Allarme della cooperazione sociale: Servizi socioeducativi a rischio chiusura

Ancora una volta, la sanità regionale del Fvg si dimostra l’anello debole della politica della giunta Fedriga e soprattutto del suo vice, nonché assessore alla salute Riccardo Riccardi. Il nuovo allarme arriva dalla cooperazione sociale che ha emesso un comunicato stampa congiunto delle associazioni di categoria (A.G.C.I., Confcooperative e Legacoop Fvg) dopo l’annullamento da parte del Tar di Trieste della delibera n° 1213 della Direzione Salute che forniva “Indicazioni per garantire la continuità e la qualità delle funzioni socioeducative nei servizi sociali territoriali”. La delibera, simile a una recente delibera della Regione Lombardia, veniva incontro a una precisa istanza delle associazioni di categoria della cooperazione sociale regionale (A.G.C.I., Confcooperative e Legacoop Fvg) che da mesi segnalavano la carenza significativa di figure professionali educative in tutti i settori dell’integrazione sociosanitaria (dalle comunità per minori, ai servizi legati al tema disabilità, anziani, dipendenze patologiche, salute mentale) fino ai servizi legati al “sistema scuola” (sostegno scolastico, servizi doposcuola, etc). Nello specifico, la delibera individuava ulteriori figure professionali con funzioni socioeducative che potevano intervenire nell’erogazione dei servizi socioeducativi. Fin qui la posizione delle coop sociali che giustamente denunciano gli effetti della decisione del tribunale amministrativa ma è evidente che se la delibera è stata annullata dal Tar vi erano quantomeno delle difformità legali gravi la cui responsabilità è in capo a chi l’ha emessa e quindi ai livelli politici della salute.

La segnalazione del sistema cooperativo è supportata anche da una ricerca, condotta dall’Ires Fvg, indicante le stime di fabbisogno futuro delle imprese cooperative, un dato comunque parziale rispetto a tutto il contesto delle realtà del Terzo Settore che operano in regione. Il fabbisogno reale per il sistema sanitario, assistenziale ed educativo è quindi ben superiore anche se già i numeri della sola cooperazione sociale sono considerevoli. Per la cooperazione sociale regionale, dunque, il fabbisogno stimato è di 2.287 figure professionali nel triennio 2022-2024 tra educatori professionali sociopedagogici, operatori sociosanitari e infermieri. Per le figure educative, il report prevede un fabbisogno nel triennio che supera le 800 unità. Ad oggi gli affidamenti di servizi degli Ambiti socioassistenziali e delle Aziende Sanitarie sul tema socioeducativo prevedono che i titoli del personale educativo rispettino la normativa vigente (laurea in Scienze dell’Educazione classe L–19 o proveniente dalla sanatoria della cosiddetta “legge Iori”); i requisiti richiesti dai Capitolati d’appalto non possono tuttavia essere soddisfatti vista l’assenza di personale educativo. Una situazione che determina già, in alcuni ambiti, la mancata erogazione dei servizi e la creazione di liste di attesa per i beneficiari.

Una vera emergenza nazionale

«Sia a livello nazionale che regionale – sottolineano Paolo Felice per Legacoopsociali Fvg, Luca Fontana per Confcooperative Federsolidarietà Fvg e Andrea Carlini per l’Associazione generale Cooperative Italiane, A.G.C.I., Solidarietà – le posizioni scoperte nei servizi socioeducativi sono in drastico aumento. Si tratta di una vera e propria emergenza nazionale, che nei prossimi mesi assumerà caratteri ancora più gravi poiché al momento non è stato introdotto alcun intervento compensativo o trasformativo dai soggetti istituzionali nazionali».

Il mondo cooperativo, unitamente ad altri enti del terzo settore, ha denunciato da mesi la crescente mancanza di figure professionali necessarie alla gestione dei servizi, oltre ai relativi e urgenti investimenti nelle sfide attuali a partire dal P.N.R.R..
Felice, Fontana e Carlini evidenziano come «l’annullamento della delibera regionale determini, di fatto, la messa in crisi dell’erogazione ordinaria dei servizi socioeducativi, oltre a impedire qualsiasi prospettiva di sviluppo o di ripresa, tanto evocata a superamento dell’emergenza pandemica. La vulnerabilità e la fragilità delle nostre comunità (bambini, adolescenti, giovani, disabili, anziani) pretendono, soprattutto nel periodo post-pandemico, un nuovo investimento in “vaccini sociali”, educativi, culturali e relazionali. Si auspica pertanto – concludono – che la Regione promuova, con urgenza, azioni ulteriori che mirino a risolvere una situazione emergenziale che ha, e avrà, ricadute immediate sui cittadini della nostra regione».