Amato De Monte e il mistero del vaccino cinese. Sarebbe il SINOPHARM quello fatto “idoneo alle sue condizioni di salute”
Bisogna dare atto al dottor Amato De Monte di essere persona di rara caparbietà. La sua ferrea volontà nel difendere i propri convincimenti è certamente ammirevole, peccato che in questa occasione non sia condivisibile la sua battaglia di libertà o meglio di presunta libertà. Non parliamo infatti di opinioni che, in genere vanno rispettate, ma dell’ostinazione nel perseverare in una personale battaglia anti sistema “sanitario”, non tanto contro i vaccini in generale, e per questo non è giusto classificarlo nella demenziale categoria dei no vax, ma dell’oppositore alla legge che lui ha definito “arrogante, discriminante e violenta”. Le norme che in sostanza obbligano alla somministrazione del vaccino il personale che cura gli altri e che non immunizzati li espongono a rischi di contagio. Lui denuncia “l’arroganza e la violenza di una legge discriminatoria e ricattatoria per tutti gli operatori sanitari, ai quali impone un trattamento medico obbligatorio, senza che vi sia alcun supporto scientifico che ne giustifichi il beneficio”. Oibò senza alcun supporto scientifico? In quell’occasione aveva però comunicato di essersi comunque vaccinato (obtorto collo), ma di averlo fatto con “idoneo vaccino da me valutato meno rischioso per le mie attuali condizioni di salute”.
Tralasciamo il giudizio sulla legge dello Stato, se non per concordare con i tanti che hanno considerato il messaggio lanciato da De Monte inaccettabile e pericoloso per l’opinione pubblica e la campagna vaccinale più in generale e ci concentriamo invece su quella frase “sottoposto al trattamento con idoneo vaccino da me valutato meno rischioso”. Ingenuamente avevamo pensato che De Monte avesse scelto un vaccino fra quelli disponibili, (scelta fra l’altro che nessun cittadino normale, pensiamo, avrebbe potuto fare senza conseguenze) ma soprattutto una scelta fra quelli validati da Ema e Aifa, che come ormai tutti sanno, sono gli organismi di controllo rispettivamente europeo e italiano senza la cui autorizzazione nessun farmaco può essere distribuito sul nostro territorio… neppure nelle terre di confine. Ed invece voci sempre più insistenti raccontano altra storia, cioè che De Monte si sarebbe vaccinato ma con un siero diciamo “illegale” o borderline se preferite, nel senso che non ha ancora ottenuto le certificazioni di legge pur essendo utilizzato in alcun i paesi soprattutto asiatici. Si parla infatti del SINOPHARM BBI BP-CorV di produzione cinese. Un fatto che se fosse vero aprirebbe un nuovo filone in una vicenda che avremmo preferito non doversi raccontare, perchè Amato De Monte non è una persona qualunque, è persona mediaticamente nota da anni, ma è soprattutto un medico di livello con curriculum fin qui ineccepibile e con responsabilità apicali, esercitate, sia in passato, che nel presente. Inutile dire che anche il suo atteggiamento nei confronti dei vaccini, unita alla rocambolesca maniera con la quale è stato catapultato a capo del Sores, non poteva far passare inosservato il suo atteggiamento anti-sistema. Atteggiamento legittimo, abbiamo “a pelle” simpatia per i rivoluzionari, ma che si può fare se ne paghi le conseguenze, magari mettendoti da parte. Intendiamoci, che si sia vaccinato, anche fosse con siero alieno ma efficace, è certamente un fattore positivo, ma che abbia scelto di compiere questo strappo alle regole lascia perplessi per vari motivi, sembra più un puntiglio che una scelta scientifica. Innanzitutto è da capire come sia possibile che la sua vaccinazione sia stata registrata, come pare, dal sistema regionale Fvg, dato che il siero in questione non è legalmente riconosciuto nel nostro paese e, per fare un esempio, dovrebbe essere impossibile per lui ottenere la green pass. In sostanza fossero vere le voci, De Monte non potrà andare all’estero, ma potrà bellamente vedere e frequentare colleghi e personale sanitario. Resta poi il quesito di come sia arrivata quella fiala in Italia dato che, pur essendo il SINOPHARM BBI BP-CorV utilizzato in Europa da Serbia, Ungheria (con uno strappo con l’Ue) e Bielorussia, non potrebbe, in quanto non ancora validato da Aifa essere introdotto sul territorio nazionale a meno che, visto che “Maometto non andava alla montagna”, non sia stata la montagna a muoversi in terre balcaniche. Intendiamoci nulla di spaventoso, ma anche questo fatto, se è davvero così, per atto di trasparenza qualcuno dovrebbe smentirlo o conformarlo. Noi non abbiamo risposte facciamo solo domande ma non possimao non registrare che tutto questo cozza pesantemente con il voto unanime espresso dal Consiglio regionale che obbliga la Regione ad impegnarsi nella campagna vaccinale. “In questo non ci sono e non ci devono essere divisioni, ha affermato l’assessore Riccardi, perché ci troviamo a contrastare un clima non sempre semplice a causa delle comunicazioni confuse di cui sono stati oggetti i vaccini”, comunicazioni confuse che riguardano anche le cineserie vaccinali sulle quali, proprio Riccardi o i suoi direttori generali dovrebbero fare chiarezza. Capiamo l’imbarazzo e la volontà di far cadere un velo di omertà, ma è atto dovuto. Dinnanzi all’opinione pubblica innanzitutto, che sta patendo una pandemia, con tutte le tragedie e i dubbi che ne conseguono e che non merita di vedere magheggi vaccinali di nessun tipo, reali o presunti che siano.