Anno accademico UniUd, Massimo Moretuzzo: «Università, bene comune da tutelare che ha bisogno di investimenti seri.»
«Ho partecipato all’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università di Udine, ascoltando con interesse gli interventi del rettore Pinton e del professor Giovannini, incentrati sugli obiettivi raggiunti dalla nostra università e su quelli ancora più ambiziosi raggiungibili grazie all’alta formazione e alla ricerca per coniugare lo sviluppo sostenibile e le politiche ambientali – afferma Massimo Moretuzzo, capogruppo del Patto per l’Autonomia e candidato alla Presidenza della Regione, a margine della cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico 2022-2023 dell’ateneo friulano –. La strada è quella giusta, molto rimane da fare però perché i nostri atenei, nell’esercizio della loro autonomia, possano esprimere tutto il loro potenziale. Tante ancora le mancanze, soprattutto da parte dello Stato che non investe in un settore essenziale per il nostro futuro (l’Italia con una spesa intorno al 4% si posiziona in fondo alla classifica UE) quando ormai da anni è noto che la percentuale di spesa in istruzione e ricerca è un moltiplicatore formidabile non solo del PIL ma di tutti gli indicatori. La stessa Ministra Bernini da un lato porta in dote alla campagna elettorale di Fontanini una manciata di posti in più nell’accesso a medicina, dall’altro reintroduce, per esempio, lo strumento degli assegni di ricerca, già abolito dal governo Draghi su richiesta pressante dei precari della ricerca».
«Abbiamo bisogno come il pane di nuove professionalità e investire a tutti i livelli, in formazione è una esigenza irrinunciabile. Gli effetti però si producono nel medio periodo, mentre la politica vive di emergenze e propaganda quotidiana – continua Moretuzzo –. Ci auguriamo che i rappresentanti della Giunta regionale abbiano ascoltato con attenzione la lectio magistralis del professor Giovannini: non è più tempo di tergiversare e sprecare risorse pubbliche in opere che vanno in direzione contraria allo sviluppo sostenibile: consumo di suolo, nuove industrie inquietanti, sprechi di acqua non possono più essere tollerati. Ci auguriamo che lo abbiano ascoltato anche alcuni industriali e rappresentanti delle categorie economiche ancorati a un modello di sviluppo ottocentesco che ha fatto ormai il suo corso».
«Il Friuli-Venezia Giulia ha bisogno di cambiare direzione e di farlo subito nelle sue politiche pubbliche come in quelle private, assumendo come volano di crescita la salvaguardia del suo ambiente – conclude Moretuzzo –. Partire dalla qualità della ricerca e dalle persone che qui si sono formate e si stanno formando è un passo indispensabile, un’occasione che non possiamo permetterci di perdere in cambio di qualche mancia elettoralistica di corto respiro».