Un libro su Franco Basaglia per ripensare alla cura e alle pratiche della salute mentale
Il 13 maggio non è un anniversario qualunque: è il giorno in cui 43 anni fa è stata approvata la Legge 180. Il giorno in cui la psichiatria ha assunto ufficialmente un volto umano e gentile. Il giorno in cui è stato dimostrato che l’impossibile può diventare possibile, per dirla con le celebri parole di Franco Basaglia, lo psichiatra arrivato a Trieste esattamente 50 anni fa che ha rivoluzionato l’approccio alla sofferenza psichica, convertendo la sua formazione di stampo fenomenologico in una disciplina incarnata nel territorio e ribellandosi alle intollerabili condizioni di vita dei pazienti.
Celebrare questa data storica, pertanto, non è un esercizio di retorica per persone nostalgiche, soprattutto se si sceglie di farlo andando alle radici di quell’esperienza per rinnovarne le motivazioni autentiche. Motivazioni che hanno a che vedere coi diritti umani e con l’idea di persona e non semplicemente con modalità diverse di gestione del potere. Motivazioni che Mario Colucci, uno psichiatra che si interessa di filosofia, e Pierangelo Di Vittorio, un filosofo che ha lavorato nel campo della salute mentale, hanno scandagliato nel libro “Franco Basaglia” uscito nel 2001 per Bruno Mondadori Editore e da poco più di un anno ristampato per le Edizioni alpha beta Verlag di Merano in una nuova edizione aggiornata uscita nel marzo 2020 e impreziosita della prefazione di Eugenio Borgna.
Si tratta della prima monografia dedicata a Basaglia, dove gli autori hanno provato a tenere insieme il profilo intellettuale dello psichiatra veneziano con il suo impegno quotidiano nella lotta contro il manicomio, senza cancellare, anzi evidenziando, come si legge nella premessa alla nuova edizione, la problematicità insita in tale rapporto. Un libro — scrive Borgna — che si legge, o si rilegge, con grande interesse, e che ricostruisce avvenimenti lontani che nulla hanno perduto della loro febbrile attualità. Infatti, prosegue il decano degli psichiatri italiani, «gli orrori di molti manicomi non ci sono più, ma l’indifferenza con cui da parte di alcune direzioni sanitarie e dell’opinione pubblica si guarda a quello che avviene nei servizi di psichiatria ospedaliera continua a essere grande.» E l’inerzia, l’incapacità di creare una relazione tra chi cura e chi è curato non sono limiti della sola psichiatria, ma di tutto il sistema di cure, un sistema che l’emergenza sanitaria ha evidenziato nelle sue fragilità.
Giovedì 13 maggio alle ore 18 il giornalista Nico Pitrelli, direttore del Master in Comunicazione della Scienza “Franco Prattico” e autore del testo “L’uomo che restituì la parola ai matti. La comunicazione e la fine dei manicomi” (Editori Riuniti, 2004), ne parlerà — alla presenza degli autori — con Michele Zanetti, colui che in veste di presidente della Provincia chiamò Basaglia alla direzione dell’ospedale psichiatrico di San Giovanni, Franco Rotelli, collaboratore di Basaglia e suo successore alla direzione del Dipartimento di Salute Mentale, Alessia de Stefano, psichiatra a Roma, Gabriella Gabrielli infermiera a Trieste, in un appuntamento online in cui l’attrice Sara Alzetta proporrà dei brani tratti dalla pubblicazione.
L’incontro è promosso da CoPerSaMM, la Conferenza Permanente per la Salute Mentale nel Mondo Franco Basaglia, un’associazione nata nel 2010 e ora presieduta dalla psichiatra Giovanna Del Giudice, e s’inserisce in “Leggere per trasformare”, un progetto finanziato dalla Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, attraverso il quale si è inteso riprendere pubblicamente il discorso sui temi della cittadinanza e del diritto alla salute promuovendo conversazioni mensili attorno ai libri della Collana 180-Archivio critico della salute mentale, di cui è direttore lo psichiatra Peppe Dell’Acqua.
Sarà possibile seguire l’evento, realizzato in collaborazione con l’Università degli Studi di Trieste e con l’Azienda Sanitaria Universitaria Giuliano Isontina, dalla pagina Facebook di Copersamm (https://www.facebook.com/conferenzabasaglia/).