Va tutto bene, non per loro

Questa è una storia che si svolge a Casale Monferrato, città che ha rapporti con Monfalcone su una tematica ben definita: l’utilizzo dell’amianto e i morti, tanti morti. La storia comincia dalla fine, così: “Colpevole”. Stephan Schmidheinj il re dell’amianto è responsabile per la strage dell’eternit, condannato per omicidio colposo aggravato. Un verdetto atteso da anni da tutta la comunità. Mercoledi 7 giugno 2023 la Corte d’Assise di Novara chiude un processo durato anni. Saranno loro che entreranno nel merito e valuteranno.
Per quanto mi riguarda esprimo un giudizio positivo sulla sentenza, ma rimane sempre tanto amaro in bocca. Voglio sottolineare un altro aspetto che coinvolge direttamente Monfalcone, al processo come parte civile era presente la Presidenza del Consiglio, lo Stato Italiano ed è stato risarcito. Attorno agli esposti amianto è stato costruito un fronte ampio istituzionale e politico. La storia inizia nel 2014 quando il processo fu annullato, i reati prescritti e non ci fu nessun risarcimento, davanti a questo giudizio del tribunale, una delegazione di Casale Monferrato chiese e ottenne un incontro alla Presidenza del Consiglio. Il Presidente Renzi si impegnò e pochi mesi dopo la Presidenza del Consiglio si costituì parte civile. Davanti a questa importante decisione, a Monfalcone veniva fatta la richiesta di costituire un fronte ampio e di seguire tale strada, più volte, sostenuta con due lettere pubbliche sulla stampa locale, nel gennaio e giugno del 2016. La richiesta è stata raccolta solo dall’ex Sen. Fasiolo. Lavorando con il ministro Boschi, sono riuscite a decidere che la regione del FVG si costituisca parte civile nel IV processo. Il resto delle forze non ha voluto, e al posto di difendere gli interessi degli esposti, come a Casale, ha deciso di utilizzare “la transazione” spinti anche dalle imminenti elezioni locali. In altre parole, al posto di fare gli interessi della comunità, sono stati fatti gli interessi di partito. Accuse, divisioni, astio, denigrazioni, sparse a piene mani, che hanno oscurato anni di lotte e iniziative unitarie nel territorio e ridotto l’attenzione nei confronti dei responsabili delle morti. Questa è storia locale recente.
Visto che i processi sono ai titoli di coda, la non volontà di coinvolgere le massime cariche istituzioni nazionali come parte civile, peserà negativamente in un prossimo futuro, per un riconoscimento, considerato che i morti per profitto sono causa di un’azienda di Stato. A Casale e a Monfalcone sono state scritte due storie diverse su chi mettere al centro “Loro” o “l’io”, con due risultati diversi, su cui bisogna fermarsi a riflettere. Infatti, per dare le risposte alle esigenze, necessità di “Loro” gli esposti è l’ora di ricucire tutti gli strappi e le divisioni di questi anni.
Se a questo indizio, ne vengono aggiunti altri tre: in primo luogo, per l’ennesima volta le istituzioni locali si impegnano, con sempre meno credibilità, a ridurre il pellegrinaggio degli esposti negli ospedali della regione. In secondo luogo, il futuro non definito del Crua, che troverà soluzione solo con la costruzione della nuova palazzina dietro l’ospedale; ad oggi non c’è una data definita, ma già si prevede la scarsità di personale designato. Infine, il nulla sulle decisioni dell’Europa sulla “protezione della salute e della sicurezza sul lavoro” come spina dorsale della transazione e del futuro sviluppo.
Quattro indizi fanno una prova: per gli esposti amianto, non va per niente bene, per precisa scelta della politica locale.
Luigino Francovig