XXXVI Festival del Cinema Ibero-Latino Americano nella nuova sede nel Porto Vecchio
Sarà in piena capienza, nel rispetto di tutte le norme di sicurezza vigenti al momento. Il XXXVI Festival del Cinema Ibero-Latino Americano di Trieste torna finalmente in presenza, dal 6 al 15 novembre 2021, con sede principale la Sala Luttazzi del Magazzino 26, nel Porto Vecchio. La nuova sede è una delle belle novità di quest’edizione. Il Festival è una delle prime grandi manifestazioni culturali triestine che puntano su questa nuova area per la cultura, frutto di un’importante operazione di rigenerazione urbana. “Una scelta” spiega il direttore Rodrigo Diaz “in linea con la nostra attenzione per il futuro, senza perdere di vista le radici, proprio come il Porto Vecchio triestino. È un nuovo spazio per la Cultura a cui guardiamo con curiosità e fiducia”. La Sala Luttazzi sarà la sede principale del Festival; la sezione Shalom, il sentiero ebraico in America Latina proporrà infatti la sua tradizionale maratona di film a tema ebraico, il 7 novembre, al Museo della Comunità ebraica di Trieste “Carlo e Vera Wagner”, mentre la cerimonia d’apertura della 36° edizione sarà il 6 novembre alle ore 20.00 al Museo Revoltella.
Oltre che in presenza, il Festival sarà anche in streaming, su due piattaforme, Mowies ed Efilm. La prima, su cui si è svolta l’edizione online dello scorso anno, permetterà la visione e la diffusione dei film in programma in Italia, Unione Europea, Regno Unito e continente americano, secondo le autorizzazioni concesse dai cineasti. La partecipazione dei film su Mowies, piattaforma con sede a Los Angeles, fortemente innovativa e su cui è prevista la programmazione di oltre 70 opere, è facoltativa, ma offre alcuni interessanti vantaggi e scenari inediti, come spiega il Direttore artistico del Festival Rodrigo Díaz: “Su Mowies i cineasti parteciperanno alla distribuzione dei ricavi delle vendite dei biglietti in quanto la piattaforma ha sviluppato un sistema che prevede un tracciamento delle vendite e una ripartizione tra tutti i soggetti coinvolti: Festival, cineasti, piattaforma e… utenti. L’aspetto profondamente innovativo sta nel ruolo attivo dato all’utente, che ha la possibilità di partecipare alla promozione del film attraverso i social media. Nel sistema concepito da Mowies, che senza esagerare si può davvero dire ‘rivoluzionario’, sia la promozione ad opera del Festival che quelle ad opera della piattaforma, dei cineasti ma anche degli utenti stessi genera nuove visualizzazioni con un margine incrementale di guadagno di cui beneficiano nuovamente tutti e quattro i soggetti, in un ecosistema virtuoso”. Sulla piattaforma spagnola Efilm, invece, saranno programmati i film del Concorso Ufficiale e di Contemporanea Concorso che hanno aderito alla partecipazione anche online e premierà con 1000 euro ciascuno i vincitori delle categorie Miglior Film e Miglior Sceneggiatura. Efilm, inoltre, offre la grande opportunità di essere presenti nel circuito delle migliaia di biblioteche spagnole che ha messo in rete. Altro premio economico assegnato dal Festival, anch’esso di 1.000 euro, è il Premio Arcoiris, che nasce dal voto trasversale delle giurie, le quali oltre a designare i vincitori delle proprie categorie, assegnano a ciascun film un punteggio numerico, da cui deriva il vincitore del Premio Arcoiris.
Ad aprire il Festival, un vero e proprio evento culturale: sarà presentata, per la prima volta dopo l’anteprima mondiale al Festival di Berlino 2020, la versione restaurata di El tango del viudo, opera prima del grande regista franco-cileno Raúl Ruiz. Poco dopo la realizzazione, si persero le tracce del film. Nel 2017, fu ritrovata una copia in una vecchia sala di cinema a Santiago del Cile, ma priva di audio; Valeria Sarmiento, vedova di Ruiz, è riuscita a recuperare i dialoghi attraverso lo studio del movimento labiale degli attori. Un lavoro immane che il pubblico del Festival potrà apprezzare per primo, dopo la pandemia. El tango del viudo è il primo Evento Speciale in programma; l’altro è il documentario Isabel, la historia íntima de la escritora Isabel Allende di Rodrigo Bazáes, che ricostruisce gli anni in cui la celebre scrittrice cilena lasciò tutto per assistere sua figlia Paula, gravemente malata.
A Trieste si celebra anche il primo passo del prestigioso accordo di scambio culturale tra l’APCLAI, l’Associazione per la Promozione della Cultura Latino Americana, che organizza il Festival, e il Museo Nazionale di Storia del Castello di Chapultepec, le cui attività rispondono alla Secretaría de Cultura de México (Ministero della Cultura del Messico) e all’INAH – Instituto Nacional de Antropología e Historia (INAH – Istituto Messicano di Antropologia e Storia). La sezione Salón México propone infatti un programma specifico sul Messico e la sua cultura, con documentari su personalità, storia, tradizioni, arte culinaria, sincretismo religioso, etnografia, che invitano a conoscere meglio la straordinaria ricchezza del Paese nordamericano. Allo stesso tempo, da giugno 2022, APCLAI curerà un analogo programma nel Castello di Chapultepec, per far conoscere ai visitatori l’Italia e la sua cultura, con documentari su arte, città d’arte, tradizioni culinarie, personalità che hanno reso mondialmente conosciuto il Belpaese.
Il ricco programma del Festival 2021, articolato in dieci sezioni (Eventi Speciali, Concorso Ufficiale, Contemporanea Concorso, Contemporanea – Malvinas, Contemporanea – Mundo Latino, Cinema e Letteratura, Retrospettiva, Salón España, Salón México, Shalom, il sentiero ebraico in America Latina), affronta temi d’attualità e di ricerca di identità; dà molto spazio alle tematiche femminili, non necessariamente raccontate da registe, e questo sottolinea quanto le istanze delle donne siano tema di tutta la società; parla soprattutto di ritorni a casa, siano metaforici o reali, siano per affrontare legami familiari irrisolti, ritrovare se stessi o conoscere la terra dei propri avi, e scoprire lì nuove storie di immigrazione, quasi a chiudere il cerchio e ritornare all’attualità. Tanti i documentari sparsi nelle diverse sezioni, una testimonianza della necessità dei cineasti latinoamericani di documentare episodi dimenticati, vicende familiari, lotte dei popoli indigeni, tradizioni e culture a rischio, incontri. È l’identità dei popoli latinoamericani, in tutte le sue variabili e declinazioni, quello che sembra appassionare maggiormente gli autori del XXXVI Festival del Cinema Ibero-Latino Americano.
Tra le chicche sparse nel programma, in Cinema e Letteratura, El año de la peste di Felipe Cazals, diventato anche un ultimo, affettuoso omaggio al suo regista, Felipe Cazals, scomparso il 16 ottobre e Premio alla Carriera del Festival nel 2005. La sceneggiatura è di Gabriel García Marquez e, per ricordare il Premio Nobel colombiano per la Letteratura, sarà presente a Trieste Alberto García Ferrer, giurato nella sezione Contemporanea Concorso e in passato Direttore della Scuola Internazionale di Cinema e TV, fondata a San Antonio de los Baños, a Cuba, dallo stesso García Márquez. Nel Concorso Ufficiale, l’argentino Inmortal è l’ultimo film di Fernando Spiner, regista argentino con formazione nel Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, a cui il Festival ha dedicato una Retrospettiva nel 2019, mentre il messicano-dominicano Amalgama di Carlos Cuarón, fratello e a lungo collaboratore di Alfonso, ha nel cast giovani star del cinema e della tv ispanici come il colombiano Manolo Cardona, già visto in El cartel de los sapos e in Narcos, e la peruviana Stephanie Cayo, protagonista di numerose telenovelas in diversi Paesi del subcontinente.
La Retrospettiva è dedicata allo sceneggiatore e regista cileno Cristián Sánchez, uno dei più importanti esponenti del cinema underground.