Ambiente: colta con le “pive nel sacco” la giunta regionale Fvg ritira l’emendamento sul progetto condotta dal lago di Cavazzo
“Verificate le istanze del territorio, legate anche al concorso internazionale di idee per recuperare la naturalità e fruibilità del lago di Cavazzo, la Giunta ha ritenuto di ritirare l’emendamento alla proposta di legge 26 “Misure urgenti per il recupero della competitività regionale” relativo alla progettazione della condotta di scarico dal lago al canale consortile del Consorzio Pianura friulana, per fare una valutazione sul progetto a più ampio spettro”, così recita il comunicato pubblicato poco dopo le 15 sul sito della Regione Fvg. Motivo della retromarcia la reazione dei comitati che da sempre si occupano delle tematiche ambientali in Carnia che hanno convocato una conferenza stampa questa mattina per denunciare il fatto che la Regione con un emendamento inserito in maniera disinvolta nelle “misure per il settore agroalimentare e in ambito forestale e montano” intende procedere alla realizzazione di una derivazione irrigua dallo scarico del Lago di Cavazzo o dei Tre Comuni. Secondo i comitati quel collegamento così come proposto condanna il Lago a morte per interramento aumentando ancora di più la presenza di fanghi che già ne stanno pesantemente condizionando la salute come dimostrato da numerosi studi indipendenti. Secondo il Comitato per la tutela della acque del bacino montano del Tagliamento, Il Comitato di difesa e valorizzazione del Lago dei Tre Comuni o di Cavazzo, Trasaghis e Legambiente del Friuli Venezia Giulia, la disinvolta operazione di “collegamento tra lo scarico del lago di Cavazzo e il sistema derivatorio Ledra Tagliamento” viene proposta nonostante il Piano Regionale di Tutela delle Acque preveda che “ Contestualmente dovrà anche essere valutata la fattibilità tecnico – economica di realizzazione di un canale di by – pass, o di altra soluzione progettuale che mitighi l’impatto dello scarico della centrale di Somplago sul lago di Cavazzo con lo scopo di recuperare le condizioni di naturalità del lago stesso e di garantirne la fruibilità”. Insomma qualcuno ha voluto accelerare relegando, dicono i Comitati, così “la montagna al ruolo di colonia al servizio della pianura”. Ma c’è di più, al di là della inopportunità tecnica di attuare quel progetto, ampiamente spiegata dai numerosi interventi di tecnici qualificati nel corso della conferenza stampa tenutasi a Udine nel palazzo della regione, nell’emendamento in questione vi sono delle “chicche” una delle quale è davvero un capolavoro: si legge infatti che per il Consorzio di bonifica Pianura friulana…. (che dovrebbe realizzare l’opera ndr) “tra le spese rendicontabili rientrano anche quelle sostenute prima dell’entrata in vigore della presente legge per la rendicontazione del progetto preliminare”. Insomma si coprono spese già sostenute dal Consorzio e decise evidentemente dallo stesso, cosa che non appare completamente regolare e che forse ne ha provocato il ritiro. La prova è che nello stesso emendamento negli ultimi capoversi si legge che “una volta finanziata l’opera da parte dello Stato il Consorzio provvederà a restituire le somme anticipate dalla Regione per la progettazione” insomma sembrerebbe solo un prestito, se non fosse che l’ultima riga dell’emendamento palesa un diabolico finale: “la norma prevede anche, nell’eventuale ipotesi di mancato finanziamento statale, il meccanismo per la rendicontazione” come dire chi ha avuto avuto chi ha dato ha dato, certamente si tratta di eccessivo zelo ma nel voler attuare rapidamente l’operazione.
Alla fine , come già detto, l’emendamento è stato ritirato, ma è evidente che l’attenzione sulla sopravvivenza del Lago di Cavazzo resta appesa ad un filo. Gli interessi “energivori” sono tanti e trasversali, ma per fortuna c’è chi vigila e per quanto nelle nostre possibilità i Comitati avranno sempre la nostra attenzione.