Anche il Fvg ha la sua “nipote di Mubarak”. Bini e Scoccimarro “assolti” da Fedriga & C. Fascismo e conflitto d’interessi non sono un problema
Davvero surreale la seduta odierna del Consiglio regionale Fvg. Prima la “commemorazione” della figura di Silvio Berlusconi e le polemiche contro il consigliere di Open Fvg Furio Honsell che, pur rispettando il minuto di silenzio, non si è alzato in piedi e che per questo è stato investito da ogni genere di invettive e minacce tanto da costringere il presidente dell’aula a sospendere la seduta. “Siamo in un luogo della politica, non a un funerale di Stato, e l’unico strumento che avevo per manifestare il mio dissenso dal celebrare la figura di Berlusconi era quello di restare seduto” così ha spiegato il suo gesto Honsell. Una scelta solitaria che però gli fa onore per il fatto che ha rotto quella cappa di ipocrisia che si respira in Italia dal giorno della dipartita del fu cavaliere che continua ad essere osannato come fosse in attesa di beatificazione. Ma l’ordine del giorno odierno non comprendeva solo “l’inchino” a Berlusconi ma anche due mozioni di censura presentate dall’opposizione. La prima nei confronti dell’assessore regionale Fabio Scoccimarro a seguito dei fatti avvenuti a Trieste, lo scorso 19 maggio, in occasione della commemorazione di Almerigo Grilz. In quell’occasione alla quale era presente Scoccimarro diversi partecipanti esibirono il saluto romano senza che poi l’assessore si smarcasse in alcun modo da quel lugubre gesto. Laconico il commento del consigliere regionale Roberto Cosolini (Pd) che della mozione era primo firmatario: “Oggi il Consiglio regionale ha perso l’occasione per smarcarsi da un episodio che ha visto partecipe l’assessore Scoccimarro e che ha segnato una brutta pagina, visti i contenuti e i gesti chiaramente neofascisti del raduno in via Paduina (dove in passato aveva sede il Fronte della Gioventù ndr). Da episodi del genere ci si aspetterebbe non solo una presa di distanza, ma anche un’auspicabile azione di contrasto. Il Centrodestra, dalla Giunta al Consiglio regionale, non ha ritenuto di dissociarsi chiaramente”. “Il tentativo di alcuni consiglieri di Centrodestra – rimarca Cosolini – di liquidare la questione affermando che siamo nel 2023 e il fascismo non esiste più, è sbagliato. Dove assistiamo ad atteggiamenti lontani dalla cultura liberale, assistiamo all’insinuazione di germi, quali l’antisemitismo, l’intolleranza per i diversi, di un possibile ritorno del fascismo e su questo non ci possono essere vie di mezzo”. Ma se il voto di “assoluzione” della destra a Scoccimarro era più che scontato dato che più di qualcuno nella maggioranza Fvg agli ambienti post fascisti regge il moccolo, ancora più surreale il dibattito sulla vicenda della censura all’assessore Sergio Emidio Bini che di ideologico non aveva nulla. Opposizione all’attacco e partiti di maggioranza, presidente Fedriga in testa, a fare quadrato intorno all’assessore al quale, è stato detto, nulla può essere imputato. Tutto come prevedibile. Perché se da un lato è vero che le operazioni immobiliari attuate dal Bini sono state legittime sul piano legale, non così era sull’opportunità di fare affari da assessore alle infrastrutture con una partecipata della Regione. Ma sono “sensibilità” che non è detto che si abbiano, anzi è spesso sulla spregiudicatezza che si basano certe attività imprenditoriali. Cogliere l’occasione dell’affare fiutandolo non è reato, semmai si dovrebbe discutere sulle prassi che consentono che certe operazioni vadano a buon fine attraverso passaggi diretti. Del resto la questione è sempre quella annosa che attanaglia da decenni la politica italiana. Il conflitto di interessi di cui campione assoluto è stato quel Silvio Berlusconi che è stato commemorato nella stessa seduta odierna. Sia chiaro, va da sé che Bini con Berlusconi ha in comune solo la lettera B del nome, ma lui, che il berlusconismo l’ha certamente idealmente abbracciato nei metodi delle sue attività imprenditoriali è di fatto il “B” della maggioranza regionale. Così oggi la mozione di censura nei suoi confronti non è passata dopo taluni imbarazzanti interventi di esponenti dei gruppi di maggioranza che hanno sfoderato il peggio e secondo l’assioma che la migliore difesa è l’attacco, hanno cercato di intorbidire le acque riversando accuse (che non riportiamo per evitare di dare spazio al fango) in particolare contro Massimo Morettuzzo reo di aver presentato la mozione di lesa maestà. Il metodo è ben noto, si cerca di portare il dibattito fuori dal seminato. Poi l’epilogo esattamente come fece il centrodestra ai tempi di Ruby Rubacuori di berlusconiana memoria quando al Parlamento votarono che quella giovane avvenente fosse la nipote di Hosni Mubarak l’allora capo di Stato egiziano, mentendo sapendo di mentire. Così oggi la maggioranza regionale ha confermato la fiducia a quell’assessore incoronandolo legale principe locale dei conflitti d’interesse. Del resto basta correre sull’orlo del burrone dell’illegalità senza scivolarci dentro per rimanere incensurati, ma morale ed etica sono altra cosa…..
Fabio Folisi