22 marzo giornata mondiale dell’acqua: Acqua potabile, un patto generazionale applicando il principio di precauzione
L’importanza si registra nel rapporto vincolante tra tutte le persone, di ogni età, e l’acqua potabile, utilizzata per bere, mangiare, per l’igiene personale, lavare gli indumenti, innaffiare l’orto, abbeverare gli animali, per la trasformazione dei prodotti alimentari e abbigliamento di largo consumo ecc. Un legame di vita. Le tre richieste finali hanno origine dalla descrizione di fatti evidenti e da una lettura analitica.
In seguito della legge del 92 che metteva il divieto di utilizzo del materiale amianto, il 14 maggio 96 venne approvato il Decreto Ministeriale che definiva i criteri di manutenzione e l’uso di tubazioni e cassoni in cemento amianto per l’acqua potabile. Dall’allegato n. 3 si vede che diversi sono gli studi nel mondo, fatti in modo parziale perciò insufficienti.
Vale la pena riepilogare le principali tappe del percorso, dalle quali si certificano le differenze del tipo di esposizione, della quantità di conseguenze, delle vastità di esposizioni, dei responsabili, della coscienza dei pericoli, dei tempi di intervento nel pubblico.
Nel 2002 il Dott. Bianchi pioniere in questo specifico campo di studio, pubblicò “Amianto un secolo di sperimentazione sull’uomo”. Sottolineo la parte riguardante: bevande e acqua potabile a pag. 62, dove alla fine definiva che non solo l’aria ma anche i liquidi sono portatori di fibre, e che quando un materiale è cancerogeno colpisce tutte le parti del corpo.
Negli anni a seguire, le maggiori ricerche hanno portato a nuove conoscenze, che sono state inserite nella “Risoluzione sulle minacce nei luoghi di lavoro legate all’amianto e le prospettive di eliminazione”, approvata dal Parlamento Europeo il 14 marzo 2013. Oltre ai due punti sottolineati dal Dott. Bianchi ne fissava altri due punti: che non esiste livello minimo sotto la quale si è sicuri; e che l’intervento sicuro è solo la rimozione.
Nei primi anni duemila sono successi alcuni fatti che hanno lasciato il segno per ulteriori conoscenze. Il terremoto in Emilia Romagna che ha distrutto anche i tubi che portavano l’acqua potabile, con il conseguente studio fatto dall’Istituto Ramazzini di Bologna. Dalle analisi sono state riscontrate punte di 120/ 170 mila fibre per litro di acqua, rispetto alle quali sono state fatte diverse sperimentazioni sui tubi, con esiti scadenti, che ha portato ha definire come soluzione sicura “la sostituzione dei tubi”. Da questa esperienza si comincia a ragionare su cosa fare dei tubi di cemento amianto dismessi, siamo al 2013. Altro fatto, sempre negli anni 2008/ 20011, durante le manutenzioni nei paesi della Prov. di Gorizia, la valutazione data da Irisacqua sullo stato dei tubi era: “inadeguatezza dello stato di conservazione, obsolescenza grave” (stampa locale) Va considerato che i tubi sono stati messi decine di anni fa, che sulle strade si sono moltiplicati il numero dei mezzi e anche il peso, che siamo un’area sismica anche con mini scosse.
Crescevano le denunce e le sollecitazioni per una conoscenza e prevenzione, le quali, sono state raccolte dal Comune di Staranzano e dalla scuola provinciale dell’acqua che ha sede all’interno della Riserva naturale della Cona. In aprile del 2016 a Staranzano si è svolta una giornata di studio operativa, con la presenza dei soggetti che avevano il potere di decidere e la scienza: la Regione, la Provincia, l’Irisacqua, l’Arpa regionale, il Direttore del CRUA, la Dott. Fiorella Belpoggi direttrice dell’Area di ricerca dell’Istituto Ramazzini di Bologna, un’eccellenza sulla materia. La politica era chiamata a decidere.
L’ATO Orientale Goriziano composto da 25 Comuni della Provincia di Gorizia ha deciso e fatto una operazione intelligente da 49 milioni di euro, per arrivare a oltre 90 milioni, senza che al cittadino venisse aumentato il costo. Un finanziamento sufficiente a coprire un progetto complessivo, basato sul “il Principio di precauzione” Consiglio di stato, sez.V sentenza n. 2495 del 2015: Ogni qualvolta non siano conosciuti con certezza i rischi indotti da una attività potenzialmente pericolosa, l’azione dei pubblici poteri deve tradursi in una prevenzione anticipata rispetto al consolidamento delle conoscenze scientifiche, anche nei casi in cui i danni siano poco conosciuti o solo potenziali. Un investimento sulla sicurezza dell’intero impianto e sulla riduzione al minimo fisiologico delle perdite di acqua, oggi registrate in 34/36%.
L’ingestione delle fibre di asbesto è “esposizione primaria” come l’inalazione. Gli sudi dell’Istituto Ramazzini, del Prof. Brandi oncologo al Policlinico S. Orsola Bologna, fatti propri dall’Osservatorio Nazionale Amianto, indicano conseguenze gravi al fegato, stomaco, colon, ovaie. Quando pensiamo all’amianto lo colleghiamo al mesotelioma, purtroppo bisogna rendersi conto che non è cosi.
Oggi, la qualità dell’acqua viene controllata diverse centinaia di volte ogni anno nel rispetto delle prescrizioni della normativa vigente e nella piena collaborazione con gli enti preposti. Per quanto riguarda la presenza delle fibre di amianto, nel territorio della Regione Friuli Venezia Giulia è stata fatta una campagna di prelievi nel 2005 e i risultati non sono ancora stati pubblicati. Nell’ottobre 2017 si è proceduto ad una seconda campagna di prelievi i cui risultati non sono ancora disponibili in quanto sono ancora in corso le analisi, Asugi-Crua 2018. Purtroppo, in Italia, la qualità dell’acqua non si misura sulla base della presenza o meno di fibre di amianto, e questo non si può accettare.
La Risoluzione del Parlamento Europeo sulla protezione dei lavoratori dall’amianto del 2021, al punto 25, ricorda gli studi dei scienziati italiani relativi al rischio di ingestione e quello dell’applicazione del principio di precauzione, indica che questa è la strada da seguire.
Tutto bene? NO!!!
-Sono oltre 100 leggi tra nazionali e regionali che regolano l’acqua potabile in Italia, ma nemmeno una che fissi i limiti dell’amianto. Una richiesta specifica è stata fatta nella settima conferenza amianto del 2017. In mancanza di normative, per gli enti di controllo, oggi, il punto di riferimento rimane una norma americana dei primi anni 1990 che fissa il limite a 7 (sette) milioni di fibre per litro di acqua. La Risoluzione del Parlamento Europeo dice: non esiste livello minimo sotto la quale si à sicuri. La sen. Fasiolo ha raccolto l’appello e il 15 novembre 2017 ha presentato al senato una mozione “zero amianto” presenti la Regione FVG e la dott. Fiorella Belpoggi. Nei Parlamenti successivi nessuno si è interessato. Serve una legge “zero amianto” che definisca anche un unico sistema di analisi, per non fare future testimonianze.
-Nel momento in cui i tubi in cemento amianto vengono dismessi, secondo la legge sui rifiuti, diventano rifiuti tossici che vanno recuperati e smaltiti nelle discariche. La scienza ci dice che se lasciati interrati non c’è nessun pericolo e addirittura si possono riutilizzare per altri interessi. In seguito alle stesse conclusione sono giunti sia il Ministero dell’Ambiente nel 2017, che l’INAIL nel 2019. Alla luce delle considerazioni sopra indicate anche l’IRISACQUA nel 2023 ravvede l’opportunità di un intervento legislativo che disciplini le operazioni di dismissione delle tubature in cemento amianto. Anche qui la politica è chiamata a fare il suo dovere, questo permette di ridurre notevolmente i costi, i tempi del lavoro, le esposizioni dei lavoratori. Siamo nella terra delle morti di amianto, sono passati 10 anni da quando la scienza davanti ai fatti ha definito che la sicurezza veniva dalla sostituzione dei tubi.
-Nella regione FVG oltre i 230 Km della ex Provincia di Gorizia sono stati censiti nell’ex Provincia di Udine 800 Km e Pordenone 450 KM. In queste realtà permane la sottovalutazione dei pericoli, ritengo vadano coinvolti i Sindaci come responsabili della salute pubblica dei propri cittadini, allo stesso tempo responsabili degli enti erogatori, di conseguenza responsabili della mancata prevenzione. Non riesco ad accettare che quello che viene riconosciuto nell’ex prov. di Gorizia non venga applicata in tutta la Regione.
Il 22 marzo giornata mondiale dell’acqua, “sveglia” è possibile fare prevenzione, qualcosa di importante per noi, per i nostri figli e nipoti.
Luigino Francovig