Ufficio Rifugiati Onlus: Verso l’Europa che vogliamo: accoglienza diffusa e civile dei profughi dall’Ucraina
La Commissione europea ha annunciato che nei prossimi giorni verrà applicata per la prima volta la Direttiva 2001/55/CE che consente di dare una immediata “protezione temporanea” ai profughi della guerra in Ucraina. Si tratta di una decisione importante e saggia che consente di evitare la lunga procedura di analisi delle domande di asilo individuali fornendo subito una protezione almeno temporanea alle vittime di guerra e l’accesso ad alcuni diritti fondamentali. Soprattutto con l’applicazione della citata Direttiva verrà attuato un piano di redistribuzione delle presenze in tutti i Paesi dell’Unione, nessuno escluso, secondo criteri oggettivi. Anche l’Italia prenderà dunque la sua quota e dovrà rinforzare il suo sistema di accoglienza in tutte le città. L’accoglienza dei profughi ucraini, in assoluta maggioranza donne e bambini, non andrà fatta in isolate e fatiscenti caserme, come qualche triste politico locale già invoca, ma utilizzando case e strutture ordinarie dove, sulla base del modello della accoglienza diffusa di cui Trieste è esempio in Italia, le vittime della guerra potranno ricostruire un minimo di normalità di vita quotidiana e allacciare relazioni positive con la popolazione. ICS si sta attrezzando per reperire nuovi posti di accoglienza, tanto più necessari anche in vista della ripresa degli arrivi dalla rotta balcanica di rifugiati che fuggono da altri, non meno gravi scenari di guerra come l’Afghanistan, e invita la popolazione a segnalare la disponibilità di eventuali case, appartamenti e strutture. ICS ricorda che i propri Uffici sono aperti tutti i giorni lavorativi per fornire informazioni e assistenza ai cittadini/e ucraini/e, come a tutti coloro che ne hanno bisogno, senza distinzioni di nazionalità, provenienza, lingue e religioni.
Sempre ICS fa appello perchè a Trieste i profughi vadano in case, non in caserme. “L’accoglienza dei profughi ucraini, in assoluta maggioranza donne e bambini, non andrà fatta in isolate e fatiscenti caserme, come qualche triste politico locale già invoca, ma utilizzando case e strutture ordinarie, sulla base del modello della accoglienza diffusa di cui Trieste è esempio in Italia”. Lo sottolinea in una nota rilanciata dall’agenzia Dire, Gianfranco Schiavone, presidente del Consorzio italiano solidarietà (Ics), principale realtà che si occupa di accoglienza di richiedenti asilo e rifugiati a Trieste.
Solo negli appartamenti, unità di base dell’accoglienza diffusa, continua Schiavone, “le vittime della guerra potranno ricostruire un minimo di normalità di vita quotidiana e allacciare relazioni positive con la popolazione”.
In questo momento l’Ics ha una disponibilità immediata di accoglienza per quasi un centinaio di persone, spiega alla Dire Schiavone, ma ci si sta attrezzando per reperire nuovi posti. Questi ultimi sono necessari, aggiunge, “anche in vista della ripresa degli arrivi dalla rotta balcanica di rifugiati che fuggono da altri, non meno gravi scenari di guerra come l’Afghanistan”, conclude il presidente, invitando la popolazione “a segnalare la disponibilità di eventuali case, appartamenti e strutture”.