Al via Open Dialogues for the Future 2025. Primi dibattiti in Chiesa di San Francesco a Udine

Non cedere ad allarmismi continui e anzi approfondire e ragionare sulle radici storiche che hanno portato alla situazione internazionale che stiamo vivendo in questi giorni. Ma anche risvegliare l’Europa, perché non si limiti alle intenzioni o ai “no” e riaffermi il suo ruolo, per i suoi cittadini, la sua economia, il suo futuro. Su queste linee si è aperto il sipario sulla terza edizione di Open Dialogues for the future stamattina (giovedì 6 marzo) nella Chiesa di San Francesco. La manifestazione è organizzata dalla Cciaa Pn-Ud con la collaborazione di The European House – Ambrosetti e la direzione scientifica di Federico Rampini.

Molto animata la conversazione che ha visto protagonisti Sylvie Goulard, docente di Global affairs and geopolitics Sda Bocconi, Nathalie Tocci direttrice dell’Istituto Affari Internazionali, Orietta Moscatelli analista di Limes, Arduino Paniccia presidente dell’Asce Venezia e Ana Palacio, già Ministra degli esteri della Spagna e oggi docente alla Walsh School of Foreign Service, Georgetown University.

Rampini ha dato subito un assaggio a 360 gradi dei temi portanti di questa edizione di Open Dialogues, non potendo non partire dalla situazione americana. “Questa volta – ha detto –abbiamo avuto un Trump abbastanza sicuro di vincere: nonostante le previsioni clamorosamente sbagliate di giornali e sondaggi, i mercati ci avevano visto giusto. Il primo Trump non pensava di vincere ed era infatti arrivato più improvvisato alla Casa Bianca”. Sull’economia internazionale Rampini ha sottolineato che “la Cina è il vero rivale economico-commerciale degli Usa e Xi Jinping sta ancora cercando di capire come valutare questo Trump 2”. Sull’Europa, Rampini ha invitato a prendere in esame le differenze che ci sono nelle posizioni e dichiarazioni dei leader europei “quando sono qui e quando invece vanno alla Casa Bianca. Anche Macron e Starmer sono molto più accomodanti quando vanno a parlare con Trump, mentre quando giocano in casa si leggono titoli come “incalzano l’America”. Alla Casa Bianca il messaggio principale è quello di mantenere l’appoggio e la copertura dell’America. Perché sanno ben che ora – forse fra 10 anni no, ma ora sì –, senza l’America, l’Europa, ma anche inglesi e francesi che hanno forte potenza militare, da soli non ce la fanno. Tuttora hanno totalmente bisogno dell’appoggio degli Usa”.

Goulard ha dato una sferzata al dibattito, invitando a non arrendersi a un futuro basato sulla forza e la prepotenza. “O ci organizziamo – ha chiosato – o il futuro è sottomissione”. Per Goulard l’Europa deve darsi un’organizzazione e deve farlo discutendo insieme. “Ma c’è prima di tutto la scelta morale: siamo pronti a fare dei sacrifici? Siamo stati i figli viziati della pace, mentre ora il fidanzato americano ci sta lasciando e dobbiamo capire se vogliamo trovarne un altro o magari cominciare anche a essere delle donne indipendenti”, ha detto con una metafora.

Tocci ha ricordato come le relazioni di forza fra Ue e Usa “c’erano anche in passato, anche nel mondo aperto della globalizzazione. La differenza è che c’erano valori, istituzioni e regole condivise che avevano un loro peso, non era solo un equilibrio di forza bruta, ma questo contorno adesso si sta sfasciando”.

Una rottura fra Cina e Russia è oggi impensabile ha poi aggiunto Moscatelli di Limes, evidenziando come la Russia di Putin sia “l’espressione attuale di ciò che è sempre stata, un’autocrazia”. Ma Putin oggi deve prendere atto “che i russi, questa guerra, non la vogliono più”. Putin “vorrebbe poter non avere fretta, perché la vittoria territoriale – che sarà presentata come tale e per noi europei sembra inaccettabile – per la Russia è una vittoriucola, mette in evidenza la debolezza della potenza nucleare russa”

Paniccia ha rimarcato la necessità per l’Europa di rivedere la sua politica, in questo cambiamento di fronti e interessi. Per Paniccia è fondamentale per l’Europa “fare una nuova alleanza per la difesa con gli inglesi e affrontare il problema del Mediterraneo. Sono problemi autonomi di cui invece non ci occupiamo. L’Europa si trova tra due fuochi, Est e Usa, e non sta scegliendo. Ma oggi siamo costretti a una scelta. Dobbiamo finirla di farci tirare per la giacchetta. Bisogna entrare in una logica, in Nato, di veri alleati e vere strategie”.

Ana Palacio ha aggiunto come spesso ci sia una visione riduttiva dell’Europa, come mera creatrice di regole. Ma, ha ammonito, “sono certa che anche nel nuovo mondo che si va delineando le regole saranno importanti. Sono estremamente orgogliosa – ha concluso – di ciò che l’Europa ha ottenuto nel suo percorso e può ora trovare il suo ruolo, magari non di condurre, ma di mettere insieme, in dialogo, i diversi Paesi del mondo”.

Nel pomeriggio di giovedì 6, il palco sarà quello della sede della Fondazione Friuli in via Gemona, dove ad accogliere relatori e ospiti sarà il presidente Giuseppe Morandini. Il programma del pomeriggio sarà ricchissimo e prevede in apertura, alle 14.15, anche l’intervento del presidente di Ice Matteo Zoppas. Quindi il dibattito su Europa e Italia di fronte alle sfide della competitività, con Riccardo Crescenzi della London School of Economics, Brunello Rosa senior executive fellow di Economics, Sda Bocconi School of Management, Marco Martella, professore e già direttore della Banca d’Italia a Trieste, seguiti da una conversazione fra il direttore Rampini ed Enzo Mattioli Ferrari, ceo di Ferrari Family Investments. Il dibattito si sposterà quindi sul Friuli Venezia Giulia nello scacchiere internazionale e assieme a Rampini dialogherà il presidente della Regione Massimiliano Fedriga (orario previsto attorno alle 15.30/15.45). Concluderà il pomeriggio un confronto sul ruolo di Italia, Francia e Germania e sarà introdotto da Martin Briens, ambasciatore di Francia in Italia (in videocollegamento) e da Benjamin Hanna, viceambasciatore di Germania in Italia. A discutere in sala assieme a Rampini saranno quindi Paolo Mieli, storico, saggista ed editorialista, Gilles Gressani, direttore di Le Grand Continent, e Wolfgang Munchau, direttore di Eurointelligence.

Venerdì 7 i lavori si aprono alle 10 nella Sala Valduga della Camera di Commercio (ingresso da piazza Venerio 8). Con la moderazione di Malinverno di Ambrosetti, il dibattito verterà su “Comprendere gli Stati Uniti: strategie internazionali e dinamiche interne della superpotenza americana”. La panoramica iniziale sarà offerta da Rampini, che introdurrà il videocommento, realizzato appositamente per Odff, dell’ex direttore della Cia David Petraeus. Quindi la discussione in sala Valduga proseguirà con il politologo e saggista Robert D. Kaplan e, in collegamento, Benedetta Berti, director of Policy Planning della Nato e Alessandro Terzulli, chief economist di Sace. Alle 12, il focus sui rapporti economici Fvg-Usa, con gli interventi di Robert Allegrini, presidente del Niaf, Camilla Benedetti, vicepresidente di Danieli, e Lydia Alessio – Vernì direttrice Agenzia Lavoro & SviluppoImpresa della Regione.

Nel pomeriggio, il gran finale, all’Auditorium Sgorlon dell’Università, in via Margreth. Comincia alle 14.45 il dibattito conclusivo su giovani e innovazione per la competitività delle imprese. Padrone di casa il rettore dell’ateneo udinese, Roberto Pinton, che dopo il suo intervento passerà il microfono ad Alec Ross, docente alla Bologna Business School, imprenditore ed esperto di politiche tecnologiche, Elena Alberti, ad di Penske Automotive Italy, Angelo Montanari, professore di Computer Science all’Università di Udine e Alessandro Piol presidente di Epistemic Ai. A chiudere l’edizione 2025 di Open Dialogues saranno infine il presidente Cciaa Pn-Ud Giovanni Da Pozzo e il direttore scientifico Federico Rampini.