6 maggio 1976: un minuto di terrore che ha sfregiato e poi trasformato il Friuli

Oggi è il 6 maggio , una data che ha ancora un significato importante nella storia del Friuli anche se, con il passare dei decenni, la memoria  sbiadisce (tanto che oggi il principale quotidiano cartaceo del Friuli non pubblica  una parola nella sua prima pagina, relegando tutto alle pagine interne, ma  recuperando poi affannosamente nel web)  ma non certo in chi, quel minuto di terrore l’ha vissuto. Parliamo ovviamente di quanto avvenuto alle 21 circa del 6 maggio 1976 quando la terrà del Friuli tremò con inaudita violenza. Per ricordarlo questa sera all’imbrunire, le vittime verranno ricordate con 400 rintocchi della campana del castello di Gemona, al termine della messa che si terrà in Duomo. Il bilancio orribile di quel sisma di magnitudo 6.4 è facilmente sintetizzabile nei numeri, mille morti centinaia di feriti, centomila sfollati, circa 20mila abitazioni distrutte e ben 75mila edifici lesionati a partire dall’epicentro di Gemona del Friuli allargandosi a raggiera in una vasta area della Friuli con danni di diversa gravita in oltre cento paesi nelle Province di Udine e Pordenone. Per decenni quello che è stato definito il modello Friuli è diventato quasi un mito. Ma oggi quel modello diventa pericoloso, perché era basato sulla reazione della gente e sulla lungimirante scelta di utilizzare il decentramento amministrativo, attraverso sindaci e Comuni , anziché  una logica verticistica. Non che non vi furono problemi, ma alla fine il risultato di questa sinergia positiva decentrata portò al risultato di concludere  ricostruzione e rilancio economico in relativamente pochi anni. Oggi con la classe dirigente regionale che abbiamo una operazione del genere non sarebbe più possibile, speriamo quindi che l’orcolat si tenga alla larga.

I commenti sul 6 maggio

Furio Honsell Open Sinistra FVG:  ricordo del 48° anniversario del Terremoto del Friuli

“Oggi, esprimo un rispettoso pensiero ai mille morti e alle migliaia di feriti a causa di quei tremendi infinitamente lunghi 59 secondi alle 21.00 del 6 maggio 1976. Esprimo un ringraziamento riconoscente a
coloro che si prodigarono per salvare vite e alleviare le tremende sofferenze di quei giorni. Esprimo anche un elogio ammirato a coloro che seppero far diventare il Friuli un modello di rinascita, trasformando un territorio fino ad allora di emigrazione in un’area di sviluppo e immigrazione. Politici, lavoratori, imprenditori, cittadini vollero, uniti, “far uscire il Friuli con la testa, alla maniera dei vivi, invece che con i
piedi alla maniera dei morti”. Quindi esprimo oggi anche un grazie personalissimo a coloro che mi diedero l’opportunità di giungere e stabilirmi in questo luogo meraviglioso che è il Friuli, a seguito della nascita dell’Università di Udine, simbolo del riscatto dall’orrore di quel terremoto.” Così si è espresso Furio Honsell, Rettore Università di Udine (2001-2008), Sindaco di Udine (2008-2018), Consigliere regionale di
Open Sinistra FVG dal 2018.

Capozzi M5S: “Ricostruzione del Terremoto del 1976 dimostra che l’unione di un popolo può superare tutte le difficoltà”

“Con il terremoto del 6 maggio 1976, buona parte del Friuli venne devastata, con le morti e la distruzione che ne se seguirono. I numeri furono drammatici, 75.000 abitazioni danneggiate 20.000 case distrutte, 100.000 sfollati, 990 morti, e a distanzia di 48 anni ci ricordiamo la forza del popolo friulano, che superò il dramma del momento uscendone più forte di prima, dando dimostrazione al mondo intero, che uniti si può uscire dal dramma, rimboccandosi le mani per ricostruire”. A commemorare una delle giornate più tristi della storia del Friuli in una nota è la consigliera regionale del MoVimento 5 Stelle del Friuli Venezia Giulia Rosaria Capozzi. “Consapevoli che eventi di questo tipo non possono essere evitati dall’uomo, ciò che la politica però deve fare è investire sulla sicurezza e la prevenzione.
Grazie ad una mutata prospettiva – conclude Capozzi – contributi come il superbonus e il sismabonus 110% o i fondi del PNRR destinati ad adeguare gli edifici pubblici esistenti, tra cui le scuole dei nostri ragazzi, si è investito per limitare i danni anche di fronte a queste tragedie”.

 

Terremoto Friuli: Conti (Pd), fu grande lezione di sacrificio

“Conserviamo ben stampata nella memoria questa lezione grandissima di sacrificio, volontà e buona amministrazione. Il terremoto del Friuli è stata una sciagura che ha segnato la nostra regione. Ma nel momento più duro abbiamo mobilitato le nostre capacità di reazione: con l’aiuto della solidarietà nazionale e internazionale abbiamo dimostrato che il sistema istituzionale, civile, religioso e politico del Friuli Venezia Giulia era sano e capace. Il Partito democratico regionale oggi è presente nei luoghi del ricordo”. Così la segretaria regionale del Pd Fvg Caterina Conti, nel 48/o anniversario del sisma che ha colpito il Friuli il 6 maggio 1976 provocando 965 vittime.

“Ricordiamo le vittime e ringraziamo i protagonisti della rinascita – aggiunge Conti – coloro che hanno alzato il capo dai lutti e dalle macerie per ricominciare e farci diventare migliori, più forti e più comunità”.

 

Moretuzzo: «Ricostruzione esempio straordinario di buona autonomia. Un modello per la politica di oggi»

«Il terremoto del 1976 ha rappresentato per il Friuli un momento drammatico, in cui hanno perso la vita molte persone e interi paesi sono stati distrutti. Farne memoria a 48 anni di distanza significa innanzitutto ricordare le vittime e coloro che hanno perso gli affetti più cari. Significa però anche ricordare la forza straordinaria di un popolo che ha saputo rialzarsi e ricostruire dalle macerie». Così il capogruppo del Patto per l’Autonomia Massimo Moretuzzo nell’anniversario del sisma che colpì il Friuli nel 1976.

«La ricostruzione post sisma rappresenta ancora oggi un modello che viene riconosciuto a livello internazionale e, per i friulani, un motivo di orgoglio. La partecipazione democratica nelle decisioni, il senso di appartenenza e la determinazione che hanno caratterizzato quella fase sono elementi che ancora oggi mantengono il loro profondo significato e un esempio da seguire – conclude Moretuzzo –. La memoria del terremoto in Friuli ci restituisce l’esempio straordinario dell’esercizio dell’autonomia al servizio della comunità della nostra terra. Un modello che deve ispirare la politica di oggi».