Altro che “va tutto ben”, crescono i prezzi del gas e dell’energia elettrica: in Italia +50% nel 2024
La narrazione “meloniana” è una cosa, la realtà è altro. Così mentre al governo si discute se sanare l’insopportabile disparità di paghetta fra i ministri la situazione economica del paese slitta periciolosamente. Un caso è quello dell’energia e dei suoi costi. Per esempio, tra 2021 e 2024, applicando i prezzi dell’energia elettrica della Spagna, le nostre imprese avrebbero risparmiato 50 miliardi di euro che avrebbero potuto essere destinati a innovazione, ricerca e piani di qualificazione professionale e magari per dare dividendi ai lavortaori e non solo a azionisti e manager. Il dato, fra gli altri, è emerso presso la Sala dell’Istituto Santa Maria in Aquiro a Roma in un’incontro dal titolo “Il Peso dell’Energia, come ridurre il gap di prezzi tra Italia e Europa” organizzato da A.R.T.E., l’Associazione di Reseller e Trader dell’Energia e dalla Fondazione Think Tank Nord Est, su iniziativa del senatore Francesco Silvestro, Presidente della Commissione Bicamerale Questioni Regionali. Il convegno ha fatto il punto, giunti ormai a fine 2024, sull’andamento dei prezzi dell’energia nel corso di quest’anno e sulle ripercussioni in termini di competitività del sistema economico nazionale. Negli ultimi mesi i prezzi di gas ed energia elettrica hanno ripreso a salire. Infatti, in questo mese di dicembre, il prezzo medio del gas ha sfiorato i 50 euro per megawattora, contro un valore che ha a lungo oscillato intorno a 30 euro nei primi mesi dell’anno: un aumento del 58% da gennaio ad oggi. L’energia elettrica, d’altro canto, ha quasi raggiunto i 150 euro per megawattora in questa prima metà del mese di dicembre, dopo essere stata sotto il muro dei 100 euro fino all’inizio dell’estate: un balzo del 47% nel corso del 2024. Peraltro, lungo tutto l’arco dell’anno, il prezzo dell’energia elettrica nel nostro Paese è sempre rimasto superiore a quello di Spagna, Francia e Germania. Secondo uno studio della Fondazione Think Tank Nord Est, realizzato in collaborazione con A.R.T.E. – Associazione Reseller e Trader dell’Energia, le imprese italiane hanno subito pesantemente questo gap, dovendo sostenere costi energetici maggiori e mettendo quindi a rischio la propria competitività a livello internazionale. Infatti, a parità di consumi, se le nostre aziende avessero potuto pagare l’energia elettrica al prezzo della Spagna, avrebbero speso 51 miliardi di euro in meno tra 2021 e 2024. Ma anche applicando i valori monetari di Germania e Francia avrebbero risparmiato: 34 miliardi di euro con riferimento al caso tedesco e 27 miliardi di euro rispetto a quello francese. È sempre più fondamentale, quindi, il contributo delle fonti rinnovabili, che devono crescere ancora per poter ridurre il contributo del gas nel meccanismo di formazione del prezzo dell’energia elettrica. Ma per consentire alle rinnovabili di fare la differenza anche nel nostro Paese, sono necessari importanti investimenti, a partire dai sistemi di accumulo e dalla rete di distribuzione. Il 2024 sarà comunque un anno record per le rinnovabili, che soprattutto durante i mesi estivi hanno prodotto più del 50% del fabbisogno di energia elettrica e dovrebbero chiudere il 2024 con una quota di circa il 42% sul totale della produzione, in forte crescita rispetto al 37% dell’anno scorso ed al 31% del 2022. Marco Ferraresi, Presidente di A.R.T.E., ha sottolineato: “Stiamo vivendo una fase delicata che richiede scelte strategiche importanti con una visione di lungo raggio. Lo sforzo richiesto sarà quello di immaginare soluzioni per l’immediato futuro, atterrando il prima possibile nelle tanto attese alternative di approvvigionamento, evitando errori che comprometterebbero la sopravvivenza del tessuto imprenditoriale nostrano. I dati che presentiamo oggi dimostrano che siamo nella giusta direzione per ciò che riguarda le energie rinnovabili, ma anche che non bisogna mollare la presa e continuare ad investire”. Antonio Ferrarelli, presidente Fondazione Think Tank Nord Est, ha commentato: “Oggi l’economia del nostro Paese sta pericolosamente rallentando. Per tornare a crescere a ritmi sostenuti dobbiamo ridurre il costo dell’energia, che rappresenta un freno agli investimenti delle nostre imprese, ad esempio sul fronte delle nuove tecnologie e del capitale umano. Infatti, il differenziale di prezzo dell’energia rispetto agli altri Paesi europei riduce la competitività di tutto il sistema Paese, anche per quanto riguarda i contratti di lavoro. Dobbiamo quindi proseguire con convinzione sulla strada delle rinnovabili, ma al tempo stesso valutare soluzioni di lungo periodo, anche in sede europea, in riferimento al meccanismo di formazione dei prezzi ed ai mercati di approvvigionamento. Si tratta altresì di compiere un salto culturale, rimuovendo tutti gli ostacoli tecnologici e burocratici che oggi frenano lo sviluppo delle energie rinnovabili, sia a livello centrale che a quello locale“.