Ambiente: Nuovi impianti Siot vertice a Udine con sindaci e portatori interesse. Documento di Legambiente

“Resterà sempre massima l’attenzione che la Regione dedicherà alla sostenibilità ambientale e alla tutela del nostro territorio, in particolare quello montano, sul quale abbiamo investito decine di milioni di euro affinché le nostre montagne tornino a vivere e a essere valorizzate dalla nostra gente”. Lo ha detto l’assessore regionale per la Difesa dell’ambiente Fabio Scoccimarro nel corso dell’incontro svoltosi oggi a Udine per discutere sulla realizzazione dei quattro impianti che la Società italiana per l’oleodotto Transalpino (Siot) è intenzionata a realizzare in altrettante località del Friuli Venezia Giulia. Alla presenza dei vari portatori di interesse tra cui i sindaci delle località in cui la società ha previsto la localizzazione delle strutture, l’esponente dell’Esecutivo regionale ha voluto rassicurare i primi cittadini sul fatto che l’Amministrazione ha da sempre cercato un dialogo con i Comuni per ascoltare le loro esigenze e valutare assieme ogni singola istanza.
“L’incontro di oggi – ha detto Scoccimarro – è stato organizzato perché sin dal primo giorno del mio insediamento ho ritenuto fondamentale il confronto con il territorio e i loro rappresentanti, in primis ovviamente i sindaci. Inoltre il vertice è stato anche l’occasione per dare seguito istituzionale ad un’altra richiesta di confronto che è emersa dal Consiglio regionale attraverso la stesura e l’approvazione di un apposito ordine del giorno su questo argomento. Non va poi dimenticato che, fino ad oggi, sono state molteplici le occasioni di confronto sia di tipo tecnico tra gli uffici della Regione e quelli della società sia a carattere più prettamente politico; tutto questo è avvenuto perché vogliamo dare massima attenzione alla sostenibilità ambientale e alla tutela del nostro territorio”.
“I progetti di cogenerazione che la Siot intende costruire – ha aggiunto ancora Scoccimarro – sono stati tutti vagliati con la massima attenzione dagli uffici regionali, in base alle norme nazionali vigenti. Sul fronte tecnico, ho chiesto che la valutazione venga compiuta analizzando i dati con il massimo rigore. A ciò si aggiungerà il mio personale impegno a garantire la tutela dell’ambiente e del nostro territorio così come è successo per l’approvazione – primi in Italia – della legge sulle grandi derivazioni idroelettriche che portano di nuovo in pancia alla regione importanti risorse naturali ed economiche”.
“Su Trieste – ha concluso l’assessore regionale – da tempo siamo attenti agli impatti della Siot sul territorio, in particolare con Arpa Fvg per quanto concerne anche e soprattutto gli odori molesti segnalati dai cittadini. Proseguirà quindi anche in questo caso il nostro ruolo di garante del territorio e dell’ambiente”.
In virtù della disponibilità espressa da Siot nel voler condividere parte del calore in eccesso prodotto dagli impianti a favore delle comunità, l’impegno della Regione, scrive l’agenzia di stampa della giunta regionale,  è stato quello di continuare il confronto per tutelare e migliorare il territorio. L’incontro si è concluso con la necessità di un ulteriore confronto tecnico tra Siot, l’Agenzia per l’energia (Ape) e Regione durante il quale verificare assieme tutti i dati tecnici a disposizione delle parti al fine di fornire alle componenti politiche gli strumenti per un ulteriore confronto sul tema. Insomma una sorta di tregua.

Intanto fra le posizioni contrarie oltre a quelle dei comitati che già ieri, annunciando la loro partecipazione al tavolo e un presidio antistante il Palazzo della Regione, avevano ribadito la loro ferma opposizione a queste opere definite: inutili, dannose, inquinanti e speculatorie, ci sono ulteriori valutazioni di Legambiente che parla di crescente preoccupazione per quello che oramai, scrive Legambiente, può ben definirsi il “Caso SIOT”. “La domanda di approvazione presentata alla regione per i 4 nuovi impianti di generazione di elettricità per alimentare le pompe dell’oleodotto transalpino non finisce di destare clamore, scrive Legambiente. Infatti si dimostra sempre più improponibile mano a mano che il tempo passa e si approfondiscono i vari aspetti del progetto stesso. Come noto il progetto nel suo insieme riguarda le 4 stazioni di pompaggio di San Dorligo, Reana, Somplago e Paluzza-Cercivento ed è dichiarato nelle relazioni tecniche come “efficientamento energetico basato sulla Cogenerazione ad Alto rendimento”. Però prende sempre più corpo la convinzione che non c’è efficientamento energetico, per lo meno se guardato dal lato delle emissioni. Infatti anche se, come afferma SIOT, ci fosse una riduzione dell’energia complessiva, che non risulta affatto né dai calcoli dell’Agenzia per l’Energia dell’FVG né da altri calcoli indipendenti, questa dovrebbe essere paragonata alla componente di fonti rinnovabili della rete elettrica nazionale (38% nel 2020, in aumento), a fronte del 100% di metano con i nuovi progetti. SIOT, per contro, non spiega in nessun modo come otterrebbe questo efficientamento. E non c’è neppure Cogenerazione ad Alto Rendimento, sempre secondo APE, che darebbe diritto a ricevere contributi pubblici sotto forma di Certificati Bianchi. Milioni di Euro all’anno a carico, ovviamente, dei cittadini. Di nuovo c’è che ora anche l’Università di Udine ha fornito una sua relazione al Movimento per la Difesa del Cittadino che conferma in linea di massima i risultati della relazione di APE e i timori di Legambiente. Ulteriore conferma proviene dal Prof. Mario Grassi di UNITS che ha fornito una dettagliatissima ed autorevole relazione a Legambiente. Da notare che queste 4 relazioni più quella di APE sono state redatte in modo completamente autonomo, indipendente e separato. Le motivazioni che dimostrano che questo progetto è semplicemente improponibile sono solide, documentate, provenienti dalla stessa Agenzia regionale preposta, oltre che validate da altri calcoli indipendenti, che, come detto, ne confermano la validità. Gli aspetti ambientali e l’impatto sulla transizione energetica. Sicuramente nelle norma (CO, NOx,…), ma non vengono considerati gli effetti cumulativi in situazioni meteo particolari quali giornate invernali con forte inversione termica o nel caso del rumore, la vicinanza alle abitazioni. Una idea pur grossolana dell’impatto ambientale, dato il consumo aggiuntivo di gas naturale stimabile dai dati dei progetti delle 4 stazioni e dalla relazione dell’APE, secondo le statistiche di ARERA, corrisponde al consumo domestico ed alle emissioni inquinanti e di gas climalteranti di circa 40.000 famiglie di 4 persone o più. Trattasi di 56 Mmc/anno aggiuntivi di gas metano che verrebbero consumati esclusivamente in Friuli-VG quantità corrispondente al 6,36% dei consumi regionali del settore civile (famiglie, servizi e PMI). In altri termini ancora, se consideriamo l’obiettivo che la Regione Aut. F-VG si è impegnata a raggiungere di decarbonizzare tutta l’energia fossile che oggi si consuma in F-VG entro il 2045 (v. ad es. DdL RAF-VG n. 163 “FVGreen” art. 1, c.2), l’apporto aggiuntivo di 56Mmc/anno di energia fossile da metano da sostituire con energie rinnovabili, comporterebbe la necessità concreta di installare in Regione tra 180 e 220 MWp fotovoltaici su una superficie compresa tra 140 e 177 ha; tale impegno di superfici e potenze aggiuntive annullerebbe, in pratica, lo sforzo fatto dai cittadini regionali, installatori di impianti fotovoltaici sui tetti, per un periodo stimabile tra 5,6 e 7,2 anni! Come dire che la completa decarbonizzazione della Regione F-VG verrebbe ritardata di analoga durata per colpa di SIOT. Chi paga per tale grave ritardo? Il procedimento di autorizzazione A fronte di tutto ciò, appare quanto meno singolare che: – siano stati già autorizzati dalla Regione i progetti di 3 stazioni a fronte di Relazioni Tecniche incomplete e prive di qualunque dato o calcolo che dimostrino o per lo meno permettano di verificare che si tratta realmente di “efficientamento energetico basato sulla Cogenerazione ad Alto Rendimento” come dichiarato da SIOT TAL – la Regione non abbia coinvolto la sua stessa agenzia durante il procedimento di valutazione dei progetti o quanto meno non abbia, dopo le prime contestazioni, chiesto i dati a SIOT e fatto fare una verifica ad un ente terzo. Conclusione Legambiente chiede che la Regione richieda a SIOT dati e calcoli solidi, completi e chiari che dimostrino il miglioramento energetico del lavoro di trasmissione del greggio all’interno dell’oleodotto e la natura veramente “cogenerativa ad alto rendimento” del processo che si vuole instaurare, in modo da poterli visionare, unitamente agli aspetti ambientali e strategici (transizione energetica) e poter presentare le deduzioni finali a valle di questa analisi.