Ambiente e territorio l’uomo rispetti il suolo per un futuro sostenibile

Frane, esondazioni, crolli di argini, cedimenti, allagamenti, ma anche eventi quali piogge tropicali con “bombe d’acqua”, grandinate, e di controverso siccità e depauperamento di corsi di acqua. L’ambiente, il clima e il territorio ci chiamano sempre di più a responsabilità, interventi, programmazione, studi e progetti. L’Italia è un paese fragile e contrassegnato sempre di più da eventi naturali o causati dall’uomo che portano danni al territorio e all’uomo, compromettendo lo sviluppo naturale del territorio, specie nel settore agricolo. Il Friuli Venezia Giulia non è esente da tutto questo. Sempre di più negli ultimi anni si è assistito a un susseguirsi sempre più rapido di eventi che hanno portato danni a ciò che ci circonda con conseguenti difficoltà economiche e sociali. Siamo di fronte a ciò che gli esperti hanno definito “scollamento”, ossia un diverso rapporto fra demografia e uso del suolo e delle sue risorse, una relazione che in passato è stata lineare e parallela al crescere dell’uomo nel suo ambiente e viceversa, se così si può dire. Secondo un recente studio dell’Arpav e riportato dalla Fondazione Nordest tutto il territorio a nord del Po’, Veneto in testa, ha visto aumentare il consumo di suolo del 2 per cento a fronte di un calo della popolazione dello 0,9 per cento stando ai dati Istat. In Friuli Venezia Giulia, ha analizzato l’ArpaFvg, il consumo di suolo è cresciuto poco più dell’1 per cento e, dice l’Istat, la popolazione è diminuita dello 1,5 per cento. Ecco, quindi lo “scollamento” che unito a una crescita delle emissioni di gas in atmosfera hanno accelerato i processi dell’innegabile cambiamento climatico che, unito alla forte urbanizzazione, nuove infrastrutture e edificazione, portano ad emergenze ambientali non più rinviabili. In questo modo – ed è qui il dato che deve preoccupare di più – si allontanano a Nordest gli obbiettivi della cosiddetta Agenda 2030 per uno sviluppo sostenibile che si pone come traguardo, fra le altre cose, che il consumo di suolo non superi la crescita demografica. In Italia la media di consumo di suolo al 2023 era di 359 metri quadrati per abitante; in Veneto siamo a 448 e in Friuli Venezia Giulia ben a 525. Questo dato regionale, in un territorio altamente fragile in ogni sua parte (lo abbiamo visto con le continue frane in montagna e con le difficoltà sulla costa e nella Bassa friulana) deve necessariamente fare aprire una serie riflessione alla classe politica che amministra i territori, Regione in testa. Purtroppo, come diceva Ennio Flaiano, in Italia si preferisce l’inaugurazione alla ristrutturazione. Così, l’uso del territorio contiene, oggi, un forte elemento di differenza con il passato: ossia un uso fortemente legato al suo valore. Non più, quindi, una crescita lineare, ma di vero e proprio sfruttamento intenso spesso in barba alla tutela dello stesso. Oltre 5.679 aree produttive industriali in Veneto su una superficie totale di 41.295 ettari, pari al 18 per cento della superficie consumata e urbanizzata (dati della Fondazione Nordest); dati poco discostanti in Friuli Venezia Giulia. Una realtà che è rappresentata da ciò che è stata la “locomotiva Nordest”, oggi fortemente in crisi dove il modello produco-vendo-consumo era associato all’assioma costruisco-produco-vendo. Oggi siamo di fronte a scelte che difficilmente ammettono margini di errore. Il substrato dei 97mila capannoni industriali costruiti dei quali oltre il 10 per cento inutilizzati e abbandonati inducono a una riflessione. La fragilità del territorio, minato dagli agenti atmosferici di portata via via sempre più forte ed imprevedibile, sottolineano come siano stati sprecati risorse economiche e, soprattutto, naturali: dalla immagine di “essere” che produceva ricchezza si sta passando all’”essere” di un impoverimento ambientale. Il territorio, il paesaggio, il suolo hanno un valore che definisce la identità della comunità, comunità che deve interrogarsi sul suo essere domani. Sono pertanto importantissimi i progetti legati Cartografia e Geologia Italiana (Carg) che in regione Friuli Venezia Giulia deve trovare rinnovato impulso, come una definizione di strategia regionale per lo sviluppo sostenibile con un Piano Clima definito anche dal progetto MountResilience finanziato dal programma europeo Horizon. Bene, quindi, da parte della Regione proseguire sulla strada degli Stati generali dello sviluppo sostenibile Alto Adriatico e del centro Europa del 2023 tenutosi a Trieste. Ma sono oltremodo necessari interventi e progetti sulla difesa del suolo, quello dei fiumi in primis (sì pensi solo al Tagliamento con l’urgente necessità di opere idrauliche o il dissennato intervento milionario sul Lussari per creare un bacino idrico per innevamento artificiale a basse quote) così come per le emissioni di agenti inquinanti in atmosfera. Una piccola regione come il Friuli Venezia Giulia ha tutte le potenzialità di mettere in pratica quei parametri tanto cari a uno dei massimo difensori dell’ambiente che fu Alexander Langer, coniugando nuovo sviluppo a cura e protezione dell’ambiente. E’ questo uno dei principali, se non il principale, impegno della nostra classe politica che siede a Trieste.
Mauro Capozzella ex consigliere regionale e coordinatore provinciale (Pn) M5S