Una regione normale?

In una Regione normale, una regione e che rispetti le proprie leggi e procedure amministrative, ci si sarebbe aspettati questa sequenza di atti. Nelle Linee di gestione del Servizio Sanitario Regionale si dichiara di perseguire l’esternalizzazione di ospedali o di parte degli stessi, motivando la decisione. Su questa decisione si presenta uno studio di costi e benefici. Poi le Aziende lo mettono nei propri piani. Quindi si procede ad una gara regionale includendo tutte o parte delle esternalizzazioni. Sapendo però che secondo ANAC siamo già la regione che spende di più in esternalizzazioni di medici ed infermieri di tutta Italia. Siamo il 2% della popolazione e spendiamo l’11% della spesa nazionale, 11 milioni di euro a fronte ad esempio del Veneto che ha quattro volte i nostri abitanti e ne spende 14 (fosse come noi ne dovrebbe spendere 56).
Accade così che le conferenze dei sindaci approvino piani in cui non c’è nulla di tutto questo e apprendano la notizia dalla stampa. E questo nonostante le richieste del privato siano state depositate mesi prima, addirittura ad agosto 2024. Alla faccia di trasparenza e di “ascoltiamo tutti”.
A fronte delle proteste per le evidenti scorrettezze scatta la difesa di ufficio. Il Presidente dice che non si tratta di privatizzazioni ma di privati accreditati. Affermazione non corretta. Per diventare privato accreditato si deve passare per definizione del fabbisogno da parte della Regione, autorizzazione, accreditamento e contratto e questo va fatto per singolo punto di erogazione.
In questo caso è stato il privato a giocare per primo, sapendo anche che in caso di gara ha una sorta di diritto di prelazione. Sperando tra l’altro che, come accaduto a Pordenone per la radiologia, non arrivi qualcuno da fuori molto ben attrezzato a vanificare il progetto. Quindi non sarà un privato accreditato ma un servizio appaltato.
Ancora in assenza di atti ufficiali della Regione si comperano pagine dei quotidiani di pubblicità per dire che tutti va bene ed è bellissimo. Si citano poi a sproposito esempi di altre regioni dimenticando volutamente che in quei casi è stata la Regione e non i singoli privati a lanciare l’iniziativa definendo obiettivi e confini.
Non so come andrà a finire, non so se ad esempio arriveranno grossi gruppi italiani rompere le uova nel paniere di qualche privato regionale.
So di sicuro però che l’incertezza e la non trasparenza delle scelte renderanno sempre meno attrattiva per i professionisti la nostra regione con tutte le conseguenze immaginabili.
E così si sfascia il servizio sanitario regionale grazie a improvvisazione e approssimazione.

Giorgio Simon Medico