Anche i giudici della Corte D’Appello di Roma non convalidano il trattenimento dei migranti in Albania. Domani tornano in Italia

I giudici della Corte di Appello di Roma hanno deciso di non convalidare i trattenimenti dei 43 migranti rinchiusi nei centri costruiti dall’Italia in Albania e di rinviare gli atti alla Corte di giustizia europea. I migranti devono dunque essere liberati e saranno riportati domani alle 12 in Italia su mezzi della guardia costiera. Insomma le toghe rosse, dirà Giorgia Meloni, colpiscono ancora. Ma in realtà la legge non può essere piegata ai desiderata governativi.   Sbagliare è umano perseverare è diabolico insistere ancora è azione perniciosa inqualificabile. Insomma il terzo no all’esperimento del governo Meloni che, nonostante due precedenti dinieghi, una sentenza della Cassazione che affidava ai ministri il compito di stilare la lista dei paesi sicuri ma anche ai giudici di verificarne la validità rispetto ai migranti e i rinvii pregiudiziali pendenti davanti alla Corte di giustizia europea, aveva deciso di forzare la mano. Muovendo un’altra volta, la terza, il pattugliatore della Marina militare da Lampedusa alle coste albanesi carico di un gruppetto di migranti con i costi relativi per le casse dello Stato
Nel centro di Gjader, dei 49 migranti arrivati martedì scorso, ne erano rimasti 43, dopo che sei di loro erano stati ritrasferiti in Italia perché minorenni o vulnerabili e quindi non sottoponibili alla procedura accelerata di frontiera. I magistrati hanno infatti sospeso il giudizio sulla convalida del trattenimento rimettendo tutto nelle mani della Corte di giustizia europea. Ma la sostanza non è cambiata: i richiedenti asilo sono stati liberati. Nello stesso tempo, i giudici hanno chiesto alla Corte di Lussemburgo chiarimenti sulla compatibilità, definita “dubbia”, del decreto del governo con le norme europee. Il 25 febbraio è attesa la pronuncia su questa materia da parte dell’organismo Ue.
I giudici però hanno deciso ancora di annullare il fermo disposto dal questore, di sospendere il giudizio, rinviare la questione di nuovo all’Europa e liberare dunque i migranti.
“Il giudizio – si legge nel provvedimento firmato dai magistrati – va sospeso nelle more della decisione della Corte di Giustizia. Poiché per effetto della sospensione è impossibile osservare il termine di quarantotto ore previsto per la convalida, deve necessariamente essere disposta la liberazione del trattenuto, così come ha ripetutamente affermato la Corte Costituzionale in casi analoghi”.