare una dura nota di commento del Pd relativamente all’iniziativa pubblica promossa dal sindaco Pietro Fontanini per illustrare il progetto “Udine 2050” . Affermano il segretario regionale del Pd Fvg Cristiano Shaurli e quello cittadino Vincenzo Martines: “Fontanini ha scelto una kermesse Lega-destra per illustrare il suo ‘straordinario’ progetto. Se avesse voluto essere punto di riferimento avrebbe invitato le categorie e tutti i parlamentari e i consiglieri regionali del territorio. Per il Friuli il vuoto assoluto. Nessuno dei progetti elencati ha tempi tecnici per ambire a queste risorse europee. Ma come dice lui, si vive sperando e forse ci saranno altre occasioni fino al 2050. Una gigantesca occasione persa per il Friuli mentre altri territori, e per fortuna, mettono in campo una visione del futuro, non certo per merito di Fedriga ma solo dell’Autorità portuale di Trieste. Spero di sbagliarmi ma le uniche risorse che a breve arriveranno in Regione, anche considerando la lista della spesa fuori scala e senza priorità della Giunta, saranno solo quelle per il sistema portuale di Trieste”. “Fontanini parla di Friuli area retroportuale ma non parla con D’Agostino – sottolinea Martines – parla di industria friulana ma non c’è nemmeno un rappresentante dell’economia. L’assessore Bini richiama il Friuli a ‘ruggire’ come ai tempi di Comelli, ma non ci dice se ha un’idea di politica industriale per lo sviluppo del Friuli. Non basta citare i grandi del passato per diventare grandi. Sembra che dialogare con RFI sia la soluzione di tutti i problemi ma – conclude – non si dice qual’è la vocazione della città in prospettiva”.