Vertice Migrazione a Roma, MSF: “Storia già vista, futuro più a rischio per chi fugge”

Tunisia, madre e figlia morte dopo essere state respinte dal governo tunisino

Il vertice  sull’immigrazione, promosso dall’Italia e a cui hanno partecipato i Paesi affacciati sul Mediterraneo, non è altro che un’ulteriore tappa della strategia di esternalizzazione a Paesi terzi del controllo delle frontiere dell’Europa. In sostanza si evitano le morti in mare per trasferirle nel deserto fuori dagli occhi delle opinioni pubbliche occidentali. Cuore che non vede cuore che non duole, questa è la nuova frontiera del “blocco navale”  che diventa terrestre. L’immagine della mamma e della bambina morte di stenti dopo essere state respinte nel deserto dalla polizia tunisina non solo colpisce come un pugno nello stomaco, ma è la preventiva dichiarazione del fallimento della ricetta che si è cercato di spacciare come soluzioni ieri a a Roma. I corpi senza vita di una donna e di sua figlia sulla sabbia del deserto libico, tragico esito dell’estremo tentativo di una madre tra caldo, fame e disidratazione di salvarsi valgono molto di più di qualsiasi  dichiarazione politica.  La foto è stata scattata da Ahmad Khalifa, giornalista libico che lavora per Al Jazeera, ed è  ripresa da molte Ong e media arabi, descrive infatti più delle parole il dramma dei migranti subsahariani che provano a varcare il confine tra Libia e Tunisia e vengono respinti dalla polizia tunisina. Sfiniti, sfiancati dai lunghi viaggi senza viveri e acqua vagano nel deserto fino ad “addormentarsi”. I due corpi  sono stati segnalati da un altro migrante fermato durante un controllo nel deserto e per fortuna il fotografo li ha raggiunti prima che una pala ne coprisse corpi e tracce.

Peccato che “l’approccio olistico sulla migrazione”, garbata formula diplomatica utilizzata nel Memorandum con la Tunisia, non tenga assolutamente in considerazione le conseguenze sulla vita delle persone che transitano nei Paesi con cui si stringono le intese, dove sono sistematicamente esposte al rischio di sfruttamento, violenza, tortura e altre gravi e ben documentate violazioni dei diritti fondamentali, incluso il diritto alla salute.  “Siamo di fronte a una storia già vista. La retorica securitaria che muove l’intesa con Tunisi ha portato a un ripugnante accordo fotocopia di quelli già siglati con Turchia e Libia, che hanno solo moltiplicato violazioni e sofferenze” dichiara Marco Bertotto, direttore dei programmi di Medici senza frontiere Italia. “Si aggiungono altri chilometri a un muro già in costruzione lungo tutto il Mediterraneo, su cui si infrangono migliaia di vite”. Le conseguenze umanitarie di questi accordi sono documentate da rapporti ufficiali e dalle innumerevoli testimonianze che in questi anni MSF così come altre ong hnnoa raccolto dalle persone assistite nei progetti in Italia, Grecia, Libia, lungo la rotta balcanica, sulle navi di soccorso.