Agricoltori sulle piazze europee

 

Una marea di trattori, mostri enormi sotto le stanze del potere nelle principali capitali europee, ma principalmente a Bruxelles dove era riunito il Consiglio europeo. Gli agricoltori in piazza per ottenere alcune modifiche da parte dell’Unione europea per l’agricoltura e per rivedere il trattamento privilegiato dell’Ucraina. Accuse all’Unione europea Europa e al Green Deal, rimproverati di imporre norme eccessive, rispettate dai prodotti importati dai Paesi esterni all’Unione europea.
In marcia per denunciare gli svantaggi, se non la pericolosità, dei prodotti agricoli provenienti dall’America latina nella prospettiva che venga attivato il Mercosur, un trattato con l’Europa che sembrava messo nel dimenticatoio.

Qual è il bersaglio principale?
Il bersaglio principale è la PAC, politica agricola comune e le ricadute sull’agricoltura di alcuni punti del Green Deal. Gli agricoltori denunciano la severità delle regole cui sono sottoposti mentre l’Italia, anzi tutti gli Stati dell’Unione europea, importano gli stessi prodotti da zone del mondo dove si usano regole e sostanze (pesticidi e glifosato) che loro non usano più da anni. Monta lo scontento e la rabbia.
Oggi, di fatto, una manciata di gruppi finanziari e di multinazionali controlla gran parte della produzione industriale, i semi, i fertilizzanti, i pesticidi, la genetica delle razze animali, la trasformazione delle materie prime, la distribuzione. Il nostro sistema alimentare non protegge le sue fondamenta, la terra e chi la lavora, ma annienta proprio gli agricoltori e genera sprechi intollerabili (quasi un terzo del cibo prodotto).

C’è qualche altro meccanismo deleterio che suscita le proteste degli agricoltori?
In Europa, e in Italia in particolare, esiste un meccanismo deleterio. Se si accetta che il prezzo del grano della Puglia debba dipendere dalle quotazioni dei futures negoziati alla Borsa Nyse-Euronext di Parigi, non può sorprendere se questo prezzo arriva a dimezzarsi di colpo da un raccolto all’altro. Per garantire un compenso dignitoso ai proprietari ed anche ai braccianti, occorre rompere il potere dei forti, cioè quello delle industrie produttrici di mezzi tecnici, le industrie agroalimentari e la grande distribuzione.

Ci sono stati finanziamenti per l’agricoltura? A chi?
Si parla degli ingenti sussidi europei all’agricoltura. ma si dimentica che i soldi della Pac continuano ad andare a poche grandi aziende e premia l’agricoltura intensiva. l’80% dei finanziamenti va al 20% degli imprenditori agricoli. (tagliare, ripetuto nell’ultimo paragrafo) A elargire questi fondi in maniera così poco lungimirante sono le istituzioni politiche, costituite da persone scelte dai cittadini con il voto. Senza una transizione ecologica e sociale, la nostra agricoltura perderà e sarà sempre più in balia delle multinazionali e degli umori del mercato.

Perché accusare il Mercosur?
I riferimenti di questa azione ribelle vanno anche al Mercosur, un trattato commerciale di libero scambio con Brasile, Argentina Paraguay e Uruguay, un accordo “carne contro auto” con prodotti a basso costo provenienti da zone dove si disbosca, eliminando i polmoni del mondo per un’agricoltura intensiva con uso di veleni, per non parlare delle terribili condizioni negli allevamenti intensivi.
La Commissione europea e alcuni Stati dell’America latina (Brasile, Argentina, Uruguay e Paraguay) hanno firmato l’accordo commerciale nel 2019, ma non è ancora stato ratificato a causa della riluttanza di alcuni Paesi europei come la Francia e l’Irlanda. Anche lo stesso Parlamento europeo procede con cautela soprattutto nel timore di veder mancare l’appoggio di Parigi e Dublino, posizione assunta per l’impatto che questo accordo potrebbe avere sui loro agricoltori. Di fatto, oltre alla devastazione della foresta amazzonica, polmone del mondo, gli agricoltori europei vedrebbero svalutate le loro produzioni di grano. I vantaggi sarebbero quelli delle Multinazionali, sia quelle dell’agrobusiness che quelle delle auto, che conquisterebbero mercati appetibili.

Per concludere
La rabbia dei trattori ci terrorizza ma nasconde delle ragioni su cui bisogna attentamente riflettere.
Niente liberalizzazioni, niente giochi di borsa, una burocrazia alleggerita per le misure sanitarie e per le procedure amministrative.
Ricordiamo i contadini costretti a lasciar marcire i frutti sugli alberi, perché sarebbe stato più costoso raccoglierla, gli allevatori che per disperazione erano arrivati al punto di versare il latte sulle strade, gli agricoltori che vendono il frumento fermo allo stesso prezzo di anni addietro, i produttori stritolati dalla grande distribuzione. E così oggi il disagio è esploso, purtroppo anche rivolto contro la transizione ecologica e le necessarie misure a tutela dell’ambiente, Significativa ed efficace la parola di Alexander Langer: “La transizione ecologica sarà prima di tutto sociale, o non sarà”, quindi un sostegno alla tutela degli agricoltori, proseguendo però per una politica ambientale giusta e sana. Ricordiamo ad esempio che i soldi delle Pac continuano ad andare a poche, grandi aziende: l’80/% dei finanziamenti va al 20% degli imprenditori agricoli e premia l’agricoltura intensiva. E ad assegnare questi fondi in modo così incongruente sono le maggioranze politiche, composte da persone da noi votate e presenti in Parlamento.